Primavera. Inizio di un periodo che evoca la danza della vita. Tutto è desiderio di vita. Fra due settimane sarà Pasqua. Anche qui esplosione di vita.
Vita... E l'esperienza della morte? Realtà presente ovunque, attorno e dentro ciascuno.
Il vangelo odierno offre una chiave interpretativa alla luce dell'esperienza di Gesù.
Come ogni mortale, Gesù prova turbamento (angoscia e paura). Come l'affronta? Con la fiducia nel Padre, nell'Essere datore della vita, nell'Amore che nessun figlio vuole perdere.
Gesù sa che questa accettazione della morte, resa straordinaria dal perdono per i suoi uccisori, apre a tutti la strada della fiducia, del superamento della paura che paralizza l'esistenza.
Dio non può che stare in un posto più alto. Infatti viene innalzato. Ma questo innalzamento sul legno è il massimo dell'abbassamento, è l'umiltà di Dio, caratteristica fondamentale dell'amore.
In questo senso, la croce-morte è possibilità di vita, come il seme che muore e produce frutto. Indica che occorre perdere la vita per ritrovarla. Ma il cuore si sente turbato. Eppure il Cristo viene incontro, condividendo le umane paure. Lui, l'Uomo-Dio, liberamente sceglie di donarsi. Su questa strada di libero amore, di dono della vita si compie il grande mistero della ricapitolazione: sollevato sulla croce, Cristo-Amore attira a sé tutti gli uomini.
Gli uomini spirituali cercano la consapevolezza, l'apertura all'origine divina e lo stare in essa. Agli Ateniesi, Paolo di Tarso diceva: “In lui infatti viviamo, ci muoviamo ed esistiamo”. E il poeta Gibran: “Il grembo della terra non è / né inizio né fine / piuttosto è carro trionfale, / pausa e istante di stupore e meraviglia”. Una consapevolezza che al fondo dona serenità, pace, quiete.
(21 marzo 2021 – quinta domenica di Quaresima)
PS – In questo mese, i musulmani festeggiano Laylat al-Miraj, il viaggio di Maometto verso il Paradiso accompagnato dall'Arcangelo Gabriele (alcuni studiosi ipotizzano la conoscenza dei “Libri della Scala” da parte di Dante). Per questa occasione, trascrivo la preghiera di quiete di Ibna-'Arabi: “Fa' scendere, Dio, / gentile, compassionevole, / nel mio cuore / fede, tranquillità e calma / affinché io possa appartenere / a coloro i cui cuori / sono resi tranquilli / dal ricordo di Dio”
Nunzio Marotti
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