Parola di Francesco Forlani, per quanto a farne le spese sia stata la vicina Isola del Giglio. L’autore pungente del Manifesto del comunista dandy (Miraggi), ha concluso la seconda giornata di ElbaBook, il primo festival isolano dell’editoria indipendente, ieri sera, sulla Terrazza del Barcocaio issata nel buio, confermando l’irriverente acutezza che lo contraddistingue: «La più bella delle metafore attribuibili all’Elba, nella sua dimensione utopica, è l’Isola che non c’è o quella irraggiungibile del tesoro. E nella storia politica riecheggia ancora per il suo grande Esule, argomento qui molto sentito e reso letterario. Far confluire i libri su un’isola significa proteggerli, abitarli in modo totale e non di passaggio come il resto delle città del mondo». Talmente che nel Dizionario affettivo della lingua italiana (di B. Bianchi e Vasi, Fandango 2008) è stato proprio Forlani ha depositare la definizione di ISOLA, la più breve in assoluto, perché la solitudine su un’isola, ovvero l’isolitudine, non è mai assoluta. «Non bisogna pensarla come una fiera del libro – ha proseguito l’intellettuale stravagante – ma come una grande chance poter ripartire da qui e riuscire a fare arcipelago, cioè una letteratura più diffusa».
L’edizione zero del Festival ha letteralmente rianimato la piccola Rio nell’Elba che non contava tanti turisti da anni; ma ciò che è stato apprezzato di più da chi lo vive il borgo, è il coinvolgimento delle persone lungo i vicoli, amplificato dallo stile impeccabile degli Amato Jazz Trio e dalle luci viola sparate sulla facciata del duomo. Inoltre la manifestazione ha visto protagoniste alcune delle realtà più fervide e inusuali dell’editoria italiana, come 42 linee, giovane collettivo che ha sede a Roma, ma che raccoglie idee da tutta Italia. L’ultimo numero di “Effe”, rivista di scouting autoriale, per mezzo di un concorso ha indagato la narrativa femminile «senza richiuderla sotto un cappello di genere, ma solo con l’intento di scoprire cosa bolle in testa a scrittrici come la grande Carla Vasio, testimonial nonché prefatrice della pubblicazione», ha illustrato la curatrice ventenne Carlotta Colarieti. Attivo dal 2012, il collettivo editoriale conta tra le fila anche Dario De Cristofaro e Ivo Riccio, elbani doc che si sono spostati professionalmente nella Capitale, ma mai voltando le spalle a casa loro, dove ritornano con le loro conquiste in carta stampata.
Tra le sue graphic novel l’editore Tunué ha proposto una mascotte per la manifestazione, il burbero Virgil, da La memoria dell’acqua di Reynès e Vernay. Il guardiano del faro dagli occhi di ghiaccio si scioglie di fronte alla tenerezza di una bimba e riesce così a salvare la sua isola da una tempesta maledetta. Il cuore pulsante del giovedì, intorno alle 19, è stata l’attesa tavola rotonda Digitale vs Cartaceo, insieme a esperti d’eccezione, quali Daniele Manca, direttore del Corriere della Sera, il blogger Alberto Forni, Giulia Iannuzzi dell’Università di Trieste e Roberto Caso dell’Università di Trento. Ha moderato Giorgio Rizzoni, responsabile del progetto ComunEbook, che a fini didattici coinvolge gli allievi del Liceo Scientifico “Roiti” di Ferrara per acquisire i rudimenti dell’editoria 2.0. Forni, paradossalmente, ha dichiarato: «Il self-publishing è uno strumento potente ora utilizzato in maniera limitata e, sebbene si contesti il livello di quello che propone, i titoli emersi anche oltreoceano sono di qualità – e ha concluso – Il confine tra cartaceo e digitale è assai labile, se consideriamo lo spessore di Cinquanta sfumature di grigio. Il problema è una promozione utile ai contenuti, alla sostanza». Le bollicine e gli assaggi dei prodotti locali hanno coronato la conclusione, con un aperitivo al tramonto offerto da AIS e Consorzio vini DOC, Birra dell’Elba, Elba Magna e Slow Food.