L'uomo moderno, preso dai ritmi frenetici imposti dalla vita odierna, è portato a perdere sempre più le antiche tradizioni, retaggio della vita di un tempo, quando il lavoro era fisicamente più duro, ma scandito da ritmi decisamente più lenti in confronto a quelli odierni. Tra le vecchie tradizioni ricordo quella legata ad una tenera piantina, conosciuta come "l'Erba dell'Ascensione". Tutti i vecchi contadini sicuramente la ricorderanno, ma oggi sono poche le persone che ne seguono ancora la tradizione. Nel giorno dell'Ascensione di Nostro Signore, festa cristiana che cade quaranta giorni dopo la Santa Pasqua, era tradizione recarsi prestissimo, prima del sorgere del sole, presso il corso dei fossi della Galea o della Foce, ma anche verso i Forcioni, nella piana di Marina di Campo, muniti di paniere e lanterna. Cercando tra le numerosissime specie di piante spontanee che la primavera produce in maniera rigogliosa, si dovevano trovare, al lume della lanterna, le piantine dell'Erba dell'Ascensione, una minuscola pianta grassa, il cui nome scientifico è "SEDUM CEPAEA ", appartenente alla famiglia delle Crassula-ceae. La presenza di questa piantina, in modo più o meno abbondante, era strettamente legata alla quantità delle precipitazioni invernali, oltre all'anticipo o ritardo della - stagione primaverile dovuta a fattori atmosferici. Era altresì determinante la data in cui cadeva la Santa Pasqua, alta o bassa, come si usa dire, dal momento che la ricorrenza dell'Ascensione, come detto, cade quaranta giorni dopo la Pasqua. Una volta individuata la tenera piantina grassa, molto delicata, la si estirpava dal terreno e la si poneva delicatamente nel paniere, ponendo tutte le piantine nello stesso verso. Dopo averne raccolte in quantità sufficiente per i componenti la famiglia ed alcuni amici cui se ne voleva far dono, ci si recava sulla riva del mare dove, raccogliendo con il palmo della mano un po' d' acqua di mare, ci si segnava col segno della Croce, recitando una preghiera volta a richiedere salute e prosperità per tutta la famiglia. Una volta rientrati a casa, uno o più dei rametti raccolti, veniva appeso sopra un quadro e, se pur privi del terreno e senza alcuna innaffiatura, nei giorni successivi i rametti non appassivano, al contrario continuavano la loro crescita fino a culminare, dopo una ventina di giorni circa, in una bella fioritura con tante stelline bianche. La tradizione voleva che il raggiungimento di una bella fioritura significasse una stagione ricca di salute e con raccolti abbondanti; al contrario, se la pianta appassiva o non giungeva a fioritura, era un chiaro segno di difficoltà di vario genere. Non so quante persone oggi, all'Elba, si rechino ancora lungo il corso dei fossi, alla ricerca dell'Erba dell'Ascensione; personalmente, devo alla tenacia di mia moglie Elga (una Segnini di chiare origini Pogginche), il prosieguo di questa e di altre tradizioni locali, alle quali Ella non ha mai voluto rinunciare, anche a costo di levatacce, come raggiungere la mattina presto la Madonna del Monte il 15 di Agosto, o recarsi alla processione del Venerdì Santo a San Piero o Sant'Ilario alle prime luci dell'alba. Debbo dire che la sensazione di pace e serenità, provata in quei luoghi al sorgere del sole ripagano ampiamente del sonno perduto.
Ho voluto così ricordare questa tradizione, nella speranza che, come noi, altri Elbani desiderino protrarre ancora negli anni a venire questa usanza che unisce lo spirito dell' uomo semplice alla generosità della natura che, ogni anno, ci inebria con il risveglio profumato e rigoglioso di una Nuova Primavera.
Giorgio Giusti