Dopo il grande successo della mostra “… SE TORNASSE OGGI”, progetto multimediale legato all’Elba e ad alcuni dei suoi figli illustri, esposizione fotografica, supporto audiovisivo ed installazione evocativa dei personaggi che si è tenuta ne giorni scorsi alla Telemaco Signorini di Portoferraio, abbiamo deciso, per chi non è potuto venire, o per chi vuol rivedere, e riascoltare con più calma, le storie dei nostri 11 personaggi illustri che in passato hanno vissuto nella nostra isola e che OGGI potessero per un giorno tornare, che cosa direbbero dell’attuale modernità? Quali le loro considerazioni sul tempo attuale?
Continuiamo con Pietro Gori, raccontato da Gianfranco Vanagolli
Pietro Gori nasce a Messina, 14 agosto 1865 in una famiglia borghese di origini toscane. E’ stato un anarchico, giornalista, avvocato, poeta, scrittore e compositore italiano. Oltre che per l'attività politica è ricordato come autore di alcune tra le più famose canzoni anarchiche della fine del XIX secolo. Nel 1878 si trasferì con la famiglia a Livorno. Nel 1889 si laureò a Pisa in giurisprudenza con una tesi intitolata La miseria e il delitto avendo come relatore Carlo Francesco Gabba. Aderì al movimento anarchico di cui divenne in breve tempo una delle figure più influenti. Questa fu la partenza da dove Pietro Gori arrivò a tutta una serie di considerazioni che l’accompagnarono per tutta la vita. Il periodi livornese durò fino al 1991. Da quel momento spiccò il volo e divenne cittadino del mondo.
A Milano esercitò la professione di avvocato, sostenne le tesi malatestiane al Congresso di Capolago in cui si decise la fondazione del Partito Socialista Anarchico Rivoluzionario. Nel 1892 a Genova, Gori fu tra i più strenui oppositori della maggioranza riformista, che decise di dar vita al Partito dei Lavoratori Italiani trasformatosi poi in Partito Socialista Italiano. La sua attività di avvocato a difesa dei compagni e di conferenziere proseguì intanto senza sosta.
La sua prima fuga all’estero fu quando accusato dalla stampa borghese di essere l'ispiratore dell'omicidio del Presidente francese Sadi Carnot, fu costretto a fuggire a Lugano. Nel gennaio 1895 fu arrestato ed espulso dalla Svizzera. Per l'occasione compose i versi di quella che è la più nota canzone anarchica: Addio a Lugano.
Attraverso la Germania e il Belgio, giunse a Londra dove si incontrò con i principali esponenti dell'anarchismo mondiale. Dopo il breve periodo inglese si recò a New York in Canada e negli Stati Uniti dove collaborò alla rivista La Questione Sociale.
Nell'estate 1896 torna a Londra per partecipare, come delegato delle organizzazioni operaie statunitensi. Nella città inglese si ammalò gravemente. Il Governo gli concesse di rientrare in Italia anche se lo obbligò, almeno inizialmente, a risiedere all'Isola d'Elba, ma ci rimase per poco. Una volta rientrato, riprese i contatti con il movimento anarchico e quindi l'attività di avvocato in difesa dei compagni e la collaborazione a pubblicazioni periodiche anarchiche tra cui L'Agitazione di Ancona.
In seguito all’aumento dei prezzi del pane nel 1898 che provocò tumulti in tutta Italia ai quali il governo di Rudinì rispose con il pugno di ferro. Gori fu costretto ad un nuovo esilio per evitare la condanna - a dodici anni - che gli venne inflitta in contumacia.
Da Marsiglia si imbarcò alla volta del Sudamerica. Qui si fece conoscere sia per la sua attività politica sia per quella scientifica. Infatti, oltre ad essere tra i promotori della Federazione operaia regionale argentina, tenne corsi di criminologia all'Università di Buenos Aires e fondò la rivista Criminologia moderna.
Grazie ad un'amnistia e per problemi familiari oltre che di salute, nel 1902 rientrò in Italia e l'anno successivo, insieme a Luigi Fabbri fondò la rivista Il pensiero. Nel 1905 tornò all’Elba malato, affetto da tubercolosi. Passò i pochi anni della vita rimastigli nelle consuete attività di attivista politico, di scrittore e di avvocato difensore dei poveri. Morì l'8 gennaio 1911 a Portoferraio, all'età di quasi 46 anni, lasciando un'ampia produzione letteraria che spazia dal saggio politico al teatro, dalla criminologia alla poesia oltre alle arringhe e alle conferenze. La città di Portoferraio gli aveva dedicato la piazza principale del paese, dove ha sede il municipio ma poi modificato, il 3 febbraio 2018, dall'amministrazione locale di centro destra, intitolandola ad il precedente sindaco della medesima ideologia politica. È sepolto nel cimitero di Rosignano Marittimo.
Di lui ci parla il professor Gianfranco Vanagolli.
Alla domanda se tornasse oggi….il professor Vanagolli ha risposto: ”Pietro Gori avrebbe guardato la situazione italiana e sicuramente scandalizzandosi per il decadimento morale in cui versa il nostro paese”