“Io direi di scendere a terra”
“Colombo! Aspetti! Ci sono delle persone...”
“Rodrigo, cosa si aspettava, un'isola deserta? Siamo nelle Indie!”
Così Cristoforo Colombo e Rodrigo Descovedo misero piede per la prima volta nell'isola che sarà ribattezzata da Colombo: San Salvador. Gli indigeni di quella terra accorsero con doni di ogni genere per quegli uomini che a loro sembravano dei. Donavano loro frutti, semi e altre cose che venivano barattate con perline e specchietti dagli spagnoli. C'era al loro arrivo una gran confusione fino a che non si udì un rombo di tamburi; il silenzio calò e un baldacchino pieno di colori e foglie apparve davanti agli occhi dei conquistadores. Uno degli uomini che portava quella specie di carrozza sulle spalle, si piegò davanti all'uomo che vi sedeva dentro, in modo che questi potesse mettere i piedi su di lui per scendere.
“Salve, uomini di terre lontane, io sono il re di questo popolo, colui che decide la sorte di tutto e di tutti, stabilendo la pace e la guerra.
il mio nome è Zotaoh, siete i benvenuti. Inginocchiatevi!”
disse l'uomo che era sceso. Colombo e Rodrigo fecero cenno ai compagni di non inginocchiarsi e proseguire verso quella che sembrava la città. Appena fecero il lo-ro ingresso, si trovarono davanti uno spettacolo incre-dibile: piramidi enormi si ergevano verso il sole e una carovana di lama attraversava la strada. Tutte le abitazioni erano colorate da tinte calde ottenute da pietre di vario tipo. Passeggiando per quelle vie, Rodrigo notò che la maggior parte delle donne portava anelli d'oro appesi al naso e alle orecchie. Lo fece notare a Colombo, e subito qualcosa dentro di lui si accese. Voleva l'oro, tanto oro. Così prese per un braccio Rodrigo e corse in cerca di uno schiavo che potesse indicare loro il punto di estrazione. Nel frattempo, dall' alto di una piramide, Yutha, la sacerdotessa della città, osservava la scena; si era accorta che gli spagnoli erano venuti per scopi che avrebbero portato via gran parte dei beni isolani. Mise la sua ve-ste (una lunga gonna di foglie e due grosse conchiglie legate da filamenti di piante secchi per coprire il seno) e si avviò verso la foresta. Raggiunto il punto che aveva scelto come meta, Yutha si sedette sulla sponda di uno stagno circondato da piloni di pietra incisi. Raccolse dell'acqua con le mani e recitò:
“Uschuna! Malah! Malomus! Mamasai!”
subito il sole si rifletté sull' acqua che teneva in mano, colpendo uno dei pilastri di pietra; questo a sua volta emise un bagliore accecante. Yutha agitò il braccio destro e nel lago apparve un'immagine; Rodrigo e Colombo, attirati dalla luce, giunsero sul posto e sbirciarono nel lago per vedere l'immagine che vi era rappresentata: l'acqua mostrava un uomo che diceva di chiamarsi Amerigo Vespucci, sarebbe sbarcato a San Salvador anni dopo di loro, parlava con i suoi compagni dicendo che quell'isola scoperta da Colombo faceva parte di un nuovo continente e non delle Indie; Yutha mosse l'acqua e apparve l'immagine dei suoi parenti che venivano maltrattati dagli spagnoli e portati con la forza sulle navi. Colombo e Rodrigo si guardarono, non capivano, quel-lo era il futuro! Yutha tirò della sabbia su un pilone e sparì ogni segno di ciò che era stato fatto. Doveva impedire che accadesse tutto ciò che aveva visto nel futuro e decise di ingannare gli spagnoli. Mentre Colombo e Rodrigo si riprendevano dallo stupore, Yutha aveva raggiunto i conquistadores e li aveva incitati a seguirla nella propria abitazione. I marinai, incantati dalla sua bellezza come i marinai di Ulisse furono incantati dalle sirene, la seguirono senza farselo ripetere due volte. Appena raggiunsero la piramide, la sacerdotessa aprì una specie di porta; dietro di essa c'era un corridoio, Yutha invitò gli uomini ad entrare e li chiuse al suo interno.
Salì sulla cima della piramide e ringraziò il Sole, poi, come se nulla fosse, scese in città. L'unico ad essere rimasto fuori da quella trappola, era Vincente Yanez che bussò alla porta della stanza dove erano stati chiusi i compagni e uno di loro rispose:
“Si sta riempiendo tutto di sabbia! Moriremo! Aiuto!”
Vincente corse a cercare Colombo e Rodrigo. Quando liebbe trovati, Rodrigo raccontò anche a lui la scena a cui avevano assistito allo stagno. Vincente si dimenticò così dei compagni. Decisero di ripartire verso la Spagna per informare il re della scoperta del nuovo continente e per evitare che Amerigo rubasse loro la notizia prendendosi i meriti, quando davanti a loro passò un lama che trasportava i corpi dei loro compagni. Erano solo in tre e sarebbe stato quasi impossibile affrontare un viaggio così duro e difficile. Dovevano trovare qualcuno che li aiutasse, ma vennero fermati dalle guardie del re Zotaoh che li cercava dall'inizio dell'avventura. Vennero catturati e sacrificati. Quando dopo anni Amerigo e i suoi uomini fecero la loro comparsa in America, vennero a sapere dell'avvenimento e per vendicare gli spagnoli morti in quel luo-go, diedero inizio alle persecuzioni degli Indios.
Masha Velasco