Il cippo n.8 è uno dei due soli cippi confinari rimasti del vecchio confine della città di Cosimo (il secondo è quello del Felciaio.) Forse non originale, cioè non risalente alla prima confinazione del 1575, rispetta però quasi integralmente i canoni che dovevano avere i Termini, vale a dire i cippi confinari ufficiali. Questi cippi (che in tutto errano nove) almeno nella loro originaria posizione, se non nella forma, arrivarono tutti indenni sino a metà ottocento. Sono indicati con un pallino e una T maiuscola sul catasto ottocentesco: così il cippo di Bagnaia, delle Panche o della Crocetta, di Monte Castello, del Felciaio, di Monte Orello, della Barbatoia (oggi Monte San Martino), delle Ceppete, di Acquaviva. Naturalmente non possiamo sapere se questi cippi ora scomparsi rispecchiassero le forme imposte in origine, come i due cippi superstiti. La loro sopravvivenza fino all'Ottocento, è dovuta al fatto che il confine di Cosmopoli restò tale e quale anche dopo Napoleone e la Restaurazione, e quindi essi continuarono ad assolvere egregiamente la loro funzione di segnalazione del limite confinario. Se non fosse per l'aggregazione al Comune di Portoferraio nel 1950 della zona dell'Enfola, di Viticcio e della Biodola, oltre ad alcune varianti dovute alla necessità pratica di seguire i confini catastali di proprietà private, l'antico confine di Cosmopoli ricalca l'attuale. Per motivi che non sappiamo, questi signacoli subirono, dopo l'ottocentesca rilevazione catastale, un processo di decadimento e non vennero restaurati o sostituiti, come invece era avvenuto nei secoli precedenti.
Il nostro cippo è una rara testimonianza di un periodo storico, nemmeno tanto breve, che vide l'Elba smembrarsi in due parti: Portoferraio dall'una e il resto dell'isola dall'altra. Per questa ragione merita una visita. Ma come fare per raggiungerlo? L'ideale sarebbe inserire la visita al cippo in una bella passeggiata che consente di percorrere il confine ovest di Cosmopoli partendo dalla spiaggia di Acquaviva, dove un tempo si trovava il cippo n.9. Dalla strada sopra l'Acquaviva che porta all'Enfola seguiamo il sentiero Cai n. 248, segnato bianco rosso, che attraverso Fontanaccio ci conduce proprio sotto il Serrone delle Cime, dove si trova il cippo n.8, per poi proseguire oltre la provinciale per Procchio, fiancheggiando il Monte Pericoli, sino al cosiddetto Termine sul Monte San Martino. Per raggiungere la cima di Monte San Martino occorre lasciare il sentiero 248, che va al Monumento, e prendere il sentiero 214. Ma per chi ha poco tempo o non vuole camminare troppo, la via più breve per raggiungere il cippo n.8 è dalla provinciale per Procchio. Proprio al bivio per la Biodola una strada prima asfaltata e poi sterrata, che inizia di fianco al ristorante pizzeria, ci porta sotto al Serrone delle Cime. Dopo 1700 metri dal ristorante la strada fa un'ampia curva verso destra in corrispondenza di un pianoro dove alla nostra sinistra non vi è più la costa ripida del monte. Proprio da qui parte un sentierino, non sempre individuabile nella macchia, che sale a sinistra verso il Serrone. Tenendo alla nostra destra degli affioramenti di rocce, giungiamo, dopo circa 70 metri dalla strada, al nostro cippo.
Di questo cippo, come degli altri, esiste il verbale di “apposizione” (cioè di descrizione della sua collocazione) compilato dai commissari che si occuparono della confinazione di Portoferraio. In esso si legge: “Adì 14 maggio 1575 li sopradetti Messer Bernardo e Messer Gostantino ne' nomi come di sopra fecero porre e murare con rena et calcina sopra due gran sassi un altro termine segnato da basso lettera H e di sopra n.8 e nella superficie di sopra con due linie che si congiungono assieme che una andando per gradi 20 di Grecho risguarda la Stella e l'altra con gradi 43 di Grecho risguarda il Volterraio quale termine è posto alla cima delle Ceppete al confino del Poggio”. In realtà le due cifre tuttora visibili non si trovano l'una sotto l'altra (come nel Termine del Felciaio) ma nelle due facce opposte del parallelepipedo. Segno questo che il Termine fu sostituito non rispettando pienamente i canoni della prima sua collocazione. Invece nella parte alta si possono vedere ancora le due linee che si congiungono a formare una V. Una linea punta verso la Fortezza Stella di 20 gradi da Nord-est (il Greco o Grecale è il nome del vento che indica questo punto cardinale su tutte le bussole dell'epoca) e l'altra la Fortezza del Volterraio per 43 gradi da Nord-est. Questa forma di triangolazione serviva a ritrovare l' esatta posizione del Termine qualora fosse stato distrutto o spostato. Vi è poi sulla faccia alta del cippo un'altra linea che taglia le prime due. Questa è di difficile interpretazione: i verbali non la citano. Poiché punta verso il confine sud, azzardiamo l'ipotesi che voglia grossolanamente indicare la prosecuzione della linea di confine attraverso la valle di San Martino, invece di seguire il crinale dei monti che circondano questa valle. In articoli precedenti ho già detto che vi era una diatriba sul confine fra Firenze e Piombino riguardante proprio questa zona. Nel 1579 furono posti due signacoli dopo il Termine delle Ceppete, il primo a circa 250 sul crinale oltre la sommità del Serrone delle Cime e l'altro dopo circa 1200 metri, praticamente sulla strada per Procchio. I due signacoli dovevano indicare che il confine passava sul crinale. Ma i piombinesi non erano d'accordo, ritenendo, per guadagnare la parte alta della fertile valle di San Martino, che il confine proseguisse a linea retta verso la Barbatoia. Un'ispezione fatta dal Capitano Antonio Sarri nel 1705 appurò che quest'ultimo signacolo, indicante il percorso del confine attraverso, l'Aia alle Catre e il Poggio delle Martinasche (toponimi non più in uso ma che indicano rispettivamente la zona sopra al bivio per la Biodola ed il Monte Pericoli) era scomparso. Sarri così concluse la sua relazione:
“Suppongo perciò che essendovi più volte ripassato il foco, già che i pastori incendiano spesso quei boschi, possa haver scrostata la pietra ove era intagliato detto contrassegnio, tanto più che le pietre di questi colli sono pietre alberesi di natura frangibili. Quando però non vi sia giunta la malittia di qualche contrario e male affetto che malittiosamente l'abbia demolito”.
Fabrizio Fiaschi
Nota
Il verbale di “apposizione” dei cippi confinari è riportato in una relazione del giudice di Portoferraio Giovanbattista Adami del 1705. La relazione si trova in appendice a: Isola del'Elba- Un manoscritto del XVIII secolo. La relazione ispettiva condotta dal Capitano Antonio Sarri si trova in appendice a: I confini di Cosmopoli-. Storie e percorsi intorno a Portoferraio, Isola d'Elba.