Durante la dominazione della Repubblica di Pisa, il paese di Poggio (che nei documenti è più volte chiamato «villa Iovis», nell'accezione medievale del latino «villa» come centro abitato) e la vicina Marciana costituivano già, con i loro verdi castagneti («terre cum castaneis»), uno smeraldo incastonato nell'azzurro di mare e cielo. Per conoscere limitatamente la vita «pogginca» nel Medioevo, l'unica via certa è quella documentaria. A Pisa, presso l'Archivio di Stato, si trovano preziosi faldoni cartacei che narrano vicende avvenute nello sperduto Poggio, che all'epoca era chiamato «Iove» (da «giogo», con probabile riferimento alla strettoia montana dell'attuale Piazza del Reciso) e, più raramente, «Podium Marciane». In una di queste carte, risalente al 1343 e redatta dal notaio pisano Andrea Pupi, le due figlie del defunto Pietro Bonavita «di Marciana del luogo detto Giove» («de Marciana de loco dicto Iovi») ricevevano in eredità dal padre «un pezzo di vigneto con fichi ed altri alberi e un magazzino posti entro i confini del Comune di Giove nel luogo detto In del Piano di Marciana [...]. Inoltre un altro pezzo di terra con vigna [...] nel luogo detto A l'Oltanelli [...]. E un altro pezzo di vigneto con ulivi, meli, magazzino e palmento nello stesso magazzino [...] nel luogo detto Casardello [...]. Inoltre un altro pezzo di terra con castagni posti entro i suddetti confini, vale a dire nel paese di Giove [...]. Inoltre un altro pezzo di terra con casa a più piani [...] nel paese di Giove, che ha un'estremità nella pubblica via [...] e l'altro lato nel terreno con la casa dei suddetti Parisio e Peruccio [...].» Uno degli aspetti più interessanti di questo documento è l'attestazione di alcuni elementi toponomastici, ambientali e agricoli rimasti pressoché immutati sino ad oggi; è il caso della località «A l'Oltanelli» (il toponimo esiste tuttora nella piana di Marciana Marina come «Ontanelli»), insieme alla presenza di vigneti («terre vineate») con relative casupole agricole («capanne») al cui interno si trovava il «palmento», ossia la vasca per la produzione del vino. A livello architettonico un importante aspetto è quello, nel tessuto urbanistico di Poggio, della casa a più piani («domus solariata») ricordata nel documento; la stessa, con buona probabilità, era ricoperta con tegole («plastre») in ardesia come è stato recentemente scoperto per le coeve abitazioni elbane di Pedemonte. L'immagine riportata - un disegno ricostruttivo dell'architetto Paolo Ferruzzi tratto dal volume «Jovis Giove Podium Poggio» - denota ulteriormente l'aspetto della tipologia abitativa su più piani esistente a Poggio nel Trecento. Di seguito si riporta il testo originale del documento di Andrea Pupi, redatto nel semplice latino medievale usato in ambito notarile: «[...] unius petii terre vineate cum ficis et aliis arboribus et capanna super se positi infra confines Communis Iovis in loco dicto In del Piano di Marciana [...]. Et unius alterius petii terre cum vinea [...] in loco dicto A l’Oltanelli [...]. Et unius alterius petii terre vineate cum olivis, malis et cum capanna et cum palmento in dicta capanna [...] in loco dicto Casardello [...]. Et unius alterius petii terre cum castaneis super se positi infra suprascriptos confines videlicet in villa Iovis [...]. Et unius alterius petii terre cum domo solariata [...] in villa Iovis, tenens unum caput in via publica [...] et aliud latus in terra cum domo suprascriptorum Parisii et Peruccii [...].»
Silvestre Ferruzzi