Davvero da non perdere, queste ottanta foto di Isfalian, capitale culturale dell'immenso Paese, Yazd e le zoroastraiane 'Torri del Silenzio', la Street Art di Tabriz e nella jungla urbana di Teheran, l'antica Qom, cuore della religiosità sciita, ma soprattutto da non perdere sono i volti delle donne, truccate o meno, specchio di quel 'cambiamento silenzioso' in atto da tempo nell' antica Persia, una 'occidentalizzazione' dei costumi che nemmeno l'islam politico del clero maschilista sciita (almeno questo un po' meno integralista) può (vuole?) più fermare. I divieti di facebook o instagram si aggirano infatti con il VPN (le reti virtuali private e non filtrate, specifica una delle numerose schede esplicative a corredo delle varie sezioni di foto) come il potere sa bene.
Un lavoro, questo di Alessandro, frutto di due viaggi nel 2017 e 2018, oltre che di una preparazione teorica sui libri del viaggiatore polacco Kapuscinski, ma anche dell'inviato giornalista Alberto Negri, di Azar Nafisi, Alberto Zanconato, Fabrizio Cassinelli, Marco Crisafulli, Giuseppe Acconcia.
Per dirla con Beneforti, “Un paese immenso e sconosciuto che si sta trasformando lentamente nonostante le molte resistenze del potere e che cerca di trovare una sua forma di libertà interiore.
Da “stato canaglia” a “grande opportunità economica” a seconda degli interessi e dei cambiamenti politici del momento, convive tra passato e presente, conservatori e riformisti, religiosi e laici, dittatura e democra zia, dove tutto si scontra e si interseca in uno spazio temporale che marcia inesorabilmente verso il futuro.
Il velo e lo smartphone sono elementi contraddittori che nelle immagini convivono, si sfiorano e si scontrano con il sorriso di un popolo ospitale e curioso che sogna una normalità negata. Una identità forte e determinata di uno dei pochi Paesi del 'terzo mondo' che non è mai stato una colonia e che sente e conosce il peso della Storia e delle civiltà millenarie di cui è testimone”.
Un cambiamento silenzioso che rischia di essere fermato, occorre saperlo, da quelle sanzioni unilaterali nord americane che tentano di metter in crisi i 'moderati' iraniani con il pretesto (riconosciuto tale anche dalla gran parte degli Stati Europei) di un'inesistente arricchimento dell'uranio di Teheran per presunti scopi militari, l'ennesima e farlocca 'pistola fumante' ad uso e consumo degli interessi delle lobby industrial-militari che costituiscono il 12% del PIL nordamericano.
Il valore di questa bellissima mostra sta quindi – oltre che nel valore storico documentario e una indubbia qualità estetica che quei contenuti veicola- nello smantellamento indiretto dei pregiudizi, che sempre avviene quando si pratica la conoscenza diretta dei luoghi, delle persone e dei loro sguardi.
In ogni caso, queste immagini sono anche la testimonianza viva del fatto che “la memoria è una proprietà privata su cui il potere non ha diritti” (R. Kapuscinski).
Museo Mineralogico Luigi Celleri (ex scuole) fino al 4 settembre (10.30/13.30, 15.30/18.30, 20.30/22.30)