Tutti invitati alla restituzione della prima residenza artistica per la stagione estiva 2022 di L'Elba del Vicino, che si terrà presso l'ostello di Rio Marina. Il lavoro di videoarte di cui potremo ammirare il risultato sabato 4 giugno alle ore 18 porta la firma di Gabriele Rosato, antropologo culturale.
Il progetto scaturisce dall’esperienza di residenza artistica nel territorio di Rio e consiste nel racconto filmato dell’alba dell’Elba. Il titolo stesso di questa esperienza artistica è la crasi dei due vocaboli Elba e alba. L’artista-etnografo si è recato per quattro notti consecutive in altrettante località della costa orientale in attesa di fotografare e filmare il sorgere del sole. Ognuno dei luoghi scelti riflette un’identità peculiare del territorio elbano, prendendo ispirazione dalla dottrina dei quattro temperamenti derivanti dall’antica “patologia umorale” greca.
La restituzione finale di sabato 4 giugno consisterà in una conversazione antropologica in cui ognuno dei partecipanti svolgerà un test sulla personalità (messo a punto dall’artista): la combinazione delle risposte genererà un profilo a cui corrisponderà una delle quattro albe dell’Elba associata alla propria personalità. Sia per gli isolani sia per i non nativi sarà l’occasione di guardare in modo inedito un’alba, magari per la prima volta da quel punto di vista, e cercare rispecchiamento nella “personalità” di quel lembo di terra.
Biofrafia dell'artista:
Gabriele Rosato (1992) è originario di Alberobello ed è un antropologo culturale. Insegna “Antropologia Culturale” e “Sociologia dell’Educazione” all’Università Niccolò Cusano di Roma ed è direttore creativo dello studio di design etico Officine B12 di Roma.
Il suo interesse scientifico e artistico si concentra sul rapporto che lega i patrimoni culturali con le comunità che ci vivono all’interno o nel loro intorno. Più in generale, il rapporto che i gruppi sociali hanno con lo spazio che abitano: il modo con cui percepiamo culturalmente i luoghi della quotidianità.
I suoi studi in archeologia e antropologia non confliggono con la sua vocazione per l’arte: al contrario, rappresentano il presupposto irrinunciabile sul quale poggia la sua propensione alla cultura dell’immagine e del suono, così come all’educazione dello sguardo e dell’ascolto.