Il luogo su cui è edificato il castello e le mura di questa rocca parlano della storia di tutta l’Elba.
Giorgio Monaco attesta al Volterraio testimonianze anteriori alla nascita del castello e cioè la presenza di forni e scorie di lavorazione antica del ferro di epoca preromana (ritrovamenti di superfice) (Cfr.in pg 254 di “V.Mellini.Memorie storiche dell’isola d’Elba” LS Olschki editore Firenze 1955).
Michelangelo Zecchini scrive: “Di recente, quasi a voler avvalorare l’ipotesi di coloro che vi identificano un toponimo etrusco, sul Volterraio sono stati rinvenuti frammenti di bucchero e, soprattutto, un aes grave (grandezza 2.5 cm) di produzione volterrana, riferibile alla fine del IV-inizi del III secolo a.C.:
D/Bifronte con petaso piatto
R/Globetto circondato dalla scritta VELATHRI”
(Cfr. in pg 117 di “isola d’Elba le origini” M. Zecchini. Edizioni S. Marco litotipo. Lucca. 2001).
Reperti che avvalorano l’ipotesi di diretta influenza della città-stato di Volterra.
Cristina Lazaro Ruiz recentemente ha diretto lavori di scavo archeologici dentro il cortile all’interno della fortezza, così scrive:
“…I lavori archeologici all’interno del castello del Volterraio sono partiti dalla chiesetta costruita nel 1696 come cappella per le truppe e per il castellano, in precedenza era utilizzata la chiesa di S. Leonardo…davanti alla chiesetta e alla casamatta è stato trovato un pavimento di lastre di pietra … anche qui sono state riportate alla luce le fondazioni di un antico muro a sassi con orientamento nord-sud che apparteneva ad una struttura antecedente alla chiesetta…”
(Cfr. in pg 101 de ”L’intervento archeologico nella fortezza e nella chiesa di San Leonardo“ Cristina Lazaro Ruiz. In “La fortezza del Volterraio”. Pacini editore).
Un antico muro al centro del recinto che andrebbe studiato con ulteriori indagini archeologiche le quali forse consentirebbero di raggiungere conoscenza sull’epoca in cui il Volterraio era fortezza di altura, strutture di età romana sulle quali sarebbero stati elevati i muri medioevali.
Nell’alto medioevo, dopo la caduta dell’impero romano di occidente, regna il silenzio: nessuna fonte archivistica e/o archeologica documentaria.
Il poemetto letterario di Rutilio Namaziano (“De reditu suo“) è documento del viaggio di navigazione durante la fuga di Rutilio da Portus Augustus(Roma) verso la Gallia.
Lascia descrizione dell’arcipelago toscano intorno al 410 d.C. in completo stato di sfacelo per quanto riguarda le ville romane con le isole diventate sede di monaci della nuova religione, da lui chiamati “lucifugi”, ma anche di romani ivi arrivati per fuggire alla furia dei barbari.
L’apparizione dell’isola d’Elba all’orizzonte all’alba del quarto giorno di navigazione è l’occasione per una raffinata digressione sul ferro e l’oro, l’uno fonte di vita e di civiltà, l’altro “materia per ogni perversione”ma Namaziano non lascia una descrizione della situazione degli abitati o luoghi dell’isola .Lo fa invece per Populonia il cui stato di desolazione non doveva essere molto lontano da quello esistente all’Elba.
“…Non si possono più riconoscere i monumenti dell’epoca trascorsa, Immensi spalti ha consunto il tempo vorace. Restano solo tracce fra crolli e rovine di muri, giacciono tetti sepolti in vasti ruderi. Non indigniamoci che i corpi mortali si disgreghino: ecco che possono anche le città morire.”
(I, 409-414)
In un articolo dal titolo “Elba bizantina” da intendersi l’isola d’Elba al tempo dell’impero romano d’oriente, Enrico Lombardi apre uno squarcio di conoscenza su questo periodo alto medioevale accennando a Giorgio Ciprio geografo bizantino del VII secolo il quale nella sua “Descriptio Orbis Romani ”ricorda l’Elba col termine di “Kastron”.
Scrive il Lombardi:
“…Per lui (Giorgio Ciprio ndscr.) l’Elba, mentre i lidi toscani erano soggetti ai Longobardi, era solo una fortezza bizantina ,non perché escludesse che fosse un’isola,ma perché i bizantini vi tenevano un presidio militare concentrato in una fortezza o luogo fortificato,Questo dominio o presidio militare non doveva essere improvvisato ma vi perdurava probabilmente da dopo la caduta di Teodorico e continuò fino all’impero di Carlo Magno cioè per circa due secoli e mezzo.Quando lungo le spiagge maremmane imperversavano lo orde gotiche di Totilia i bizantini rimasero o si insediarono all’Elba e la occupavano ancora quando discesero in Italia i Longobardi e verso il 572 giunsero a Populonia .Di fronte all’avanzata di questi barbari Cerbone col suo clero trovò rifugio sicuro all’Elba sia perché i Longobardi,non possedendo una flotta e pavidi delle onde marine,non avrebbero mai osato attraversare il canale ,sia perché era presiediata dall’esercito bizantino che vi occupava un luogo fortificato. Rimarrebbe ora da determinare con una qualche approssimazione il luogo fortificato giacchè non possiamo basarci su alcun indizio certo…” .
(Cfr. “Corriere elbano” n 51 del 31 dicembre 1964. Biblioteca comune Portoferraio)
Lombardi individua nel Volterraio il luogo fortificato, il Kastron bizantino di Giorgio Ciprio che sarebbe stato scelto dai bizantini come sede strategica facile a difendersi usufruendo di anteriori costruzioni presenti da loro poi adattate e fortificate.
Nei secoli dell’epoca bizantina il castello del Volterraio era forse luogo con caratteristiche della fortezza di altura al pari di quelli esistenti sulla terraferma in maremma e descritti da R. Francovich e R. Farinelli
(vedi “FORTIFICAZIONI DI TERRA NELLA MAREMMA TOSCANA.EVIDENZE ARCHEOLOGICHE E TESTIMONIANZE DOCUMENTARIE PER I SECOLI X-XIV” Archeloogia Medioevale .XL 2013.pag 61-67.
Le caratteristiche della fortezza di altura sono quelle di un luogo caratterizzato di trovarsi in posizione elevata,di estensione limitata,difeso da fortificazione a secco tale da permettere di potere essere abitato stabilmente. Accanto al Volterraio, sull’isola ,altri siti con caratteristica di fortezza di altura sono presenti ma a tutte queste il Volterraio ne aggiunge una non posseduta dalle altre: quella di una posizione inespugnabile.
Apprezzata sin dal tempo degli etruschi e poi dei romani.
Marcello Camici
Elba e Canale di Piombino nel Liber insularum archipelagi
anonimo, Cristoforo Buondelmonti?, a.1420? Enrico Martello? 1488?) cl. xiii. n. 7 carta sciolta
Firenze, Biblioteca Nazionale Centrale.
Al centro dell’immagine il castello chiamato “Vulterra”
Da notare l’assenza delle fortificazioni di Cosmopoli costruite nel 1548.
A Piombino manca il Rivellino convesso edificato nel 1447.
E’ presente Grassera rasa al suolo dal “Barbarossa” nel 1534