“…Nella sommità una torre in forma quadra di bracce 8 per ogni faccia…” E’ così che Vincenzo Coresi del Bruno descrive la torre del castello del Volterraio.
Le braccia sono quelle fiorentine e perciò ogni faccia di questa torre quadrata è metri 4,64 (vedi di copertina)
Nel 1729 Vincenzo Coresi del Bruno,governatore di Portoferraio, così vede il castello del Volterraio:
VOLTERRAIO E SUOI ADIACENTI
"Entro il territorio del Granduca in una sommità di monte dalla parte di levante vi sono vestigie antiche, di circuito di circa un quarto di miglio si vedono mura antichissime in modo di mura Castellane dalle quali si osserva il suo edificato non solo per la scrittura che per il modo dei merli si vede all’uso antico, che per altri riguardi si giudicano dei Gentili e nella sommità una torre in forma quadra di bracce 8 per ogni faccia la quale risarcita e restaurata con accrescimenti di nuovo recinto, in oggi presidiata, serve di guardia e scoperta al Presidio di Portoferraio. Questo forte vien chiamato Volterraio, né si sa l’etimologia di tal denominazione poiché alcuni dicono essere stato l’ingegnere un Volterrano, altri dicono essere stato dedicato a Volturno di età antica, insomma la Fabbrica è antichissima benchè entro il vecchio recinto vi sia una Fabbrica più moderna del basso secolo, che è un tempio a volta dedicato a S. Leonardo, ove anche oggi si sacrifica al vero Dio…”
(Cfr. pg 170 di “Zibaldone di memorie “Vincenzo Coresi del Bruno, 1729. Copia dattiloscritta del manoscritto originale. Biblioteca comunale Portoferraio)
La torre è innalzata nel posto più elevato, all’altezza di 394 metri s.l.m., in un angolo della cinta muraria che circonda la vetta. Ha una funzione strategica in tutta l’architettura militare del castello.
Era questa la zona che probabilmente fu in epoca preromana la prima ad essere abitata: forse un semplice recinto murario ad altezza d’uomo con compito di difesa la quale è facilitata anche dalla stessa struttura naturale del luogo.
Un semplice recinto murario con la torre che strategicamente nel luogo più elevato consentiva l’avvistamento del nemico prima e in modo migliore (fortezza di altura e di avvistamento).
La torre come oggi la vediamo è quella di origine pisana la quale fu edificata su una preesistente.
La conferma di una torre preesistente a quella presente proviene dal documento d’archivio più antico che ci è pervenuto nel quale l’architetto volterrano Vanni di Gherardo Rau nel 1298 viene inviato all’Elba dalla repubblica di Pisa con due capitani di guerra Beccio di Caprona e Fino da Perlascio come operaio “castrorum et fortellitiarum et aliorum in insula Ilbe“.
Viene incaricato di rinforzare la torre,non di costruire una nuova.
Ciò significa che una torre era già presente.
STRUTTURA
Con il dominio pisano essa diviene anche luogo di ultima difesa di tutto il castello qualora i nemici fossero riusciti ad entrare dentro la cinta muraria, cioè assume funzione di mastio.
Un disegno del 1673 di Raffaele Del Bianco che mostra la torre dove “la saetta ha lacerato” evidenzia come la torre era connessa con il camminamento in muratura della cortina muraria di nord- est tramite un ponte di legno. La porta è rivolta verso nord così l’assalitore ha i sole contro che lo abbaglia mentre assale. Sopra vi era una bertesca in ciò rimarcando che in quel luogo avveniva l’estrema difesa contro in nemici entrati dentro il recinto murario. Qualora i nemici fossero entrati dentro la cinta muraria, qui, nella torre, i soldati si ritirano velocemente dai due camminamenti (nord-est e sud-ovest) che accompagnano tutta la cinta muraria.
Dalla relazione di Raffaele Del Bianco che era stato inviato per “resarcire” la torre “lacerata” da un fulmine veniamo anche a conoscere che l’interno della torre era diviso in due stanze “..Al forte del Volterraio nella stanza sotto la volta dove la saetta ha lacerato e tormentato la muraglia per la parte volta a tramontana come dimostra in disegno bisogna alla porta rifare il suo archetto…”
(Archivio mediceo del Principato. Segreteria di Gabinetto, Filza 2559. inserto c.7-8.1673. Archivio di stato di Firenze)
Due stanze dunque, una “sotto la volta”la quale dalla visione del disegno è posta in alto che insieme ad un’altra stanza che doveva essere posta in basso dividevano in due spazi l’altezza totale della torre.
La stanza superiore “sotto la volta”, era divisa dalla stanza inferiore forse da un impalcato in legno.
Si formavano così due piani uno superiore e l’altro inferiore.
I due piani erano probabilmente non collegati internamente da scale interne, se non in legno e retraibili dalla stanza superiore attraverso l’impalcato in legno, in modo che una caduta del piano inferiore non significasse immediatamente anche la resa al nemico della torre.
Alla stanza superiore si accede dall’esterno dopo aver percorso il camminamento di nord-est e attraversato il ponte in legno.
Invece, l’accesso al piano inferiore e alla sua stanza, dove forse stava il camino che riscaldava la torre, è locato in basso dentro il recinto, in piano terra, nel punto dove arriva il camminamento di sud-ovest.
FUNZIONE
Questo differente acceso alla torre era fatto ad arte per consentire la difesa in più modi dell’ultimo baluardo se i nemici fossero entrati dentro la cinta muraria.
Con l’abbattimento del ponte di legno che collega il camminamento nord-est alla porta d’ingresso della stanza superiore, si isola la torre dal nemico che giunge da questa parte mentre, retraendo le scale dalla stanza inferiore, si isola il piano superiore della torre dal nemico che giunge dal camminamento di sud-ovest, dal cortile interno.
La struttura muraria della intera torre che è quadrangolare con lati pressochè eguali e con parete spessa di muratura a sacco conferma che è luogo deputato alla funzione di estrema, ultima difesa.
Il mastio è sempre la parte più elevata e solida di un castello costituita da una robusta torre.
Luogo di estrema ed ultima difesa, caduto il quale tutta la fortezza cade in mano al nemico.
L’architettura militare stessa con cui la torre è stata edificata lo conferma.
Su ogni lato dei muri della torre si aprono finestre piccole per evitare l’ingresso di proiettili e su ogni lato, a coronamento, sono quattro merli.
Il lato di nord est dove è l’accesso al piano superiore ne ha due perché al centro è stata costruita la bertesca così ulteriormente confermando quale era il tipo dell’estrema difesa: difesa piombante cioè legata alla caduta di oggetti che piombano sopra il nemico.
La bertesca è infatti un piccolo vano ricavato tra i beccatelli dell’apparato a sporgere fuori dal muro della torre.
Da questo vano si facevano piombare sugli assalitori pietre, dardi, oppure acqua, olio e pece bollenti.
Il beccatello sostiene il vano della bertesca.
A Portoferraio esiste un bell’esempio di architettura militare di difesa con i beccatelli che à la torre del Martello chiamata di Passanante o anche della Linguella.
Marcello Camici
Nelle foto:
- Veduta aerea del Castello del Volterraio. La torre con cinta muraria lato nord-est
- Raffaele del Bianco. Disegno. 1673. Torre del castello del Volterraio lacerata da saetta. Porta di accesso con ponte di legno e sopra bertesca per difesa piombante
- Portoferraio. Torre della Linguella. Beccatelli