Con Anna Maria ed Ines abbiamo raccolto l'invito, pubblicato sui giornali, di Franco Cambi, archeologo elbano dell'Università di Siena, che da 4 anni con competenza e amore per l'isola, porta avanti una campagna di scavo nel grande prato tra il mare e casa Gasparri a San Giovanni, sotto la villa romana.
Ogni anno scopre cose interessanti e particolari, grazie anche al gruppo di suoi studenti dell'Università, che sotto il dolce sole di settembre scavano con arnesi da piccolo giardino, per non sciupare cosa possono trovare, in un quadrato che ha rivelato l'esistenza di una importante fattoria romana di epoca imperiale.
Come sempre, per partecipare, non ci vogliono particolari richieste e precauzioni, solo accogliere l'invito a visitare lo scavo, questa volta in occasione della notte bianca dei ricercatori.
Il cancello di casa Gasparri è aperto e tra gli ulivi si raggiunge l'area di lavoro, con gli occhi incantati dallo splendido panorama della rada di Portoferraio, con un mare calmissimo, un elegante veliero da crociera davanti alle Prade e quell'aura rosata che assume Portoferraio in lontananza...
Una meraviglia, anche se da elbana dovrei avere fatto l'abitudine agli straordinari scorci che la nostra isola ci offre continuamente.
La visita è ben organizzata: dopo una presentazione, che racconta la Portoferraio mitologica e ferrigna, Franco, o meglio il professor Franco Cambi ci spiega lo scavo e cosa significa.
Poi i ricercatori ci raccontano ognuno la propria esperienza.
Luca, un giovane francese dal nome italiano, ci spiega la storia della terra dello scavo, come e con quali strumenti prepara dei piccoli carotaggi del terreno, stretti e profondi, ci mostra il suo taccuino, arricchito da disegni precisi e ben fatti di ciò che ha trovato, pollini, batteri, semi, legno, ferro e residui dell'incendio che ha divorato e distrutto la fattoria lasciando una sottile striscia rossiccia sul terreno.
Poi è volta dell'archeologa subacquea che ci mostra il suo equipaggiamento e ci racconta di come di fronte alla fattoria, nella spiaggia che si inoltrava per almeno altri 25 metri nel mare, rispetto ad oggi, abbiano trovato resti di un lungo muro e un pontile, fatto con residui ferriferi e che nei secoli in acqua si è trasformato in una sorta di roccia.
In ultimo, un'altra giovane ricercatrice ci mostra gli ultimi reperti recuperati, in argilla e ceramica e come vengano puliti e conservati.
Un'ora di conversazioni intelligenti, di domande curiose, un piacevole modo di condividere e conoscere qualcosa di più della nostra storia e delle nostre straordinarie radici.
Ce la siamo goduta davvero, in barba agli assessori sempre assenti, ai soloni che sanno già tutto e non possono certo perdere un minuto per apprezzare e conoscere il lavoro di altri.
Eravamo in dieci......
E, come tante altre volte, ritornando indietro ci siamo domandate: per quanto tempo ancora questa nostra isola potrà continuare ad ignorare quel che succede non fuori di lei, ma dentro di lei, senza uno sguardo un po' più lungo, senza un progetto, senza una visione complessiva, ma solo attenta a gestire un quotidiano spicciolo o magari un cassetto da incasso...
Ricordate l'Ulisse di Dante? .." Fatti non foste a viver come bruti, ma per seguir virtute e conoscenza"....
Catalina Schezzini