Oggi 23 maggio, venticinque anni fa, morivano Giovanni Falcone e Francesca Morvillo insieme a Vito Schifani, Rocco Dicillo e Antonio Montinaro, i “ragazzi” della scorta.
Il luogo prescelto dalla cupola mafiosa è Capaci, ad azionare il telecomando dalla collinetta è Giovanni Brusca, cognato del padrino Totò Riina, tutti appartenenti alla famiglia dei Corleonesi.
Alle 17 e 58 del 23 maggio 1992, una forte esplosione rompe il silenzio di un caldo sabato palermitano.
Le onde di quella esplosione produssero un fragore così intenso, che tutta l'Italia finalmente si sdegnò e pianse come eroe un personaggio che la politica e la magistratura spesso avevano screditato in vita.
Non posso dimenticare le parole che Borsellino, prima della strage, ebbe a scrivere a Falcone:
"Giovanni ho preparato il discorso da tenere in chiesa dopo la tua morte: "ci sono tante teste di minchia: teste che sognano di svuotare il Mediterraneo con un secchiello...quelle che sognano di sciogliere i ghiacciai del Polo con un fiammifero.. Ma oggi signori e signore davanti a voi, in questa bara di mogano costosissima, c'è il più testa di minchia di tutti... Uno che aveva sognato niente di meno di sconfiggere la mafia applicando la legge".
Parole fortissime che danno però l'esatta percezione della solitudine che provavano entrambi.
E Paolo Borsellino fu la vittima seguente, per chiudere i conti con coloro che davvero avevano cominciato a scardinare il sistema mafioso.
Certamente lo sdegno fu grande per quella nuova barbarie e l'immagine del “cratere” di Capaci è diventato un simbolo vivo che rimarrà imprigionato nei ricordi di tutti coloro che arrivano in Sicilia.
Giovanni Falcone e Paolo Borsellino rappresentano il simbolo della lotta alla mafia, dello Stato che vuole piegare la criminalità e non si arrende nemmeno di fronte alle minaccia di morte, pur di raggiungere un risultato di giustizia.
Con loro negli anni '80 si inaugura un nuovo modo di lavorare, "in pool" ed il risultato è rappresentato dal primo maxiprocesso.
Giovanni Falcone, figlio di quella stessa terra in cui i mafiosi detengono le redini del potere, decide di essere un “Servitore dello Stato” e in questo ruolo scardina il sistema, rivelando anche le collusioni di Cosa Nostra, fino allora negate, con alcuni apparati dello Stato.
E questo sarà uno dei motivi della sua condanna a morte decisa dalla Mafia.
Nel mio impegno di insegnante di diritto, ho elaborato e partecipato con i miei ragazzi a molti progetti sulla “legalità”.
Tra questi, indimenticabili le esperienze fatte partecipando proprio alla “Nave della legalità” che da Civitavecchia ha portato negli anni centinaia di scolaresche a Palermo, in occasione dell' anniversario della strage di Capaci.
E' stato sempre un evento denso di commozioni, vissute con studenti e insegnanti di ogni parte d'Italia, insieme alle più alte cariche dello Stato.
La nave, un normale traghetto sulla rotta commerciale, si converte per qualche giorno nell'Agorà della Legalità, grazie all'entusiasmo, la freschezza, la forza, la voglia di futuro di centinaia di studenti che trasformano la traversata in un evento indimenticabile.
L'arrivo a Palermo diventa il fulcro della giornata. La città è attraversata da studenti che con il loro genuino entusiasmo e slogan, cartelli, risvegliano la città per Ricordare.
La giornata, lunga e piena di eventi, termina là dove avevano la loro casa Giovanni Falcone e Francesca Morvillo, là dove ora cresce l'albero di Falcone, che dal 1992 è diventato un luogo della memoria, il ricordo vivo di un magistrato amato e stimato, diventato un eroe solo dopo la morte.
Il viaggio e le giornate sono un'esperienza indimenticabile, di quelle che ti lasciano un segno profondo, in cui lo Stato democratico da entità ed espressione giuridica diviene cosa viva, sangue e cuore da proteggere e capace di proteggerti.
Quelle esperienze le ho condivise nella gran parte con una persona speciale, che posso solo ricordare, insieme a tanti, con nostalgia ed affetto.
Una collega carissima, donna di grande cultura, di straordinarie capacità umane e sempre attenta a cercare di comprendere il punto di vista e le esigenze dei ragazzi.
Una donna impegnata sul serio per un cambiamento positivo della società e che ha accompagnato, per un lungo tratto la nostra vita con leggerezza e determinazione.
Ho ancora davanti agli occhi Patrizia Piscitello, instancabile camminatrice tra i luoghi simbolo della legalità nella città di Palermo, che dalla nave guarda il golfo di Palermo e monte Pellegrino.
Carlo Azeglio Ciampi, che tra i tanti meriti, ci ha restituito l' orgoglio di essere italiani, affermava che i popoli che non hanno memoria del loro passato, non sono padroni del loro futuro.
Per questo, sono certa che sia fondamentale ricordare giornate speciali come questa, una tragedia trasformata in riscatto.
Anna Contestabile