"Frantumi", un mondo interiore scritto nell'Isola
Sarà a breve in tutte le librerie elbane il volume di poesie «Frantumi», scritto da Girolama Cuffaro Ferruzzi ed edito da Persephone Edizioni. La raccolta di poesie è stata composta all’isola d’Elba tra gli anni Ottanta e Novanta del Novecento. Girolama Cuffaro Ferruzzi, archeologa, è figlia dello scultore Silvestre Cuffaro e della pittrice Pina Calì, rappresentativi artisti siciliani degli anni Trenta. Naturalizzata elbana, moglie dell’architetto Paolo Ferruzzi, è autrice di molti dipinti parietali tra i quali spiccano quelli di «Una tenda per l’anima», pubblicati sulla rivista «Abitare all’Elba», e di numerosi restauri pittorici per case private e per chiese tra le quali la Cappella della Madonna delle Grazie a San Piero e la Cappella di Santa Filomena a Pomonte, con la collaborazione del figlio Silvestre.
Le poesie di «Frantumi» sono state apprezzate da illustri scrittori contemporanei come Roberto Pazzi ed Ernesto Ferrero; quest’ultimo vi ha notato «una non comune percezione/comprensione della vecchiaia, un costeggiare la morte senza estenuazioni o compiacimenti o languori, che non è romantico o teatrale o barocco, ma greco», con «una sorta di remake autobiografico, che privilegia immagini, situazioni, paesaggi di classica compostezza, caricati di una forte componente simbolica. Sono dei flash rappresentativi volutamente fissi nell’immobilità delle loro superfici, un qualcosa che assomiglia al bassorilievo, siano essi il conforto che viene dalla contemplazione di paesaggi sentiti come familiari o fraterni, o i teneri medaglioni dedicati ai figli». La poesia «Facciamo un gioco» – che secondo Roberto Pazzi «è così bella che ho dovuto riscriverla: ch’è un modo tutto particolare di leggerla, quasi per impararla a memoria» – riassume totalmente l’essenza dell’autrice: «”Chiudi gli occhi, mamma, facciamo un gioco! Chiudili per vero e quando ti dico io li apri!” Che gioco bello, amore, da giocare sempre e per sempre all’infinito, oltre quel giorno amaro che al tuo battito di mani obbedire non potrò, né mi potrai svegliare».
FS