Dopo i tragici fatti del 1927, il pastore sanpierese Mamiliano Martorella (1898-1973) iniziò a costruire una nuova tipologia di quelle strutture pastorali per la produzione dei formaggi che già esistevano, ma non numerose, sui monti dell’Elba occidentale. Il pastore introdusse una raffinatezza costruttiva che si manifesta in un sapiente e curatissimo assetto murario delle pietre, nella finestrella sopra l’architrave d’ingresso e nelle aperture laterali che servivano a creare correnti d’aria per disperdere il fumo derivante dalla preparazione di ricotte e formaggi come «cacetti» e «baccelloni».
Queste tecniche furono riproposte, durante il Novecento, dal pastore Giuseppe Galli (1901-1977), detto «Peppitto» poiché nato in Argentina, e dal pastore-scalpellino Evangelista Barsaglini (1923-2016), autore del bel «grottino» sull’altopiano delle Mure, tra Pomonte e Seccheto.
Le opere più belle di Mamiliano Martorella si trovano a Moncione, al Masso alla Guata e alle Macinelle. In quest’ultimo sito, il pastore ricostruì un precedente ricovero e, in seguito, ne edificò un altro di fronte.
I due nuovi «grottini» erano venuti davvero bene; Mamiliano ne fu talmente soddisfatto ed orgoglioso che incise la propria firma sul masso ai piedi di una delle sue due opere: «M».
Alcuni anni dopo, il giovanissimo Evangelista Barsaglini, già scalpellino «in nuce», si trovava sempre in quel luogo, al caprile delle Macinelle. Suo padre gli disse: «Vado a fa’ un po’ di legne giù al Gombale; tu aspettami qui». Nell’attesa, il bambino prese il suo scalpello ed incise, su una ruvida roccia a pochi metri dal caprile: «EVANGELISTA BARSAGLINI».
La scritta, coperta da licheni, è ancora visibile agli occhi attenti di chi si avventura in quel magico angolo dell’isola.
Silvestre Ferruzzi