Riceviamo e pubblichiamo:
È trascorso esattamente un anno dall' 8 giugno 2021 quando è apparso sul portale Camminando.org un articolo, corredato da foto d'epoca in bianco e nero, nel quale si metteva in evidenza con "nostalgia e rimpianto quanto il centro storico abbia cancellato ancora una storia caratteristica quasi completamente perduta" facendo riferimento alla storica Osteria da Libertaria, in calata Buccari, oggi diventata Osteria Ferraja.
In realtà i gestori non hanno rilevato l'attività, che è da quarant'anni della stessa Proprietà, ma, senza autorizzazione alcuna né scritta né verbale della stessa, hanno ottenuto permessi palesemente illegittimi e cambiato arbitrariamente nome.
Ma si sa, in Italia per avere ragione sulle ingiustizie passa molto tempo:siamo certi che l'Osteria da Libertaria tornerà ad essere tale con "quell'antico sapore nostrano" che i turisti, ma anche la gente del posto, si aspettano di trovare.
La Proprietà
O Isola dell'Elba Infame Scoglio
sei circondata dalle onde del Mare
e se non tocca a me di' che ti voglio
e tocca a te a venirti a rinchinare
Che c'entra? direte, c'entra... correva l'anno di grazia 1974 e Libertaria - lei quella vera - con la voce un po' incrinata dagli anni, cantò questo stornello, davanti al microfono retto da una ragazza romana curiosa di capire in che razza di isola fosse capitata.
Libertaria era in piedi dietro il suo bancone d'acciaio, il resto dell'ambiente era quello dipinto da Nello Francesetti, si, era inverno.
Poi d'estate lo ricantammo su un palco quello stornello... ma questa è un'altra storia.
Sì, ci si doveva rinchinare, davanti a quella donna forte, capace pure di stioccare una sana tirata d'orecchi a chi esagerava e "pisciava fori dal vaso".
Una donna fiera e portatrice di un nome impegnativo e stupendo, apposto ad una figlia in un tempo in cui per dirla con Guccini:
"... un'altra grande forza spiegava allora le sue ali
parole che dicevano: gli uomini son tutti uguali ..."
Sì, detitolare quel posto ricco di storie e cronache umane, di utopie alimentate dal vino e dalla voglia di riscatto, è stato ferire, è stata una coltellata (l'ennesima) inferta alla "cultura delle classi subalterne" (che forse non ci sono più) alla tradizione, e perfino alla dignità popolare, di una comunità paesana già orientata all'ingrasso e allo sfacelo etico, sempre più egoista e sempre meno amicale, solidale.
Alla via così - dicono i marinai - verso una Portoferraio e un'isola sempre più ruffianamente gelatiere, bouticcare, apericenaie, paninotecare, gabbionare, in rotta verso una triste omologazione a quanto di non originale offrono mille altri dozzinali posti.
Verso un'isola dove la bamba del sabato sera ha preso il sopravvento sul forse non salutare, ma più umanamente nostrale e giustificale, "quartuccio" di un tempo.
Un'isola "for sale" tanto per fare incazzare Giovanni Fratini che non sopporta (a giusta ragione) gli anglicismi.
Per fortuna a dettare la sintesi arriva ancora l'ausilio del Maestro Guccini:
"Compagni il gioco si fa peso e tetro, comprate il mio didietro, io lo vendo per poco"