E’ con l’espletamento di lavori pubblici quale espiazione della pena che i forzati del bagno penale di Portoferraio entrano indissolubilmente a far parte della storia e della vita quotidiana di Portoferraio anche nel secolo decimo nono come nei secoli precedenti. I lavori pubblici devono tenere perennemente occupato il forzato: è previsto nel Regolamento Generale per l’amministrazione dei bagni dei forzati esistenti nel Granducato, approvato da Sua Altezza Imperiale e Reale con suo Real Dispaccio del 22 gennaio 1817.
“Nessun forzato deve essere escluso dal lavoro, menochè non sia malato o realmente difettoso di macchina, qualunque connivenza dei custodi su tal proposito sarà repressa e i forzati infingardi saranno puniti dai direttori locali“
(Art. 118 del regolamento generale dei bagni del granducato di Toscana del gennaio 1817. Cfr. volume secondo “Tra forzati,guardiani e fazionieri, Due anni di vita e pena nel Bagno di Portoferraio (1818-1819)” Tesi di laurea. Annalisa Tori. Biblioteca comunale Portoferraio)
Nel secolo decimo nono Il bagno penale di Portoferraio fa parte del circuito del sistema penitenziario del granducato. Diviene uno dei più importanti bagni penali granducali della Toscana in forza dell’art 3 e dell’art 4 del suddetto regolamento generale dei bagni penali del granducato: (Vedi foto di copertina)
“I forzati del Gran-Ducato allorchè i bagni saranno definitivamente preparati,resteranno ripartiti come segue:
In Livorno n. 168
In Portoferraio n. 180
In Orbetello n. 200
In Piombino n. 140
Il bagno di Pisa è destinato per deposito e per luogo di primo ricevimento dei forzati”
(Art 3 del regolamento generale dei bagni del granducato di Toscana del gennaio 1817.Cfr. volume secondo “Tra forzati,guardiani e fazionieri.Due anni di vita e pena nel Bagno di Portoferraio (1818-1819)” Tesi di laurea. Annalisa Tori. Biblioteca comunale Portoferraio)
L’articolo 4 sancisce l’importanza del bagno penale di Portoferraio poiché in questa sede devono passare tutti i condannati a vita o per più di cinque anni dell’intero granducato di Toscana:
“I condannati a vita o per di più di 5 anni dovranno tutti passare nel Bagno di Portoferraio per esservi trattati in modo coerente alla loro respettiva condanna secondo le dichiarazioni stabilite dalla legislazione di tempo in tempo vigente”
(Art 4 del regolamento generale dei bagni del granducato di Toscana del gennaio 1817. Idem come sopra)
A. Tori nella tesi di laurea scrive: “La ciurma del bagno di Portoferraio era costituita nel 1818-1819 di circa 180 teste.I Forzati provenivano da varie parti della penisola anche se la maggior parte di essi era toscana, oltre l’ottanta per cento rappresentava i comuni della regione:
Pisa, Firenze, Fucecchio, Navacchio, Pietrasanta, Arezzo, Massa Carrara ecc. Circa le professioni si andava dal contadino al sarto, al navicellaio, mugnaio, barocciaio; le uniche due professioni non presenti nel bagno di Portoferraio di cui la direzione locale lamentava la necessità, erano lo scarpellino e il muratore. Quanto ai reati dei quali essi erano stati riconosciuti colpevoli consistevano nel furto che poteva essere violento, a mano armata, a mano armata con violenza con chiavi false; per poi passare alla rapina, omicidio, latrocinio.
La pena che i forzati scontavano all’interno del bagno penale era quella dei lavori pubblici, che poteva essere a vita oppure a tempo determinato a seconda della gravità del reato compiuto. I condannati ai lavori pubblici a vita dovevano portare l’anello tondo, la doppia catena, camminare a piedi nudi e avere appeso al petto il cartello cin impresso il delitto da loro compiuto;inoltre dovevano avere un vestito di taglio e colore diverso dagli altri condannati, infatti per i condannati a vita dei bagni penali del Granducato di Toscana il colore del vestito era il giallo, mentre quello degli altri condannati a tempo era il rosso. I condannati ai lavori pubblici a tempo, la cui pena variava dai tre ai venti anni, portavano a differenza di quelli condannati a vita una catena semplice. Quindi i condannati venivano suddivisi in base al tipo di pena che dovevano scontare, ma il trattamento di vitto, vestiario a parte il colore e le scarpe era lo stesso per tutti“.
(Cfr. Volume primo “Tra forzati,guardiani e fazionieri. Due anni di vita e pena nel Bagno di Portoferraio (1818-1819)” Tesi di laurea. Annalisa Tori. pg 132-134. Biblioteca comunale Portoferraio)
(Vedi foto 2)
I lavori che i forzati espletano sono sia all’interno del bagno penale che all’esterno.
LAVORI ESTERNI SVOLTI FUORI IL BAGNO PENALE
I principali lavori esterni dei forzati consistevano nello spazzare la città,lavorare nelle saline e spesso anche impiegati nelle miniere. (vedi foto 3)
A questi lavori va aggiunto quello del dragaggio della darsena.
Lo annota nel 1842 Attilio Zuccagni Orlandini il quale nella corografia dell’Elba scrive “…Portoferrajo la bella Darsena, che viene espurgata con puntone costruito nel 1829, per opera dei forzati tenuti nel Bagno, posto presso la Linguella…”
(Cfr.in pg 62 “Corografia dell’isola dell’Elba” Attilio Zuccagni Orlandini. 1842)
“Per quanto poi riguarda i lavori esterni quando fuori era ancora notte dovevano essere incatenati dalle guardie alla presenza del custode che controllava la regolarità dei ferri. Compiuta questa operazione i forzati venivano condotti in coppia (in quanto per evitare possibili tentativi di fuga i forzati erano incatenati a coppia) sul luogo di lavoro. I lavori principali svolti dai forzati consistevano soprattutto nello spazzare la città lavorare nelle saline e spesso anche nelle miniere m per questo tipo di lavoro non ci sono chiare notizie“
(Cfr pg 181 Volume primo “tra forzati, guardiani e fazionieri. Due anni di vite e di pena nel bagno di Portoferraio 1818-1819” Annalisa Tori, Tesi di laurea. Biblioteca comunale Portoferraio)
“….Il lavoro che i forzati compivano presso le Saline veniva pagato all’amministrazione del bagno nella somma di un palo a testa al giorno, un quarto spettava ai forzati e l’altro in deposito nella cassa del bagno …Da un rapporto inviato dal direttore Cantini di Portoferraio all’Ufficio dei fossi di Pisa racconta che nella mattina del 19 giugno 1818 i forzati inviati al travaglio delle saline si erano rifiutati di lavorare se non gli veniva corrisposto l’intero paolo. Questi forzati ricondotti al bagno vennero puniti dal custode con quindici staffilate. Il custode dispose che se la situazione si fosse ripresentata il giorno successivo avrebbe aomentato la punizione…”
(Cfr pg 183 Volume primo. Idem come sopra)
“…I condannati ai lavori pubblici a vita in seguito all’emanazione dell’articolo 6 dell’editto del 22 giugno 1816 dovevano portare la doppia catena .l’anello tondo e andare a piedi nudi con l’abito di colore staglio diverso da quello degli altri forzati …”
(Cfr pg 233 Volume primo: Idem come sopra)
I forzati non potevano lavorare all’esterno in luoghi distanti più di quattro miglia dal Bagno e inoltre non potevano andare a lavorare in botteghe o negozi privati. Solo lavori pubblici.In questo riprendendo quanto stabilito sin dal tempo del granduca Cosimo I de Medici.
LAVORI INTERNI DENTRO IL BAGNO PENALE (vedi foto 4 e 5)
Accanto ai lavori esterni per i quali i forzati venivano a contatto con la popolazione essi eseguivano anche lavori interni utili alla vita del paese :la filatura del cotone,l’impagliatura dei fiaschi,la lavorazione delle bretelle .Esercitavano mestieri come il calzolaio e il sarto.I lavori interni erano eseguiti specie in inverno quando non è possibile svolgere lavoro nella Saline
Tra le attività sostitutive da svolgersi all’interno del Bagno era in ogni caso escluso il lavoro del fabbro e qualunque altro ritenuto pericoloso.
Marcello Camici
Nelle immagini:
Foto di copertina - Prospettiva della Linguella quando ospitava il bagno penale granducale
Foto 2 - Telemaco Signorini. Il bagno penale a Portoferraio. Condannati ai lavori forzati pubblici probabilmente a vita per il colore giallo del vestito indossato. Olio su tela. 1894. Galleria d’arte moderna. Palazzo Pitti. Firenze
Foto 3 - Forzati del bagno penale al lavoro nelle saline granducali a S. Giovanni. In primo piano guardiano con fucile
Foto 4 - Cortile interno del bagno penale granducale della Linguella. Portoferraio
Foto 5 - Interno del bagno penale granducale della Linguella