Domani parteciperò alla "Passeggiata della memoria a Portoferraio", alla scoperta dell'ebraismo presente all'Elba con l'antica comunità di Portoferraio e la più moderna di Capoliveri.
E' motivo di interesse e anche di gratitudine soprattutto per un uomo, Elio Toaff, legatissimo alla nostra isola.
Rav Toaff è stato un personaggio importante nella storia del nostro Paese. Morto a pochi giorni dal centesimo compleanno, ha attraversato il Novecento delle leggi razziali e della Shoah, assumendo l'incarico di rabbino di Ancona, Venezia e Roma. E' stato protagonista, con Giovanni Paolo II, dell'inedito gesto di riconciliazione fra Comunità ebraica e Chiesa cattolica, con l'incontro nella Sinagoga di Roma il 13 aprile 1986. Un evento storico che ha raccontato, con commozione, nel libro "Perfidi giudei fratelli maggiori".
La storia di Rav Toaff richiama il suo legame con la famiglia Luperini di Capoliveri: aveva sposato Lia, sorella di Luciano e Licia, e figlia di Ezio Luperini che fu sindaco di Capoliveri. Una storia che si intreccia con le leggi razziali, le fughe per nascondersi (accolti a Val di Castello Carducci dalla capoliverese Isabella Della Lucia e dal marito Vittorio), i contatti con i partigiani, fino alla cattura di Elio a Sant'Anna di Stazzema, dal cui eccidio riuscì a salvarsi.
Ho avuto l'occasione di incontrarlo, a luglio del 1988, nella sua casa a Capo Perla (Capoliveri) dove trascorreva gran parte del riposo estivo (l'intervista fu pubblicata dal settimanale Lisola del 29 luglio 1988). Ricordo questo fratello maggiore, uomo mite, amante della pace, sincero uomo di fede. Tra le altre cose, parlammo della storia di persecuzioni subite dagli ebrei e della necessità di non perdere la memoria. "Non dimenticare - sottolineò - non vuol dire avere odio, desiderio di vendetta, rancore; ricordare vuol dire avere ben presente un periodo di storia che si è svolto in duemila anni e che ha avuto le sue vittime, i suoi martiri, le sue pagine tristissime. Dimenticarle vuol dire tradire la memoria di chi ha subito queste persecuzioni". E a proposito di sogni, disse che sperava in un mondo sempre più accogliente e rispettoso, concludendo di aver insegnato, a cominciare dai suoi figli, "che bisogna andare dove uno non si sente dire 'sporco ebreo'".
Nunzio Marotti
[Nella foto Elio Toaff, sua moglie e suo figlio - immagine tratta da moked.it, il portale dell'ebraismo italiano]