Nel vangelo di oggi, viene ripreso il tema del servizio e del dare la vita per gli altri. Seguire Cristo ed essere grandi vuol dire farsi servitori degli altri, della vita.
Di solito, il “dare la vita” è stato proposto nella versione estrema: morire per gli altri, dando cioè la propria vita biologica. Il martire come modello di santità. Nel corso della storia, si registrano tanti modelli di santità, cioè di modi di seguire Gesù: il dare la vita (amare) che si attua in modalità e in situazioni diverse, di cui il martirio è una.
L'amore-servizio è presente più di quanto si immagini. Basta osservare più attentamente i diversi ambiti, dalla famiglia ai rapporti di lavoro, alle molteplici realtà sociali. La tendenza a soffermarsi solo sul negativo – favorita da abili manovratori e da ingenui cortigiani – oscura il bene che esiste e impedisce di accorgersi delle persone che vivono prendendosi cura non solo di sé. Tre anni fa, papa Francesco ha scritto una significativa esortazione sulla chiamata alla santità nel mondo contemporaneo, intitolata “Gaudete et exultate” (Rallegratevi ed esultate). In essa ha definito queste persone “i santi della porta accanto” aggiungendo che si può parlare di “classe media della santità”. E' la santità del quotidiano. Ognuno di noi ricorda persone, di oggi e di ieri, belle, autentiche, innamorate della vita, dedite agli altri, dimentiche di sé, gioiose, luminose. Caratteristiche queste vissute non in mondi ideali ma nel “terribile” quotidiano, dove si alternano situazioni piacevoli e sgradevoli, gioie e sofferenze, chiarezza e incomprensioni, slanci e debolezze. E' la trama della vita, in cui ognuno si sforza di individuare ciò che è “meglio”, anche se talvolta sceglie (che mistero la libertà!) il “peggio”.
Gesù invita a entrare in una relazione profonda con lui che è presenza amorosa di Dio. In tal modo si viene gradualmente trasformati nella sua stessa realtà, diventando sempre più capaci di donare la vita come il Maestro. Questa unione con il Dio-Amore diventa testimonianza per altri, chiamati tutti ad un'esistenza di unità e consapevolezza che si traduce in costruzione instancabile di fraternità. E chi lavora per la fraternità lavora non per la morte ma per il futuro dell'uomo e del pianeta.
Appartenenza (esclusiva) e pretesa superiorità decadono quando religione e spiritualità sono al servizio della trasformazione della persona e del mondo. Un cambiamento profondo che richiede la ri-scoperta del silenzio interiore (“e la Parola zittì chiacchiere mie”, scriveva il poeta Clemente Rebora) e il distacco dal proprio io egoistico.
(17 ottobre 2021 – domenica 29 ordinario)
PS - “Sì, ho molte debolezze umane, molte miserie umane. […] Ma Lui si abbassa e si serve di noi, di te e di me, per essere suo amore e sua compassione nel mondo, nonostante i nostri peccati, nonostante le nostre miserie e i nostri difetti. Lui dipende da noi per amare il mondo e dimostrargli quanto lo ama. Se ci occupiamo troppo di noi stessi, non ci resterà tempo per gli altri.” (santa Teresa di Calcutta).
Nunzio Marotti
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