“Ultimo Banco”, edito da Il Foglio di Piombino, è il titolo del primo romanzo dell’insegnante e giornalista elbana Elena Maestrini. Se la scelta del titolo è un indizio che fa intravedere parte della storia, è necessario leggerlo tutto per comprenderne in pieno il significato.
Melissa è alta e, inevitabilmente, in classe viene messa nell’ultimo banco. Lei ci sta malvolentieri, fa fatica a sentire le parole, cerca di seguire il labiale dell’insegnante e poi è un po’ miope.
La sua mente però non è miope, anzi riesce persino a vedere per via gli eroi greci e romani e Filippo il suo professore è l’unico che la comprende, tanto che organizza una lezione sugli argonauti sulla spiaggia delle Ghiaie.
L’autore attraverso i ricordi dei due protagonisti, ricostruisce la loro vita familiare e scolastica sin da bambini. E per uno strano caso del destino entrambi frequenteranno controvoglia, lui prima e lei dopo, l’istituto tecnico commerciale e finiranno per iscriversi alla Facoltà di lettere.
E’ vero dall’ultimo banco si osserva tutto, “ si capiscono molte cose”, all’ultimo banco si siedono gli alunni più alti, ma l’ultimo banco è anche la prospettiva di chi guarda il mondo in un modo diverso da chi sta nel mezzo della classe e da chi, nella società,si adatta al pensiero comune.
Filippo, prima studente e poi insegnante, è un idealista convinto, Melissa la bambina che lo ebbe come professore ha avuto un’infanzia diversa dalle sue amiche che l’ha portata a rifiutare la morte di sua madre.
Nell’“Ultimo banco “ le vite di Filippo e Melissa sono raccontate in parallelo e i protagonisti, nonostante la differenza di età e di ambiente, hanno lo stesso sguardo: cercano di vedere il mito, il sogno e cercano di dare un significato alla loro vita, di far qualcosa per migliorare il mondo.
Saranno graffiati dalla vita, Melissa sin da piccola, Filippo durante i primi anni d’insegnamento, cercheranno entrambi di superare le ombre che si portano dentro passo dopo passo, scelta dopo scelta.
Le loro storie sono tratteggiate con un’ironia che non manca neppure nei passi più dolorosi (penso alla scena delle bambine al cimitero) e hanno per sfondo l’isola, un minuscolo punto nel mappamondo dove chi ci vive scruta un orizzonte diverso da quello di chi abita sulla terra ferma.
E poi… entrambi hanno frequentato ragioneria prima di iscriversi a lettere, scelta che sembra voler far riflettere sull’importanza della conoscenza e dell’introspezione rispetto alla materialità della società.
Non so se Elena Maestrini voleva fare arrivare questi messaggi, io “l’ho letto” così, in sole due sere in cui sono stata in buona compagnia dei due protagonisti.
E dopo? Chissà cosa sarà successo a Filippo, Caterina, Melissa, Fausto, Michela e agli altri.
Come succede sempre quando si legge un romanzo che ci appassiona, alla fine dispiace separarsi dai protagonisti, segno che il libro merita di essere letto e apprezzato.
Alessandra Palombo