Quando il “virtuale” è anche “virtuoso”
Solo fino a un mese fa, parlare di didattica a distanza evocava scenari avveniristici. Fra tutte le scuole disseminate sul territorio nazionale, soltanto alcuni casi sporadici potevano vantare una dimestichezza con questo strumento. Vi erano istituti che avevano provveduto a sperimentare le nuove tecnologie per alcuni casi specifici (alunni in ospedale o costretti a casa con patologie invalidanti, studenti isolati dal punto di vista abitativo, specie a seguito di calamità naturali, ecc.), ma pur sempre circoscrivendo l’esperienza a condizioni di straordinarietà.
In questo periodo attuale, però, lo straordinario è diventato condizione quotidiana, feriale. Si è reso pertanto necessario rimboccarsi le maniche ed attingere a quelle esperienze sperimentate episodicamente, trasformando l’eccezionalità in ordinarietà.
Compito non facile, sia per quelle stesse scuole che un po’ di dimestichezza in questo campo l’avevano già maturata, sia – e soprattutto – per quegli istituti che mai avevano affrontato il problema e che, nel nostro Paese, rappresentano la maggioranza.
La scuola italiana, con la L. 107 del 2015 (la cosiddetta “buona scuola”) ha sottolineato l’importanza di un sensibile rinnovamento dell’azione didattica nell'ottica di un potenziamento delle competenze informatiche, sia fra i docenti che fra gli studenti, avviando un Piano Nazionale per la scuola Digitale (PNSD), al cui interno spiccano le figure chiave dell’Animatore Digitale e del Team per l’Innovazione Digitale.
La prima figura identifica un docente con particolari competenze, non necessariamente certificate, capace di mettere al servizio della didattica le proprie conoscenze tecnico-informatiche e la propria capacità di coinvolgere l’intera comunità educante in un progetto di rinnovamento.
Al Team Digitale spetta invece il compito di tradurre le disponibilità informatiche dell’istituto, tecnologie, laboratori, ma anche know-how di docenti e studenti, in Unità Didattiche di Apprendimento (U.D.A.) a vantaggio di una didattica multimediale e interattiva.
Ad oggi, gli istituti che hanno saputo valorizzare queste figure ne hanno tratto vantaggio in termini di velocizzazione amministrativa e didattica, hanno sperimentato metodologie laboratoriali attraverso spazi virtuali che possono superare i confini dell’aula e anche del gruppo-classe. Sono gli istituti che, in questa emergenza sanitaria che ci ha stravolto le vite in pochi giorni, hanno saputo rispondere con prontezza, dimostrandosi all'altezza della sfida.
L’istituto Einaudi Ceccherelli di Piombino è tra questi casi fortunati, grazie alle intuizioni previdenti del Dirigente, Carlo Maccanti e del proprio staff, ma grazie soprattutto al lavoro competente e minuzioso dell’Animatore Cristina Cappellano e delle professoresse Margherita Gargalini, Giulia Sabatini e Paola Loffredo del Team Digitale. E, ovviamente, anche grazie alla risposta generosa e in certi casi inaspettata da parte dell’intero corpo docente che, di fronte all'emergenza, si è rimboccato le maniche, superando anche quelle riottosità e talvolta quei preconcetti nei confronti del mezzo informatico che, fino ad oggi, avevano trattenuto alcuni dal cimentarsi con le nuove tecnologie.
Ad oggi, e per tutto il periodo in cui perdurerà quest’emergenza sanitaria, l’ISIS Einaudi Ceccherelli svolge regolari lezioni quotidiane e pomeridiane, dal lunedì al venerdì, mediante connessione internet, sulla piattaforma G-Suite, un ambiente specifico offerto da Google per la didattica. Attraverso le applicazioni Classroom e Meet, i docenti possono gestire da casa propria le classi virtuali, ed effettuare collegamenti con i propri studenti per spiegazioni e interrogazioni, direttamente nelle loro abitazioni.
LA VOCE DI UNO STUDENTE
Una proposta dal liceo Foresi
Ci sono momenti nella storia di un paese, di un continente e dell'Umanità in cui si devono fare dei sacrifici, sospendere e stravolgere la normalità per poter vincere insieme, come società, le sfide collettive. Sono momenti che fanno da spartiacque nella storia, che sono il paletto che segna un prima ed un dopo.
In questi momenti tutti si devono adattare, tutti devono dare il massimo per trarre dal peggio il meglio. Anche la scuola. Il sapere però non si può fermare. Il frutto di questa doppia necessità e ricerca, nella scuola, è la didattica a distanza.
Si tratta di una soluzione e di una situazione di emergenza e di svantaggio. Forse però, possiamo tirare fuori da questo esperimento obbligato un qualcosa di positivo, fare tesoro di quelle esperienze buone e utili, per migliorare e arricchire la vita nelle classi, quando finalmente ci potremo ritornare.
Le situazioni negative restano tali, fanno danno e creano disagio se si subiscono, ma possono diventare fondamenta per un cambiamento se si sanno sfruttare e capire per il futuro.
Per cui non prendiamoci in giro dicendo che <<la didattica online sarà il futuro>>, perché non sarà così e io lo dico: per fortuna. Perché nessun computer potrà mai sostituire la passione del professore o l'umanità degli studenti di una classe.
La didattica online, però, farà parte del nostro futuro e ci potrà aiutare tanto, tantissimo.
Potrà aiutarci a non far restare indietro chi dovrà star via a lungo da scuola, potrà aiutarci a potenziare ed aiutare chi ha più difficoltà, potrà aiutarci a portare la cultura e l'educazione in quelle parti del mondo dove l'emergenza è la normalità e un professore, un maestro, anche a distanza, potrebbe fare molto.
Per questo, affinché di questi giorni tristi non restino solo i ricordi dei camion dell'Esercito che portano via le salme, cerchiamo di trarre il meglio e il buono da queste soluzioni di emergenza e tramutiamolo in buone pratiche.
Allora faccio una proposta semplice: quando sarà tutto finito non eliminiamo le <<classi digitali>>, lasciamole come punto di riferimento interattivo (non come il registro elettronico dove lo studente è completamente passivo) e utilizziamole per approfondimenti e scambi di opinioni.
Cerchiamo anche di sfruttare i canali nati per creare attività nuove all'interno della scuola, che abbiano a protagonisti noi studenti. Giornali online, piattaforme autogestiste e posti per gemellaggi, più o meno virtuali, con altre scuole.
Solo se sapremo cogliere i lati positivi della nostra risposta a questa tragedia ne potremo uscire forti e pronti, pur nella difficoltà,a ripartire a ricostruire.
Lo abbiamo già fatto. Lo faremo di nuovo.
Pietro Gentili
LA VOCE DEI DOCENTI
Una nuova alleanza educativa
La Scuola al tempo del Covid-19 si connette strettamente alle nuove tecnologie dalle quali, molte insegnanti, per diverso tempo, hanno cercato di fuggire. Un nuovo modo di fare scuola e soprattutto didattica, una metodologia che si disconnette dalla relazione di prossimità alla quale siamo abituati, ma ci impone di rivalutare e riprogrammare il nostro essere docenti: social, digitali, youtuber ed informatici.
Come ha ricordato il Ministro dell'Istruzione, la Scuola non si ferma e non si deve fermare, soprattutto adesso, ora che l'isolamento e la solitudine potrebbero andare ad insidiarsi nelle fragilità dei nostri alunni che, con il contatto quotidiano, cercavamo di sorreggere.
Il rischio e le difficoltà della didattica a distanza, anche nelle nostre piccole scuole del territorio si abbatte sui marginali e sugli ultimi, spesso con situazioni familiari complesse. E' questa la sfida prioritaria della didattica a distanza, arrivare anche dove <<la rete>> non arriva e spesso perde il segnale, metaforicamente parlando.
Certamente questo nuovo modo di fare didattica, entusiasmante soprattutto per i bambini più piccoli, tenuti fino a questo momento lontani dai device, si conferma un impegno di tempo e risorse non solo per il corpo docente ma anche per le famiglie, impegnate per la prima volta in maniera attiva e incatenata al corpo docente. L'alleanza educativa, in un momento di difficoltà generale, si è intensificata e rafforzata fino a diventare essenziale per superare le criticità di ogni giorno.
Si entra nelle case, ora! Con le parole, i gesti, le spiegazioni, le nostre risate,le canzoni e i giochi. Siamo vicini, anche se fisicamente separati. La maestra, specialmente con i più piccoli, condivide il suo sapere pedagogico ed umano con tutti gli attori educativi e si interfaccia con la famiglia andando a strutturare quell'alleanza vera e necessaria, oltre il contratto didattico che si definisce ad inizio anno.
Da questa esperienza ne usciremo tutti più forti, più uniti, più responsabili. Affronteremo ogni giornata in classe assaporandola in ogni suo momento, gioendo delle opportunità e degli imprevisti. Ed una cosa l'avremo imparata, anche noi, corpo docente: a ringraziare le famiglie, a rivalutarle nella fatica quotidiana per adempiere al loro ruolo educativo, ad esserci anche nelle difficoltà, a reinventarsi per veicolare e supportare i nostri messaggi.
Il Covid-19 ci farà riscoprire il senso di appartenenza e di comunità che avevamo lasciato riposare all'orizzonte, persi e sommersi dal nostro individualismo. Grazie ai bambini abbiamo capito che scuola e famiglia devono camminare insieme, per mano, uniti nella missione educativa, guidati dall'amore per l'altro.
M.C.
Di necessità virtù
Didattica a distanza: opportunità o necessità?
Gli anziani avrebbero detto: <<di necessità virtù>> e così è stato. Quando la sera del 4 marzo, con un decreto siamo stati avvisati della sospensione delle attività scolastiche, tutti ci siamo attivati per non rimanere inoperosi, per far sentire la nostra presenza, per assolvere al nostro dovere di insegnanti, di educatori e, talvolta, anche di genitori.
A distanza di 15 giorni, la sensazione che si prova è che l'entusiasmo si è affievolito e sta lasciando spazio alla preoccupazione: riusciremo a raggiungere tutti gli alunni, se e quando rientremo a scuola, avremo fatto tutto quello che ci veniva richiesto?
Come sto vivendo questo momento? Certamente la preoccupazione c'è e tanta. Tuttavia abbiamo il dovere di lanciare un messaggio di Speranza, per non farci schiacciare da questo <<male invisibile>> del momento. Soprattutto quando siamo in contatto con gli alunni dobbiamo farci sentire speranzosi e convinti che <<se restiamo a casa ce la faremo>>.
Purtroppo ancora una volta a farne le spese sono quegli alunni e quelle famiglie che vivono situazioni di disagio, sociale ed economico. Non tutti hanno l'opportunità di accedere ai sistemi informatici e così quei ragazzi saranno lasciati <<soli>> anche se, come docenti, abbiamo cercato di adoperarci per raggiungerli.
Anche noi docenti all'inizio, forse, non abbiamo saputo calibrare il lavoro, <<vomitando>> sulle piattaforme una grande quantità di materiale, che a poco serve senza spiegazioni, perché a scuola c'è il filtro della nostra presenza, delle nostre parole, della nostra voce. E per assurdo, sono proprio quei ragazzi più insofferenti verso la scuola che ora ne sentono la mancanza.
Personalmente ho cercato di attenermi a contenuti che avrei affrontato a scuola, sollecitando gli alunni all'impegno, a non perdere il ritmo, a dimostrare la loro responsabilità, ma al tempo stesso sollecitandoli a riscoprire quei momenti e quei valori che <<la frenesia della vita moderna>> ci fa trascurare. Mi riferisco alla vita in famiglia, agli affetti, alle piccole cose che si possono fare anche rimanendo a casa e, perché no, riscoprire il valore del gioco e della lettura.
R.R.
da Toscana Oggi