Tra i personaggi dei vangeli natalizi, ce ne sono alcuni minori, ma importanti. Nel vangelo di questa domenica, per esempio, troviamo Simeone e Anna.
Entrambi aspettano il Liberatore promesso da Dio. Ed entrambi lo riconoscono nel neonato che i genitori portano al tempio per adempiere alle prescrizioni religiose. Attorno al Bambino ruota la storia di Israele e del mondo e anche quella delle singole persone.
Anna, definita "profetessa", ha le caratteristiche della marginalità nella società di quel tempo: è donna, nata in terra straniera, anziana e vedova dalla giovinezza (priva di quella gioia data dalla presenza dello sposo). Da giovane, divenuta vedova, sceglie di vivere nel servizio umile e nascosto e nella preghiera (una relazione costante e non occasionale con Dio). Anche lei attende la venuta del Messia, di colui che sarà anche capace di restituirle la gioia, e lo riconosce nel bambino. Contrariamente ai religiosi del tempio, è libera dalle incrostazioni ideologiche che davano origine all'attesa di un messia potente e spettacolare. Forse ha influito una certa connaturalità fra la semplicità della sua vita e l'umiltà e piccolezza dell'Evento-venuta. Certamente l'esperienza è stata di grande gioia, tanto che lei, così marginale, loda Dio e parla pubblicamente del bambino (un racconto così simile a quello dell'incontro dei discepoli con il Risorto, dove stupore e gioia danno il coraggio di vincere la paura della persecuzione e annunciare il Cristo).
Abbiamo bisogno di gioia, il nostro mondo ha bisogno di gioia non effimera. E' tempo di credere che possiamo trovare l'essenziale (così spesso <>) e quindi la gioia delle realtà semplici (non semplicistiche) e autentiche. Che è possibile ritrovare una freschezza d'animo che ci fa scorgere la speranza bambina, nella meraviglia di una routine sempre nuova. Che si può scoprire il divino presente nelle piccole realtà della storia e del creato. Che esiste un legame profondo fra tutti gli uomini e che tutti abbiamo desideri di pace, che attendono solo di essere liberati.
E' necessario, dunque, ripartire da un bambino, da ciò che è piccolo e insignificante secondo la mentalità dominante.
(27 dicembre 2020 – domenica della Santa Famiglia)
PS – Un'amica-sorella, Maria Pia Giudici, ha scritto: <<Semplicità è non permettere che la frammentazione, caratteristica del mondo ansioso e concitato della società odierna ti entri dentro e sbricioli e frantumi la tua esistenza>>
Nunzio Marotti
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