C'è una legge che riguarda tutte le espressioni della vita: morire e rinascere. Il vangelo di oggi mostra Gesù che cerca di far capire ai discepoli in che modo è il Messia (il Cristo, l'atteso inviato di Dio). Nella testa di Pietro e degli altri c'è l'aspettativa di un liberatore-riformatore politico e religioso. E' questa visione che Gesù contrasta. Nella linea della profezia di Isaia del servo sofferente, Gesù dice che deve morire e risorgere, quindi la sua missione si realizza donando la vita, cioè nell'amore.
Pietro si oppone a queste parole, ma il suo è un pensare limitato che da Gesù è considerato diabolico. E a Pietro dice di stargli dietro, cioè di seguirlo, mentre invece lui vorrebbe stare davanti, indicargli come essere e come agire. Pietro è ciascuno di noi, quando dimentichiamo di essere immagine e somiglianza di Dio e pretendiamo che sia lui a nostra immagine e somiglianza, a misura dei nostri desideri e volontà di potenza.
Questo è il momento centrale della rivelazione di Cristo, e l'evangelista Marco che lo pone proprio a metà del suo vangelo. E da questo momento, inizia la manifestazione di Gesù Cristo come Figlio di Dio, come riconoscerà il centurione romano vedendolo morire sulla croce, cioè donando la vita. Quello di Marco è, fra i quattro, il vangelo più breve (sedici capitoli) ed è stato definito un racconto della passione con una lunga introduzione.
Chi vuole seguire Gesù e aspirare ad una vita evolutiva umanamente di qualità deve donare (perdere) la sua vita, cioè morire a ciò che ostacola l'espansione delle proprie potenzialità, a ciò che tiene avvinghiati alle forme di vita e di pensiero sull'esistenza ormai avviate al termine e senza futuro.
Collegandoci alla riflessione di domenica scorsa, ci sono forme mentali (con conseguenze socioeconomiche e ambientali concretamente drammatiche) oggi insostenibili e che richiedono il superamento per garantire un futuro positivo al pianeta e ai suoi abitanti. Tra queste forme-mito troviamo: individualismo, progresso indefinito, concorrenza, consumismo, mercato senza regole. E' necessario morire all'idea di essere separati, mentre tutto è connesso, al pensiero dell'uomo come dominatore della natura e dei suoi simili, alla convinzione che il possesso sia sinonimo di benessere.
Francesco, nell'enciclica Laudato si', scrive: “Il traguardo del cammino dell’universo è nella pienezza di Dio, che è stata già raggiunta da Cristo risorto, fulcro della maturazione universale”. E aggiunge che bisogna “rifiutare qualsiasi dominio dispotico e irresponsabile dell’essere umano sulle altre creature” e così motiva: “Lo scopo finale delle altre creature non siamo noi. Invece tutte avanzano, insieme a noi e attraverso di noi, verso la meta comune, che è Dio, in una pienezza trascendente dove Cristo risorto abbraccia e illumina tutto. L’essere umano, infatti, dotato di intelligenza e di amore, e attratto dalla pienezza di Cristo, è chiamato a ricondurre tutte le creature al loro Creatore” (n. 83). Un invito all'amore concreto attraverso la cura di tutte le creature.
(12 settembre 2021 – domenica 24 ordinario)
Nunzio Marotti
Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo.