La trasformazione dei toponimi nel tempo è un fenomeno molto comune, e nel settore occidentale dell’Elba se ne trovano numerosi esempi. Partendo dalla vallata di Pomonte incontriamo il Colle di Tutti, che in realtà sarebbe «Colle ai Dutti» (dal latino «ductus» nel senso di «corso d’acqua»), assieme al Logastrino, una curiosa trasformazione di «Olivastrino». Non distante, nella vallata di Chiessi, ecco la Valle della Morte che corrisponderebbe a «Valle della Morta», dove «morta» indica, come in Corsica, l’arbusto del mirto. Nel Campese, presso i paesi di San Piero e Sant’Ilario, si trovano altre trasformazioni toponomastiche: il celebre sito mineralogico di Grottadoggi che deriva, come si legge in documenti medievali, da «Grotte Giorge» e quindi dal latino «gurges», ossia «torrente», poi il quartiere pastorale del Capril Chinese, una curiosissima trasformazione di «Capril di Nesi», nome personale medievale. E ancora, nello stesso settore dell’isola, quel Lugliastrello che è una corruzione di «Olivastrello», il Borandasco che in età medievale era «Bonaldasco» (dal nome personale longobardo Bonald) e infine l’Accolta, luogo a metà strada tra le comunità di San Piero e Sant’Ilario in cui si esigeva una «colta», ossia un dazio di transito. Nel Marcianese incontriamo il Colle alla Gatta che è corruzione di «Colle alla Guata», ossia una strategica altura di osservazione («guata») sul mare. Procedendo verso Procchio, presso la Valle del Gualdarone s’incontra l’Albero in Faccia, in origine «Baronfaccia», nel senso di un pendio che «bara» (ossia «scende») frontalmente; e ancora, verso la Biodola, la Valle al Nemico che in origine «Valle di Mico», un antico nome personale, e le Scimmie, ossia le «Cime» (oggi Serrone delle Cime).
Silvestre Ferruzzi