"Appigliata a mani di uncino" è la seconda pubblicazione che Carlo Murzi, il poeta di Portoferraio, fa con la Casa Editrice Persephone a distanza di due anni. Infatti nel dicembre 2012 usciva “Di mare, di luna e di sabbia”, una raccolta di numerose poesie che abbracciava, a sua volta, un arco temporale importante nella vita dell’Artista. In quella prima e significativa edi-zione, precedentemente Carlo aveva già pubblicato alcuni dei suoi lavori, ma mai raccolti, come in questo caso, in un tutto organico, organizzato anche crono- logicamente, egli ci svelava “il mito” del suo viaggio nella notte dell’anima, del suo percorso di iniziazione, della sua scesa sofferta e consapevole nelle caverne dell’Inconscio Collettivo, gli stessi Inferi dove la Dea sumerica Inanna si reca. Ella, ad ogni gradino, deve abbandonare simbolicamente ‘pezzi’ di riferimenti cul-turali e sociali del rango a cui appartiene e di quell’e-gocentrismo o importanza personale che tanto ci diamo al giorno d’oggi, fino ad arrivare, nuda, davanti al trono della sorella Hereshkigal, regina di quel Gran Luogo inferiore e a morire lei stessa. Carlo ci mostra, altresì, la risalita, cosa succede dopo quella morte sim-bolica, e le buone cose che si è portato dietro e che possono essere utili all’Umanità. Per questo è Vate, canta ciò che ha visto e udito e lo dona agli altri. Ci dice che c’è la possibilità di raggiungere nuove visioni, di valutare nuove prospettive.
In questo nuovo lavoro, invece, il poeta più maturo e più sicuro di sé, si permette di riflettere a tutto tondo su temi importanti del nostro essere ‘uomini’ e sul pro-fondo significato e senso della vita in genere. Celebra la Natura, si inoltra nella filosofia, in vie già tracciate da ricercatori spirituali che lo hanno preceduto, il tutto sempre riformulato, come sa fare l’arte, sempre con nuove parole, con nuove immagini, perché la realtà non si cristallizzi”. (Angela Galli, dalla postfazione).
Cecilia Pacini scrive nell’introduzione al libro di Carlo:
“Pratico, verace, attaccato alla terra, diretto. L’imma-gine di Carlo Murzi ha una duplice sfaccettatura. Mo-derno poeta, raffinato conoscitore, attento osservatore, sensibile, empatico, gentile.
“… Quer Dio che gli avea dato la sfortuna di nasce osì, ma anche la fortuna di vivecci … A pensalla! A vorte mi vien che niente arrivi a caso …”
In un groviglio di emozioni, in un’attenta ricerca di percezioni, in un passaggio continuo tra la quiete delle sue letture e la lotta per la vita quotidiana, nasce un poeta attento, rinasce, dopo anni di maturazione, un uomo dalle scelte decise di vita e di amicizie:
“… Sento il mio cuore che pulsa, sento che ancora sono vivo …”
Sembra che Carlo, questa volta, per i temi affrontati, si avventuri a lasciare l’Elba. In effetti non è possibile. Chi mette in dubbio la peculiarità della nostra insu-larità, chi sottovaluta le caratteristiche distintive degli abitanti di un arcipelago, qual è il nostro, quello tos-cano, è bene che si confronti con le poesie di Carlo. Nonostante le sue non siano, questa volta, dedicate solo all’isola, ma spazino su temi della nostra società e amplino la sua visione compassionevole verso uomini, natura e animali, l’isola è sempre presente, la sabbia del tempo non è la sabbia della clessidra, ma delle no- stre spiagge.
“… Profumo di vento che parte dal mare, rimbalza da stelle, accarezza le fronde degli alberi, si spande sui monti …”
In lotta con tutto e contro tutti, spesso Carlo nella vita si appassiona, si accalora, può essere frainteso per il tono burbero che nasconde un animo troppo sensibile.
“… Estasiato dalla giungla e dalla semplicità. … Dalla vera libertà, libero dalle opinioni altrui come dalle proprie. Non più voci bisbiglianti; nessuno deve giudicare perché … è il volerlo fare che ci sconfigge …”
La sensibilità che dimostra per chi soffre, soggetti privilegiati delle osservazioni in questo libro, riceve conferma nei suoi versi come nel suo mestiere. Ha davvero, nella vita reale, un rapporto diretto con gli animali, lui, veterinario professionista d’altri tempi, che affronta caso per caso con la stessa decisione e empatia, senza lustri e senza orpelli, senza sconti e con coscienza.
Versatile, sportivo, musicista, riesce a mantenere una fierezza dei sensi che lo scuote, mantiene una confer-ma della sua potenza, della sua modernità. Il suo cor-po vivo, allenato, e l’animo purificato dalla riflessione, lo tengono allerta, sempre attento a ogni sfumatura, od ogni vibrazione, avvicinandolo e al tempo stesso allon-tanandolo dagli altri, per rifugiarsi, nei silenzi della notte, nella poesia, suo nuovo e antico amore”.