Ci si domandava con un alone di perplessità se l’incontro tra il poeta Manrico Murzi e i ragazzi delle scuole medie del Giusti fosse alla portata del giovane uditorio; Speriamo bene, il professore tratta argomenti di un certo livello, forse per i ragazzi risulteranno poco accessibili, si discuteva tra i corridoi e le stanze della scuola, invocando inconsciamente la decima musa, protettrice dei docenti, madama Attenzione, la quale, venerdì scorso, nel cinema di Marciana Marina, in occasione della quinto incontro del premio Tre Api, è intervenuta non per timore o per preghiera degli insegnanti ma per l’ evocative ed enfatiche parole del poeta, scrittore, giornalista e ambasciatore dell’Unesco Manrico Murzi, il marinese “giramondo” che, proiettando tutti in un universo parallelo di immagini, suoni e odori, ha disegnato con le parole descrizioni, simboli ed eventi epici, cose visibili e invisibili, magicamente avvolte da un comune sentire.
Prima dell’inizio della lezione, la segretaria amministrativa Grazia Mazzei ha portato i saluti della dirigente scolastica, Lorella Di Biagio, sottolineando con una punta di orgoglio e soddisfazione il risvolto positivo del premio; è poi toccato a Santina Berti, delegata alla Cultura del comune di Marciana Marina. Due alunni di terza del Tagliaferro, Pietro Gentili e Lorenzo Mazzei (nella foto) hanno consegnato allo scrittore la civetta di Minerva, opera di Luca Polesi, simbolo della conoscenza e del premio Tre Api, mentre la poesia come libertà è stato il tema dell’incontro.
Dovete ascoltare la voce del mare, i suoni dei boschi, provate a scavare la terra e a vedere cosa c’è sotto, spiegava il poeta; Lasciate perdere telefonini e tv, sono strumenti utili ma spesso antieducativi, vivete in un luogo straordinario, ascoltate la Natura, è stato l’invito. E se la natura custodisce il ritmo della poesia e della musica, il termine poesia - che deriva dal greco - significa fare, produrre; la poesia perché sia tale deve avere due aspetti fondamentali: la musicalità e l’invisibile. La poesia è musica, l’invisibile è ovunque e il poeta è colui che mette il capo nell’invisibile. Per essere artisti e poeti bisogna però essere prima di tutto dei buoni artigiani, come nel saper scrivere.
Dalla definizione di simbolo alla differenza tra anima e spirito, passando per la commovente immagine dei cavalli che piangono la morte di Patroclo nell’ Iliade, si è poi giunti ai concetti di etica e morale, per similitudine rappresentanti attraverso gli strati del mare: L’etica è quella parte del mare che si trova nel profondo, quella parte che non si muove, che è immobile, mentre la morale è la superfice del mare, che muta con il mutare del tempo, quindi della società e delle epoche.
Il poeta “giramondo” ha raccontato anche delle sue esperienze in Africa e In Oriente, dell’attività di traduzione del libro «Il Rione dei Ragazzi» di Nagib Mahfuz, scrittore egiziano premio Nobel per la letteratura nel 1988, il cui capolavoro proibito ha procurato a Manrico Murzi una condanna a morte nel solo territorio egiziano per mano degli ulema dell'Università islamica del Cairo.
Ha inoltre parlato di Giuseppe Ungaretti, del quale è stato allievo e assistente universitario per circa otto anni, raccontando la sua vita, i suoi studi, le immagini e i suoni dell’Egitto che Ungaretti portava con sé, come l’abbaiare dei cani.
E sul finire, la lettura di alcune delle sue poesie, una in particolare rivolta ai marinesi, ai suoi luoghi d’infanzia, a Dio e al mare, simbolo ciclico della vita, nel quale il poeta si immergerà lasciando i suoi panni sulla scogliera del Cotone, nel dubbio di chi pensa che lassù le tue stanze siano vuote.
Al tavolo era presente anche la sorella di Manrico, la signora Ida, famosa in paese per il suo panificio, conosciuta mezz’ora prima della conferenza proprio al banco del pane, e che si è invitata al momento per rendere il clima più familiare e scoprire dei retroscena dell’infanzia. La signora Ida, sollecitata al ricordo dalla nipote, la docente di Arte, Lucia Taccola, ha raccontato l’episodio delle aringhe e del fiasco di vino che i due ragazzini, all’epoca, su commissione della madre, portarono ad una signora che abitava su, verso Poggio, e di cui ne aveva bisogno; ma i due fratelli, Ida e Manrico, presi dalla bellezza di come questa signora aveva impiattato il pesce e approfittando di una prolungata assenza dopo la preparazione, mangiarono il pescato e bevvero anche il vino; poi scesero sottobraccio in paese, sostenendosi e cantando: È morto flick è morto flack, povero flick povero flack. Quando tornarono a casa, la madre, scoprendo la malefatta, gliele diede con il mestolo ed ordinò loro di portare alla signora, il giorno seguente, più aringhe, altro vino, pane, e di scusarsi…
I prossimi incontri del Premio Tre Api avranno come protagonista la Scienza: il 7 maggio a Marina di Campo con Filippo Martelli e il 14 maggio a Marciana Marina con Alberto Faggioni e Carlo Alberto Ricci.
prof. Michele Intorcia