Il 2021 è caratterizzato, anche per i numerosi centenari sia di personaggi illustri sia di eventi. Un po’ trascurato però, o meglio ricordato in modo sciatto, è quello di Laura Conti, già nel corso degli anni talvolta dimenticata anche sul web, partigiana, grande scienziata, divulgatrice, medico, femminista, figura originale per i suoi tempi e ancora oggi di grande attualità: proprio per tutte queste ragioni degna di essere ricordata e soprattutto portata ad esempio alle nuove generazioni, in modo particolare alle ragazze. Vediamo perché.
Nata a Udine nel 1921 e successivamente spostatasi a Trieste, si trasferisce con la famiglia a Milano che diventa la sua città d’elezione. Qui studia vivendo in un clima famigliare sereno, in antitesi a quello storico sempre più drammatico e preoccupante e che sfocerà nel secondo conflitto mondiale. E’ importante già questa prima parte della sua esistenza perché vi si possono cogliere due aspetti fondamentali per gli sviluppi successivi. Da un lato un’educazione libera e aperta, che la porta a leggere tutto quello che trova in casa senza nessun tipo di censura e che le permette, anche se per il momento in modo empirico, di coltivare quel gusto della ricerca autonoma, così importante per il suo futuro. Dall’altra il modello famigliare, che vede sua madre subalterna al padre, porterà Laura a rifiutare il matrimonio e il ruolo subalterno della donna:” pensavo che mi sarei fatta una vita mia, eventualmente con dei figli, ma priva di legami coniugali che mi facevano orrore”1 . Iscrittasi alla facoltà di medicina, scelta assai innovativa per quegli anni da parte di una ragazza, già militante antifascista, anche per modello famigliare, nel 1944 entra nella Resistenza, aderendo al Fronte della gioventù per l’indipendenza nazionale e per la libertà. Catturata, dopo un passaggio nel carcere di San Vittore viene deportata nel campo di transito di Bolzano, dove riesce a sopravvivere e che le ispirerà l’opera narrativa La condizione sperimentale, uscito nel 1965 per Mondadori. Ecco, è da questa esperienza così forte che si possono rinvenire le radici e le cause delle scelte future di Laura. Se non si conosce da dove è partita, ricorda Valeria Fieramonte,2 non si capirà dove è arrivata. E’ infatti durante questi mesi che matura un profondo senso di giustizia e di consapevolezza dell’uguaglianza di genere e di uguaglianza degli esseri umani, senza distinzione alcuna, come pure la coscienza dell’irrinunciabile necessità del rispetto dell’individuo e della sua tutela.
Dopo la guerra si laurea in medicina e inizia a lavorare come traumatologa ed ortopedica presso l'INAIL e nei servizi di medicina scolastica. E’ in questi ambiti che comprende come non possa esserci uno stato di salute senza garanzie di sicurezza, ma anche di equilibrio ambientale: la salute non è solo un fatto individuale, ma deriva anche e soprattutto dall’ambiente in cui si opera e che deve quindi essere sicuro e sano. Prosegue anche il suo impegno politico: negli anni ’60 consigliere del P.C.I. per la Provincia di Milano e successivamente consigliere per la Regione Lombardia: il partito l'ha destinata alla Commissione ambiente e territorio. Dall'inizio degli anni ’70 è vicina a "Medicina Democratica" e a questo proposito è importante ricordare l’incidente all’ICMESA di Seveso che la porta, in veste istituzionale e professionale, a studiare i legami tra lavoro e diritto alla salute, cioè fra economia e diritto all’ambiente, dando vita all’ambientalismo scientifico. Negli anni ’80 la troviamo fra i fondatori della Lega per l'Ambiente e Presidente del comitato scientifico della stessa. Nel 1987 viene eletta alla Camera dei Deputati nelle liste del PCI nel Collegio Firenze-Pistoia. Fermiamoci. Già dal suo impegno possiamo cogliere un altro segnale di novità perché in quegli anni la sua militanza risulta molto critica ed indipendente, non sempre in linea con le direttive del partito o dell’associazione come insegna la sua posizione relativa al referendum sulla caccia e sul nucleare: Laura, proprio perché scienziata, capisce l’importanza della continua ricerca e dell’osservazione costante della realtà, prescindendo da dogmi o interessi di parte.
Ma anche come saggista e come instancabile divulgatrice Laura è un’antesignana e un modello per i giovani di oggi e di sempre. Spaziando nei campi più diversi non si ferma mai nel perseguire i suoi obbiettivi: un’informazione e una formazione rigorose, corrette, critiche, militanti, che la vedono spesso rivolgersi al corpo insegnante, individuando in questo modo un punto cruciale per la crescita di una comunità: scuola e formazione, il più possibile aggiornate e scientifiche. Risulta molto impegnata anche sui temi del femminismo, sempre con un approccio sistemico e un occhio particolare alla salute delle donne nell’ambiente di lavoro.
Fermiamoci ancora: in questi ultimi 14 mesi il mondo ha vissuto e vive tuttora un’esperienza drammatica e complessa e mai come in questi mesi abbiamo avuto bisogno di un’informazione chiara e oggettiva Ecco, Laura ci offre un esempio non solo di tutto ciò, ma anche di un approccio ai problemi di tipo sistemico: la sua visione sempre globale le permette di cogliere l’importanza di tutte le biodiversità e quindi le fa assumere un atteggiamento di vera ecologista con un approccio sempre integrale, che però, forte anche delle sue esperienze politiche, comporta un coinvolgimento della popolazione, “non solo scientificamente efficace, ma anche socialmente corretto “3. Laura è infatti promotrice e sostenitrice di un ambientalismo di stampo umanistico, così attuale e così necessario in un momento come quello attuale, dove da un lato la fiducia nella scienza tende pericolosamente ad affievolirsi, dall’altro la fede nelle nuove tecnologie, ne "le magnifiche sorti e progressive" rischia di impedire agli individui di esercitare il loro diritto di critica e di scelta. Laura, dunque, per chi l’ha conosciuta, non appariva una fanatica, ma una donna sempre alla ricerca, mai ‘arrivata’.
Tutto questo e ancora di più lo si può trovare nella sua produzione, (26 libri e qualche altro scritto2), ricchissima e variegata, che si spera possa conoscere nuove edizioni poiché la scrittura, è stato detto, rappresenta un tratto costante della vita di Laura.
Laura ci ha lasciato troppo presto (è morta nel 1993) e davvero immensa è la sua eredità umana, politica, scientifica: l’auspicio è quello di una sua riscoperta, di una sua ulteriore valorizzazione soprattutto a beneficio delle giovani generazioni che da Laura hanno tanto, tanto da imparare, esempio insigne di intellettuale organica, sintesi di rigore scientifico ed impegno civile, che davvero ha servito il popolo, ma che non ha perso mai la leggerezza, l’ironia, la dolcezza. Un’ intellettuale che credeva instancabilmente nell’ educazione e nella formazione tanto da arrivare ad affermare:” sono arrivata a farmi l’opinione che il cosiddetto “problema della ricerca scientifica “nel nostro paese non è tanto un problema di laboratori ad alto livello, o di progetti sofisticati, è piuttosto il problema di una buona scuola media, di un discreto liceo, di un diligente giornalismo. Più che di studiosi della relatività abbiamo bisogno di gente che sappia fare le equivalenze […]”2.
L’amministrazione comunale di Milano ha inciso il suo nome sul Famedio del Cimitero Monumentale.
Raimonda Lobina
NOTE
1 RENATA BORGATO, Laura Conti, enciclopediadelle donne.it
2 VALERIA FIORAMONTE, Una donna che ha anticipato i tempi, Nuova ecologia, Aprile 2021
3 SERENA TARABINI, La scienziata che non si riteneva tale, Extraterrestre, “il manifesto” 1 Aprile 2021
BIBLIOGRAFIA
ENRICO FONTANA, Nel nome di Laura, Nuova ecologia, Aprile 2021
ERMETE REALACCI, Il nostro percorso comune, Nuova ecologia, Aprile 2021
Wikipedia, Laura Conti
VALERIA FIORAMONTE, La via di Laura Conti, Enciclopedia delle donne ed. Milano 2021