Sabato 10 dicembre a Borgo San Dalmazzo - Cuneo - sarà inaugurata un'importante mostra dal titolo "Incontri...".
La presentazione curata dal critico Alessandro Capato:
“Incontrarsi, nel mondo dell’arte, significa scambiarsi idee e pareri sugli autori, sulle opere esposte, sull’allestimento scelto.
La mostra “INCONTRI...” vuole avvicinare i visitatori a tanti mondi diversi. La possibilità di poter ammirare opere di artisti che hanno fatto la storia del 900 o che ancora oggi continuano nella loro ricerca, vuole essere d’ispirazione e stimolo.
Se ci fermiamo ad analizzare le opere presenti, possiamo trovare delle analogie rilevanti tra Pinot Gallizio e Piero Simondo, amici/nemici nell’Italia degli anni 50.
La forza espressiva del tedesco Franz Hitzler, influenzato da Jorn e dal movimento Co.Br.A, ancora oggi trasmette un’energia metamorfica continua; così come la piastra Wifredo Lam,”Senza titolo”, 1975, 60x43x2 cm, terracotta refrattaria Sol LeWitt, “Senza titolo”, 1999, 44,5x47 cm, carte colorate sagomate su cartoncino Mattia Moreni, “Amleto in discoteca”, 1995, 60x43,5 cm, olio su tela in ceramica del 1975 di Wifredo Lam, con il suo mondo popolato di strane creature.
Colpisce la scultura in ceramica raffigurante un toro morente del 1947 di Agenore Fabbri, preludio all’arte dal forte impatto emotivo che caratterizzerà la sua produzione successiva.
L’influenza di Emilio Scanavino può essere ritrovata in due artisti: analogie ai suoi grovigli ed alle sue tramature si evidenziano nelle scritture cancellate di Anna Valla, mentre il tormento trasmesso dalle sue opere ha un parallelismo con il lavoro informale dell’albese Walter Accigliaro.
La gestualità di Gianni Bertini ed Emilio Vedova si rispecchia nel lavoro di Italo Bolano, artista elbano più che mai attivo ed ispirato, come anche nelle carte degli anni ‘60 di Silvio Rosso.
L’uso degli smalti, proprio delle opere di Gianni Dova, lo accomuna alla sperimentazione sviluppata da Silvio Rosso a partire dagli anni ‘70, in cui colore e tempo si fondono e si confondono.
La schematizzazione fondata sugli accesi cromatismi dell’opera di Sol LeWitt si contrappone all’arte analitica di Giorgio Griffa, composta da segni minimali e rarefatti.
Spicca ironica la figura ritratta da Mattia Moreni, artista che già negli anni ‘90 aveva rappresentato la depersonalizzazione dell’io in un mondo digitalizzato.
Lo studio dei materiali che ha caratterizzato tutta la produzione di Aldo Mondino si affianca armoniosamente alle opere di Corrado Ambrogio, artista che trasforma oggetti d’uso comune in poesia pura, utilizzando le materie più svariate. L’arte sperimentale di Mondino ci riporta al trittico del 1993 di Piero Simondo eseguito con la tecnica delle nitrocolle.
Incontro è anche scontro, con se stessi ed anche con il mondo, per questo se dovessi scegliere un’ immagine rappresentativa di questa mostra organizzata dall’Art Gallery La Luna di Borgo San Dalmazzo, opterei per “I palloncini”di Aldo Mondino; che dall’alto sorvolano i luoghi da cui gli artisti sono stati ispirati o con cui si sono ‘scontrati’, lasciando così un segno tangibile di sé.
Scriveva Oscar Wilde: “Ciò che l’arte tenta di distruggere è la monotonia del tempo, la schiavitù della moda, la tirannia delle abitudini e l’abbassamento dell’uomo al livello della macchina”.