Ai nastri di partenza la stagione 2012/2013 per il Teatro dei Vigilanti di Portoferraio con una programmazione che non mancherà di soddisfare i palati più esigenti. Il cartellone messo a punto dal Comune di Portoferraio e da Fondazione Toscana Spettacolo, il circuito regionale del teatro e della danza, alterna proposte titoli classici a spettacoli di teatro contemporaneo, in un continuo dialogo fra passato e presente, con un’attenzione anche alle giovani proposte.
E, infatti, il pubblico apprezza questo percorso dal momento che negli anni ha mantenuto la propria fedeltà nei confronti del Teatro e anzi ha incrementato il numero di abbonati e di biglietti venduti. Il Teatro dei Vigilanti è l’unico punto di riferimento teatrale dell’isola e quindi Portoferraio fa da ponte di collegamento tra il Continente e ’Isola d’Elba collocandola sull’asse teatrale principale.
Il cartellone propone un carnet di nove appuntamenti selezionati fra i titoli più interessanti del panorama nazionale. Tra le linee guida assume un rilievo importante l’alternanza di stili e linguaggi nell’ottica di una formazione del pubblico, obiettivo che da sempre FTS persegue nella sua attività per favorire nuovi spunti di riflessione.
Una particolare attenzione è stata rivolta alle tematiche che investono il mondo dei giovani, con uno sguardo attento all’attualità ed alla storia, a volte anche drammatica, del nostro paese.
Una novità quest’anno lascerà sicuramente soddisfatti gli amanti di un genere teatrale diventato un classico intramontabile: l’operetta. Torna dunque sul palcoscenico dei Vigilanti un genere teatrale- musicale molto apprezzato all’Elba, patria del compositore, di indiscusso talento, Giuseppe Pietri.
L’inaugurazione della stagione è affidata, domenica 9 dicembre, a Rocco Papaleo che dopo Basilicata coast to coast, torna a raccontarci il Sud, il suo Meridione, visto con gli occhi di chi ha lasciato la sua terra senza mai dimenticarla o, peggio, rinnegarla. Da I laureati, passando dal più recente Sanremo dello scorso anno, Papaleo è diventato personaggio positivo a tutto tondo, familiare, accogliente, mai invadente. Papaleo canta, e anche bene, con enfasi, vigore e passione. Questa Piccola impresa meridionale bis è teatro-canzone di stampo gaberiano, parole e musica che s’intrecciano in un unico racconto: storie buffe e ridicole come romantiche e poetiche
Segue, domenica 16 dicembre, una presenza di grande prestigio, il Teatro Metastasio Stabile della Toscana che porta in scena La cantatrice calva di Eugene Ionesco.Quando debuttò nel 1950 a Parigi, Théatre des Noctambules, La Cantatrice chauve fece scandalo. Meglio, sorpresa. Chi sono quelle due anonime coppiette inglesi, gli Smith e i Martin, figurine senz’anima che animano il variopinto salottino borghese dell’idiozia e del conformismo? Era il primo lavoro di Ionesco. Altri e altrettanto fortunati sarebbero seguiti. Ma l’antiteatro ioneschiano già qui toccava l’apice per invenzione linguistica, libertà verbale, indisciplina relazionale. Su questo spartito di paradossi e deliri la regia di Castri classicamente lima tempi e controtempi. L’inerzia dell’incompiutezza è il rituale di un mondo senza risposta in attesa del baratro e finirci dentro può essere divertente, assurdamente divertente.
Il nuovo anno si apre con uno spettacolo che riporta il teatro alla sua funzione civica ed evocativa. Domenica 13 gennaio Per non morire di mafia scritto dal Procuratore nazionale antimafia Pietro Grasso ed interpretato da un intenso Sebastiano Lo Monaco. Dal promemoria di Pietro Grasso, magistrato impegnato da trent’anni contro la criminalità organizzata e convinto che per contrastarla sia necessario avere la percezione esatta della sua pericolosità, nasce l’intenso e necessario Per non morire di mafia. Non un semplice spettacolo, ma un ritratto, una discesa nel cuore vibrante, nel lucido pensiero di un uomo che sta dedicando la sua vita alla lotta contro il crimine per il trionfo della legalità. La pièce , è un monologo, si dipana tra il momento didattico, quello comico
e quello “tragico”, nel senso antico della parola. Un dialogo lucido in cui i segni tracciati sulla lavagna diventano il concretizzarsi di un pensiero che scava nella memoria, in cui la storia è lo strumento di orientamento. Un pensiero urgente e necessario che viaggia sul delicato binario della contraddizione.
Mercoledì 23 gennaio Simona Marchini, attrice di riconosciuta bravura e coautrice di La mostra scegliendo il registro dell’autobiografismo romanzato, animata dal puntiglio e dalla verve di Gigi Proietti, compie l’excursus ed il viaggio da sé verso l’Italia, ripercorrendo tutto ciò che è stata e tutto quello che non è riuscita, o ha voluto o potuto, essere o diventare. Il palcoscenico è una grande Galleria d’Arte, come, in definitiva, lo è la vita. Tutto è in mostra, qualcosa ha anche un prezzo. Non tutto però può essere comprato. La Marchini realmente gestisce una galleria in via del Corso a Roma. Un monologo sarcastico, con fedele servo di scena in campo, dove tutto ha inizio raccontando dei suoi matrimoni, istituzione che, soprattutto una volta conclusa l’esperienza, aiuta e facilita il riso e l’ironia. Una lezione semi-seria sulla nostra storia dell’arte, parlando di Schifano (al singolare, mi raccomando), Fontana e Duchamp, una lezione di vita vissuta a pieno, l’incontro con Don Lurio in primis.
Giovedi 7 febbraio nell’ambito del Progetto Regionale per il Riassetto del Sistema Teatrale della Toscana ”la giovane compagnia Orto degli Ainanassi e Acab propongono Testa di rame Siamo nel Dopoguerra. Sullo sfondo, appena si mette piede sul molo del porto, ecco Livorno, acre, sanguigna, verace, sarcastica. Gli autori Gabriele Benucci e Andrea Gambuzza hanno raccolto testimonianze, documenti e interviste sul mondo dei palombari.È un racconto tra quello che accade sopra il mare e tutto il fantastico mondo che si spande sotto. Il Palombaro Scintilla è il testimone di entrambe le visioni: l’amore per il mare, per la vita e per la sua Rosa. In Testa di rame, si parla in livornese. E Livorno è Piero Ciampi, è Amedeo Modigliani, è Bobo Rondelli, è Paolo Virzì. Scintilla, nome letterario ma che si rifà al realmente esistito “Testina”, si muove negli abissi facendo lo slalom tra il tragico e l’ironico, tra le truppe americane in superficie e le navi tedesche affondate e da “bonificare” da questi “angeli del mare”. Comicissimo il momento delle varie declinazioni e definizioni del classico intercalare livornese “deh”. Un affresco popolare e sfrontato, un inno alla vita.
Martedì 19 febbraio LA VEDOVA ALLEGRA operetta di Victor Léon e Leo Stein musica di Franz Lehár regia di Corrado Abbati La vedova allegra, ancora oggi uno degli spettacoli più rappresentati al mondo che, dopo più di cento anni, fa ancora sorridere, emozionare e divertire tutti. Tra gli allestimenti italiani più visti e più belli di questo lavoro c’è sicuramente quello della compagnia di Corrado Abbati, tra le più affermate nel campo dell’operetta, realizzato in occasione del centenario della commedia. Uno spettacolo ricco e brioso, in cui dominano le interpretazioni degli attori tutti affiatati, con bei costumi che valorizzano il corpo di ballo. Atmosfere eleganti di una Parigi mondana, valzer, can can e un’intricata storia a lieto fine di scambio di coppie e sospetti.
L’incursione nel mondo della danza d’autore è affidata giovedì 7 marzo, alla Compagnia Francesca Selva con Le scarpe di Anita, musiche di Sepe, Nyman , Bach e dell’ensemble Tango Project. La metropolitana di Roma, una cantante dai lunghi capelli rossi, un paio di scarpe rosse:sono questi gli elementi dell’incontro, realmente accaduto, di Francesca Selva con Anita, cantante di strada sudamericana e soggetto dello spettacolo. Anita è fuggita da casa a sedici anni. Porta sempre un bellissimo paio di scarpe, da cui non si separa mai. Le sue canzoni parlano di amori, di passioni, di abbandoni, di desiderio. Folle di dolore da quando la sua famiglia la cacciò di casa: non c’era posto per un ragazzo che indossava scarpe con il tacco a spillo. Dall’incontro di Francesca Selva con Anita, inizia un viaggio nella solitudine e nella follia di un ragazzo ossessionato dal ricordo di sua madre che usciva di casa indossando scarpe con il tacco alto per andare a ballare il tango, lasciandolo solo tutta la notte. Un viaggio che sfiora anche i temi dell’equivocità dei ruoli e dei giochi di seduzione tra uomo e donna, con toni a volte ironici e grotteschi, a volte intensi e drammatici, per creare un racconto ad alta tensione.
Giovedì 14 marzo, sarà di scena Gioele Dix con lo spettacolo Nascosto dove c’è più luce testo e regia di Gioele Dix. Dix ne ha calcati di palchi, grandi, piccoli, di teatri come della televisione. Ne ha di storie da raccontare, aneddoti da condividere, con il sorriso sulle labbra e quella risata mai amara, ma mai neanche di pancia. Con Dix si capisce da dove nasca la comicità: dalla strada, dalla vita vera, reale, anche dura, dalle cose accadute e successe e riderne sopra è un esercizio d’esorcismo vitale e necessario per gli spiriti liberi. Una risata ci salverà. Vero, oggi più che mai.
Domenica 27 marzo, chiude la stagione del Teatro dei Vigilanti la compagnia Associazione Teatrale Pistoiese/Valzer srl con la piece L’impresario delle smirne di Carlo Goldoni. Composta nel 1759, l’opera è una splendida e divertente commedia che presenta un impietoso ritratto dell’ambiente degli artisti di teatro, ambiente che Goldoni conosce a fondo. La vicenda, ruota attorno ad un gruppo di attori, uomini e donne, tutti pettegoli, invadenti, boriosi e intriganti che, disperati e affamati, vivono per un breve attimo l’illusione della ricchezza nella speranza di riuscire a partire per una favolosa tournée in Oriente con Alì, ricco mercante delle Smirne intenzionato a formare una compagnia d’Opera, e tornare carichi d’oro e di celebrità. L’impresario delle Smirne” è un grande affresco, una cantata corale affidata all’insieme della compagnia che lo rappresenta: ogni personaggio, dal Turco al servitore, si rivela incisivo, necessario in un “divertissement d’ensemble” che restituisce il clima lezioso e libertino dell’epoca; ma che allo stesso tempo offre l’occasione per porsi alcune domande di sconcertante attualità: che importanza ha l’Arte e in modo specifico l’Arte teatrale nella società contemporanea? E che ruolo riveste all’interno di suddetta Arte, l’attore? In quale modo è possibile riuscire a realizzare spettacoli di grande valore artistico senza adeguate risorse finanziarie? (Roberto Valerio)
E a lato della stagione di prosa è parallelamente programmata la stagione per i più piccoli, declinata in due percorsi, uno pomeridiano “Le Domeniche a teatro”, per tutta la famiglia - quattro titoli, dal 27 gennaio -, l’altro mattutino e scolastico “L’Isola il teatro i giovani”con sei titoli , dal 14 gennaio, rivolti ai bambini e ragazzi di tutti i Comuni dell’isola.