Una antica leggenda racconta che, tanto tempo fa, in una provincia sperduta della Francia, esisteva una piccola cittadina chiamata Miciogatto.
La città era abitata da soli gatti che trascorrevano felici e contenti le loro vite tutti insieme.
Vivevano in graziosissime casette dotate di tutte le comodità: TV satellite, Playstation, frigorifero, forno a microonde e sala giochi. La loro vita era veramente uno spasso.
Al mattino i capifamiglia andavano nel bosco a caccia-re per procurarsi il cibo, mentre le femmine e i cuccioli riempivano le viuzze della città. La domenica era festa per tutti e tutti i mici si riunivano nella grande piazza nel centro del paese a giocare, a scambiarsi il cibo, ma soprattutto le micie vi andavano a cercare marito.
C'erano veramente tantissimi gatti a Miciogatto, di tanti colori e razze diverse, ma tutti convivevano liberi in serenità e pace.
Un brutto giorno però passò dalla città un astuto mercante che, vedendo tutti quei bei mici, tese loro una brutta trappola per rapirli tutti.
Il mercante depose appena fuori dalla città una gabbia nascosta da migliaia di fili colorati di cotone.
I mici nel vedere tutti quei meravigliosi fili colorati impazzirono di gioia e iniziarono a giocare ed a saltare in qua e in là, ma purtroppo alla fine tutti finirono dentro la gabbia.
Il malvagio mercante con questo stratagemma riuscì a catturare tutti, ma proprio tutti gli abitanti di Miciogatto e prima di lasciare la città con il suo bottino, per non lasciare traccia, incendiò la città.
Dopo un lungo viaggio il mercante arrivò alla fiera in-ternazionale di animali e oggetti rari, dove ogni anno accorrevano compratori da tutto il mondo.
Il furfante riuscì a vendere tutti gli stupendi mici che aveva catturato e per questo diventò molto ricco, ed è grazie a lui, come dice la leggenda, che oggi i gatti si trovano in tutto il mondo.
Nonostante mi dispiaccia per la fine della cittadina di Miciogatto, devo confessare che io un pochino gli sono riconoscente a quel furfante, perché la mia vita senza il mio gattino Snoopy sarebbe sicuramente più triste.
Filippo Canestrelli