In mare, sugli affioranti resti degli antichi Bagni Napoleone, sui pilastri prima ricordati, si era incagliato uno zatterone tedesco pieno di oggetti interessanti e soprattutto di generi alimentari in scatola, che a quei tempi valevano più dell’oro.
Istintivamente, anche con l’aiuto delle maschere antigas trovate a bordo e ingegnosamente riadattate, si formarono dei veri sub “professionisti” che svuotarono quel relitto. Il primo a sparire fu il suo preziosissimo carico e poi tutto il resto che poteva servire in ogni circostanza della vita, a partire dalla pesca, per arrivare alla casa, al lavoro, ai giochi, compresi quelli più seri di sopravvivenza.
La giornata prevedeva anche la gara di tuffi dalla punta della Madonnina fin giù nella sottostante cristallina “buca” di sabbia; il mi’ babbo, per aver esagerato nel salire in alto prima di buttarsi, si perforò un timpano. Si faceva il bagno tra gli scogli detti la “Corazzata Roma” e la “Sardegna”; ci si rincorreva su per il promontorio sotto le mura cinquecentesche del Forte Stella; noi della terza generazione dei ragazzi del Grigolo c’inventammo anche le discese libere con slittino (grosse tavole di legno, meglio se pannelli in formica e in mancanza di questi anche pezzi di cartone) sui quali scivolavamo “all’ingiù”, ira ed inseguimenti di Zeus (il cane di Angiolino Calistri) permettendo.
Durante una delle nostre giornate trascorse lassù, mentre correvamo verso la Madonnina, ecco che uno di noi, se non ricordo male Riccardino, tra i rovi nelle mura ai piedi delle del forte, notò uno strano buco o una spaccatura, comunque un varco. Entrammo e subito ci rendemmo conto di essere nei sotterranei delle fortezze dell’antica Cosmopoli.
Illuminammo con i fiammiferi e capimmo che la faccenda era intrigante e coinvolgente. Ci riproponemmo di non dire niente a nessuno e di organizzarci per le esplorazioni future. Già quel pomeriggio fantasticavamo di famosi tesori, d’ improbabili leggende relative a galline con le uova d’oro che dovevano esser state nascoste da qualche parte sotto la città vecchia. Immaginavamo di trovare armi, armature e scheletri. Il giorno dopo ci dotammo di torce e iniziammo l’esplorazione. Sono trascorsi più di quaranta anni, ma se non ricordo male, qualcosa o qualcuno ad un certo punto ci fece prendere una gran paura, sicuramente fu uno di noi che era rimasto fuori e che non voleva più continuare con quella storia e preferiva tornare alle più classiche partite di pallone. Io, Riccardino e qualche altro ritentammo alcuni giorni dopo, ma trovammo quel buco tappato. O qualcuno di noi aveva “cantato”, oppure dal Forte Stella ci avevano visto. Terminò così la nostra esperienza da Indiana Jones!
Michel Donati