Protagonista del vangelo di questa domenica è la Parola: la folla fa ressa per ascoltare la parola di Dio; Pietro, oltre ogni buon senso, getta le reti sulla parola di Gesù; i primi discepoli, chiamati, lasciano tutto e seguono la Parola. Questo è ciò che caratterizza l'identità del cristiano: uditore della Parola (Rahner) perché in lui diventi carne, vita. Dall'esperienza di incontro con Dio (afferrati, dice Paolo) può scaturire la risposta di coinvolgimento della propria vita nell'avventura cristiana e autenticamente umana. Pescati da Dio (i Padri della Chiesa paragonavano i cristiani a pesciolini), diveniamo a nostra volta pescatori di uomini, capaci di diffondere attorno a noi voglia di vivere, gusto per l'esistenza, desiderio di accogliere e donare.
Ci sono delle condizioni evidenziate dal vangelo. Oltre al riconoscimento della propria incapacità di autosalvarsi, va sottolineata la disponibilità ad “andare al largo”, cioè a non restare ingabbiati nel passato e nell'abituale aprendosi al nuovo con fiducia e rinnovato impegno. E' il rischio del salto che immette nella libertà della vita dello Spirito. E' lasciare tutto, nel senso che niente può essere l'assoluto-idolo che schiavizza, per lasciarsi condurre dalla forza della conoscenza e dell'amore, da quel vento dello Spirito che distrugge forme mentali e istituzioni ormai incapaci di comunicare vita con le proprie elaborazioni e i rituali stanchi. E' il vento del rinnovamento che attraversa costantemente il mondo e che ha bisogno di uomini umili e forti, innamorati dell'Assoluto e di tutti gli esseri del creato.
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Nel trentesimo anniversario della morte (6 febbraio 1992), vorrei qui ricordare uno di questi uomini portati dalla forza dello Spirito. David Maria Turoldo, frate e poeta, ha inseguito e cantato Dio per tutta la
sua esistenza. L'omonimo di re Davide (che il libro biblico del Siracide così descrive: “Davide cantò inni con tutto il cuore e amò colui che lo aveva creato”), ha convissuto con il cancro negli ultimi anni della sua vita. Dalla-nella sofferenza sono scaturite altre poesie. A lui – che ho incontrato, anche in quest'isola, e che tanto mi ha segnato - lascio la parola con alcuni versi dell'ultimo periodo.
“Fammi camminare a testa alta / che tutti dicano: è il suo / amico: / e mai / abbia ad arrossire di te / e vedano tutti / quanto di te / io sia orgoglioso.” (Fammi camminare).
“Cosa pensi di me, Signore? / Di tristezza piango più che di paura / davanti alle infinite volte /
che ti ho deluso. / E tu ancor prima in segreto mi dicevi / quanto noi appena dopo sappiamo: / che ogni colpa ha in sé la sua pena. / E mai / che tu possa divertirti a punire.” (Cosa pensi)
“Fratello ateo, nobilmente pensoso, / alla ricerca di un Dio che non so darti, / attraversiamo insieme il deserto. / Di deserto in deserto andiamo oltre / la foresta delle fedi, / liberi e nudi verso / il nudo Essere / e là / dove la Parola muore / abbia fine il nostro cammino.” (Oltre la foresta)
(6 febbraio 2022 – 5a domenica tempo ordinario)
Nunzio Marotti
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