Alla sala Telemaco Signorini a Portoferraio è in atto la mostra del pittore bavarese Fritz Hagl, scomparso nel 2002, che visse per parecchi decenni nella sua amata Elba. La mostra terminerà il giorno 19 luglio. Di seguito un ricordo del pittore Luciano Regoli, che fu amico di Hagl.
FRITZ HAGL
A vederlo all’improvviso nella savana intorno alla sua casa, che aveva costruito con le sue mani tra i monti di Capoliveri, avresti pensato di essere davanti ad un Dio Vichingo. L’uomo incuteva timore. Anzi, direi rispetto e riverenza, come se si fosse alla presenza di un antico Sadhu.
Silenzioso ed ermetico come i suoi dipinti, Fritz appariva ai miei occhi di giovane pittore come un fratello maggiore, che aveva compreso molto prima di me, e più in profondità, il mistero delle cose, e il significato di saper vivere nella Natura.
Era stato ed era ancora fondamentalmente un Hippie ante litteram, essendo nato nel 1928, ma di quella filosofia, accantonando tutta la paccottiglia New-Age, aveva saputo spremere il meglio ed era andato diretto all’obiettivo: libertà, natura e silenzio.
Il pittore trasmetteva nelle sue tele tutta la potenza di un universo che ci è totalmente incomprensibile, ma che lui cercava di organizzare, e disperatamente di avvicinare, tramite quella fitta trama di segni, che divenivano una terapia per la sua anima, fondamentalmente irrequieta e piena di risorse per comunicare con il mistero della natura.
Ci stimavamo io e Fritz, ma nonostante tutto, da esseri solitari, non avemmo mai il coraggio di comunicarci profondamente le nostre esperienze pittoriche, né di avvicinarci l’uno all’altro più di troppo. È il senso della misura dell’uomo intelligente. E così era Fritz, un uomo sensibile e intelligente, un artista con un bagaglio figurativo messo a punto in gioventù, che tanto gli giovò in maturità per affrontare i suoi labirinti, quelle sue città/formicaio viste dall’alto, o la trama del suo inconscio, che non ebbe mai paura di affrontare.
Oggi questi uomini ci mancano molto, poiché ci mancano i punti di riferimento, che facilitano la comprensione della vita agli altri, che sono continuamente nel buio.
Lessi poco tempo fa questa epigrafe: “L’alto destino di un artista è ansia spirituale e lezione di moralità”, cosa che si addice perfettamente ad una roccia come FRITZ HAGL.
Luciano Regoli