Quando parlano le armi, si avverte il desiderio di silenzio. E il credente si affida alla preghiera, perché “all’insensatezza diabolica della violenza si risponde con le armi di Dio, con la preghiera e il digiuno” (papa Francesco). Sì, perché nell'abisso del male (e la guerra è anche questo) il credente ha fiducia in Dio, con la certezza di una risposta, anche se non ne conosce la modalità.
Eppure, occorre lasciare alla pochezza delle parole umane la libertà di esprimere un pensiero o un'intuizione come risposta al dono della Parola che incontriamo nel vangelo di oggi.
Gesù racconta una parabola che parla di ciechi, trave e pagliuzza, di alberi, con frutti buoni o cattivi, di cuore, da cui viene il bene o il male.
“Perché guardi la pagliuzza che è nell'occhio del tuo fratello e non ti accorgi della trave che è nel tuo occhio?”. L'interrogativo interpella la relazione con sé e con gli altri. Viene subito in mente la favola di Fedro delle due borse e la tendenza a guardare (e cercare) il male, le criticità, insomma il negativo, trascurando tutto il resto. Come mai? “Un motivo c'è: chi non vuole bene a se stesso, vede solo male attorno a sé; chi non sta bene con sé, sta male anche con gli altri. Invece colui che è riconciliato con il suo profondo, guarda l'altro con benedizione” (E.Ronchi).
In queste ore drammatiche – ma è sempre “dramma”, se guardiamo in profondità e oltre ciò che ci viene mostrato – occorre coltivare il cuore, perché sia di carne e umano e sovrabbondante di bene. Così da lasciar scaturire parole, gesti e azioni espressione dell'essere uomo di pace, costruttore di ponti di dialogo e accoglienza con chi è diverso da me, differente per idee o altro. Il cuore “buono” è il cuore amante, come fu quello di Francesco d'Assisi, il quale, “considerando che tutte le cose hanno un’origine comune, si sentiva ricolmo di pietà ancora maggiore e chiamava le creature, per quanto piccole, con il nome di fratello o sorella. Questa convinzione non può essere disprezzata come un romanticismo irrazionale, perché influisce sulle scelte che determinano il nostro comportamento” (papa Francesco, enciclica Laudato si', n.11). E' tempo – ormai da tempo – di riconsiderare la fraternità e la cura come via di salvezza dell'uomo, dell'umanità e dell'intero pianeta.
(27 febbraio 2022 – 8a domenica tempo ordinario)
PS - “Giove ci ha imposto due bisacce: dietro la schiena c’è quella piena dei nostri difetti, appesa al petto c’è la pesante bisaccia dei vizi degli altri. Per questo non possiamo vedere i nostri difetti, ma facciamo i censori non appena gli altri sbagliano” (Fedro).
Nunzio Marotti
Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo.