In questi giorni difficili, a molti di noi elbani non è negata una fortuna, pur dovendo restare a casa: affacciarsi da una finestra e ammirare il mare. Uno dei paesaggi più spettacolari che sia dato in regalo all'umanità.
Ma per secoli l'osservazione dell'orizzonte marino poteva essere anche un incubo. La vista di molte vele a grappolo in avvicinamento erano un segnale di pericolo. Le possibilità di una scorreria sanguinosa erano serie, in certe fasi storiche “calde”. La guardia doveva dunque essere sempre alta.
L'isola offre ancora oggi la possibilità di vedere le tracce di un dispositivo difensivo articolato, sia geograficamente che in ordine temporale: a partire dai villaggi fortificati etruschi e (in parte) romani, dal pisano al mediceo, dall'appianeo allo spagnolo, fino ai più recenti lorenese, francese e dell'Italia postunitaria. Una mappa che copre oltre due millenni di storia e terminata meno di un secolo fa.
Ma una mappa che i soli forti, le torri, i castelli, i resti di mura, i siti archeologici, riescono solo in parte a colmare.
Infatti il reticolo militare che imbrigliava l'isola per vigilare su ogni angolo era fatto anche da piccole postazioni, forse molte addirittura a secco, presidiate da pochi uomini, probabilmente anche stagionali, armate quanto bastava per una veloce azione di contrasto o poco più. Per questo di esse non rimane più traccia. Se non nei nomi delle località. Ed è da essi che prosegue il nostro viaggio toponomastico.
Ci sono non meno di una ventina di toponimi sparsi sull'isola che fanno riferimento a installazioni militari. Appare strano che Remigio Sabbadini non li tenga in particolare importanza, e addirittura cerchi di darne altre spiegazioni, come nel caso del chiarissimo Bombagliere, che fa risalire a un improponibile bambagiere. Molti di essi è difficile attestarli a epoche precise, in quanto questo tipo di postazioni hanno avuto ragion d'essere per un periodo molto lungo, dalla repubblica pisana al XIX secolo. Tuttavia un significativo numero dovrebbe essere riferibile al XVI secolo, forse il periodo di maggiore tensione con il mondo arabo-ottomano.
Ma non sono pochi anche quelli piuttosto recenti, addirittura ottocenteschi. L'unico che sembrerebbe da annoverare al Medioevo è Bertamignacca, nel campese, composto da due termini, entrambi di antico gergo militare.
Uno dei toponimi più significativi è Mortaio. Se ne ha contezza di due: uno che forma l'attuale agglomerato urbano di Patresi, e l'altro, Capo Mortaio, una collina di 214 metri sopra Marciana Marina. Punti di osservazione privilegiati sul canale di Corsica. Su tutt'altro versante, a punta delle Ripalte, si trova il già citato Bombagliere, un terrazzo formidabile sul mare a sud dell'isola. Sopra Ortano, su un colle di 169 metri, troviamo la Caligna Armata, dove il primo termine deriva probabilmente da “casa lignea”. Anche qui si tratta di un punto panoramico formidabile sul canale di Piombino e la costa orientale dell'isola. Tra l'altro l'importanza strategica della zona è rimasta anche in tempi recenti: una vedetta fu edificata sulla cima nel 1827, ed è ancora presente un rudere di una piccola struttura militare attiva fino alla seconda guerra mondiale. Chiaramente questi casi designano batterie armate.
Moltissimi però erano semplici punti di vigilanza. È il caso della Guardia (Patresi), del monte della Guardia (forse uno dei nomi antichi dell'attuale monte Perone), la Guardia di Sant'Andrea, la Guardia al Turco (il colle dove sorge l'ex semaforo di Campo alle Serre), senza dimenticare i più recenti Guardiola (due, Procchio e Porto Azzurro). Ma anche nella forma Guata, ovvero l'attuale Masso alla Quata, il colle alla Guata (poi corrottosi in Gatta, sopra Marciana Marina), Guatella (Marciana) e Guatarella (Sant'Ilario).
Anche Scoperta e Scolca danno da pensare a punti di vigilanza. Il primo è sopra Patresi, l'altro sulle prime propaggini collinari di Lacona, baia piuttosto sensibile per un pericolo di sbarco. Dà da pensare anche Accolta. Pur non rigettando a priori l'ipotesi di Sabbadini, che lo fa derivare da “colta”, ovvero tributo; e pur non sottovalutando l'idea che possa originare dalla stessa parola ma nel senso di terra coltivata; è molto pesante la possibilità che sia una corruzione di “scolta”, considerando che questo colle è un punto di osservazione straordinario sulla baia di Campo.
Un toponimo molto interessante è Cenno, che ricorre tre volte all'Elba: il monte sopra Pomonte, una delle alture del promontorio di capo Poro, e la Piana del Cenno, sopra la punta delle Cannelle. E molto probabilmente anche il colle di Ginni, a Calamita, che di cenno potrebbe essere una corruzione. Il termine, che Sabbadini ritiene erroneamente di origine etrusca, fa invece riferimento ai cenni, o cinni, di fumo, ovvero le segnalazioni con i fuochi che si scambiavano le postazioni di guardia.
Anche il termine Turco riporta ad avamposti di vigilanza, richiamando il nemico numero uno soprattutto del Cinquecento elbano. Oltre al già citato Guardia al Turco, abbiamo la valle al Turco (Fonza) e l'ancora vivo poggio Turco (Ripalte).
Decisamente più recenti sono i Quartiere: se ne contano quattro, legati più a edifici oggi ristrutturati in ville che a vere e proprie località. Sono a Cavoli, Fetovaia, Pomonte e l'Enfola. Attestati agli anni '20 dell'Ottocento, molto probabilmente tutti progettati dall'architetto elbano Luigi Bettarini, sono rimasti attivi per tutto il secolo per la vigilanza costiera. Erano normalmente presidiati da quattro militari. Anche il Fortino del monte Orello è attestabile all'Ottocento (forse gli inizi, sotto il governo francese), e recentissimo è il poggio Fortino, a Bagnaia.
In due località isolane si nota una cosa interessante: sia alle Ripalte che a Patresi si concentrano diversi toponimi di origine militare all'interno di pochi ettari. Nel primo caso sono a poca distanza l'uno dall'altro poggio Turco, Bombagliere e colle di Ginni. A Patresi troviamo la Guardia, il Mortaio, la Scoperta e Polveraia, che potrebbe far riferimento a un deposito di polveri per la vicina batteria. A meno che non si tratti di sovrapposizioni di toponimi originati in epoche diverse, verrebbe da pensare che in queste località esistessero piccoli quartieri militari, molto semplici e spartani (da non lasciare nessuna traccia), e presidiati da pochi uomini. Anche perché i nomi fanno pensare ad aree con una sua funzione ben precisa (la guardia, il posto artiglieria, la zona di segnalazione, l'eventuale deposito munizioni), ma organiche l'una all'altra.
Un'altra cosa che salta agli occhi è il numero preponderante di questi toponimi sulla costa sud e ovest dell'isola. Forse perché la costa meridionale è molto più frastagliata dell'opposta, con tre grosse insenature (i golfi della Stella, di Lacona e di Campo) delimitati da massicci promontori, autentiche barriere visuali. Quindi richiedeva una numero di batterie maggiore per la vigilanza di ogni angolo, laddove sulla costa nord e sul canale di Piombino potevano forse garantire una buona guardia i forti del Giove, del Volterraio, del colle di Santa Lucia e di Marciana, le torri costiere e, buon ultima, la piazzaforte di Portoferraio.
Andrea Galassi