Marcello d’Arco, torna ad esporre dopo una lunga parentesi (sala T.Signorini, da sabato 3 a domenica 11 settembre). Gli inconfondibili tratti dei colori preferiti (i blu oltremare, cobalto, verde) ma anche le terre, i rossi fanno da supporto al racconto sui “Forti” e accompagnano i soggetti “di mare” e i segreti della costa isolana. Un paesaggio vivo e quasi disposto a svelare i suoi segreti come suggerisce la tela dei due pini che spuntano sulle dune della piccola spiaggia incorniciata da squilli di celesti e di turchese. Ma soffermiamoci un momento di fronte al dipinto “IL SOGNO DEL GEOMETRA (utilizzato per l’invito della mostra).
Una testa emerge dall’acqua, sull’orizzonte. Il corpo è una approssimativa sagoma a braccia aperte, separata dalla testa, si sovrappone al mare. Forse il geometra non sa nuotare. Siamo forse alle Ghiaie, luogo mitico dell’infanzia di ogni portoferraiese. C’è dell’ironia nell’immaginare un geometra portoferraiese che non sa nuotare. Ma l’autore ci invita a riflettere. Sulla perdita di radici, identità. Un male che, in qualche misura, colpisce forse lui stesso, così come colpisce gli stessi suoi concittadini. In un’ isola d’Elba uniformata dall’offerta di servizi turistici, Portoferraio spicca comunque per la sua unicità. Una unicità, però, troppo spesso ignorata, ma raccontata. Sottovalutata. Dagli stessi portoferraiesi. Eppure solo i portoferraiesi possono raccontare il segreto fascino della loro città.
Si potrebbe pensare che, nel ritrarre Portoferraio, non c’è novità possibile. E che c’è spazio oramai solo per immagini oleografiche, cartolinesche. Marcello d’Arco- forte anche di una solida conoscenza della storia e dell’architettura della sua città ma anche sempre disposto d accettare la visione, l’incanto- è sempre andato oltre. Portoferraio serrata nei bastioni a picco sull’acqua. Città protetta, segreta. Città osservata da prospettive inusitate, vista dall’alto come astronave – ben prima che banali droni permettessero sguardi dall’alto- l’artista aveva saputo immaginare. I blocchi crollanti sono una prosecuzione, senza soluzione di continuità, di forme geometriche di colore: i colori del cielo e del mare confusi con il rosa e il giallo delle case di Portoferraio, con l’ocra e il mattone delle fortificazioni.
Non ripetizioni ma variazioni. Perché lo sguardo è sempre errabondo e cambia la luce con il trascorrere delle ore ed il mutare del clima. Città che è sempre anche città interiore, luogo del ricordo e del sogno.
Ecco, dunque, il SOGNO DEL GEOMETRA. Opera anomala nella produzione di Marcello d’Arco. Momento di passaggio. I colori del cielo e del mare sono qui presenti nella forma strutturale più semplice. Lo sguardo del geometra, misterioso, possiamo immaginare sia anche lo sguardo di Marcello d’ Arco che esplora un nuovo, diverso modo di esplorare il suo mondo. La mostra ci offre opere nelle quali si coglie l’inconfondibile nota mano dell’artista, le immagini della città tra i due mari, cristallina nella purezze delle forme, osservata attraverso una finestra dalle tipiche persiane.
Ma ci offre anche opere di una sofferta ripartenza, tentativi di nuove vie. Nello sguardo che osserva dall’alto la spiaggia del Forno, forme tondeggianti, serpeggianti, in luogo dei blocchi e dei geometrici spigoli vivi. La geometria portata all’estremo: barche di legno e barchette di carta, giocosamente giustapposte, formano una stella. Ma ora, al posto del chiarore, dell’azzurro e del turchese, stanno colori lividi. Cambia la vita dell’artista e cambiano i colori, ci si inoltra verso le ombre, i diversi toni del bruno, il rosso scuro, la notte. Fino alla monocromia del “Duomo”. Non sappiamo quando tornerà una luce più serena. Eppure ogni dipinto è sempre organizzato attorno ad un punto di irradiazione della luce. Portoferraio c’è ancora.