“La patria Libera” è il titolo di un giornale che si definisce in prima pagina “rivista periodica elbana” dove riportando parole di Vincenzo Gioberti “Educare i generosi sensi, non gli appetiti ignobili, malevoli, distruttivi” fa intendere lo scòpo della sua esistenza.
Questo giornale, circa due mesi dopo l’adunanza costitutiva in Portoferraio della società operaia di mutuo soccorso, pubblica in data 22 gennaio 1865 (Foto di copertina) integralmente il discorso fatto dall’avv Cesare Hutre in tale adunanza costitutiva, quale neo primo eletto presidente della società.
Qui di seguito è riportato per intero questo discorso il quale fa capire il “bisogno di fratellanza e di solidarietà” che anima i soci.
E’ racchiuso nello stemma della Società due mani che si intrecciano in un saluto” stringersi fortemente la mano per soccorrersi a vicenda“ (foto 2).
Il discorso dell.avv, Cesare Hutre fa inoltre comprendere l’organizzazione della Società di mutuo soccorso, gli obblighi dei soci, accennando infine, alle botteghe modello “con che potremo porre un’argine alla ingordigia di tali, veri vampiri del popolo, pei quali legge unica è l‘interesse” (parole tratte dal discorso di Cesare Hutre all’adunanza costitutiva della società operaia del 1864) e alle scuole serali “mezzo potente per allontanare dal vizio l’operaio e fargli rivolgere quelle ore ,che ad esso dedicava,al suo miglioramento intellettuale e morale.” (idem come sopra)
“Voi mi vedete lieto, o fratelli,come in uno dei migliori giorni della mia vita,voi mi vedete esultante come innanzi ad effetti giganteschi da umilissime cause prodotti.Il vedervi qui in si’ bel numero congiunti ,e dacchè io non stimi che femminile curiosità, né fanciullezza vaghezza vi guidi, congiunti nel proposito vero e sentito di secondarmi in qull’onesto disegno di cui già vi tenni parola colla stampa, niuno vi sarà che non giudichi dovere essere oggi per me giorno, pieno di gioia e di speranza.
Voglio dirvi anche una volta della Società Operaia e perché se ne ne aumenti il desiderio in chi già lo prova nell’animo, e perchè si delucidi l’idea, in chi pur sempre la possedesse confusa.
Le associazioni degli operai, frutto della libertà, sono una delle forme che riveste il progresso nelle classi lavoratrici. Avanti di loro non si ebbero che associazioni, espressione di carità, con esse si santificò il principio della vera eguaglianza, perché si basarono sul sentimento di doveri e di diritti reciproci. Esse furono quasi una restaurazione delle antiche corporazioni che fecero grandi e temuti i nostri municipi italiani. I pregiudizi religiosi, il timore di una legge vessatoria, cui era regola il famoso: dividi e regna, la sfiducia che sedeva indivisibile compagna di ogni cittadino, avevano fatto inaridire quelle vecchie piante che furon rigogliose perché alimentate dalla libertà. Sentitosi, col cessare della tirannide, un bisogno di fratellanza e di solidarietà, si ridestò il nostro paese alle antiche memorie, vagheggiò le antiche libere istituzioni, e confermatele alle nuove esigenze dei tempi, ebbe nelle Società operaie un vincolo di carità, di fratellanza, di previdenza, di educazione, di moralità, onde già da più anni in Italia corrono meno triste le sorti e sono più illuminate le menti della gran massa operaia che la popolo, onde per conseguenza possiamo dire si avvantaggiano le condizioni materiali e morali della nsotra nazione, dacchè da quelle masse specialmente derivi la prosperità e lo spirito di un paese. Né da ciò vi sia chi deduca volere io insegnarvi a far campo della azione nostra la politica: no certo, ch’io non getterò fra noi un impaccio a quella unione e solidarietà in cui soltanto potremo avere garanzia di avvenire per la società che stiamo per fondare. Noi fortunati se con essa potremo avere un mezzo di riavvicinamento dei partiti, se nel sacro nome di fratellanza ci troveremo più uniti nel pensiero che la nazione ha bisogno di tutti i suoi figli. E di vero,nella libera discussione,nella influenza educatrice che eserciterà questo nostro consorzio, nell’argine che porrà all’indigenza, avremo elementi nuovi di civiltà, onde il popolo si troverà più forte contro i colpi della tirannide e contro le seduzioni dei falsi amici e dei nemici del vivere civile.
L’organamento se voi ne giudicate dalle mille altre che già fioriscono in Italia è presso a poco il seguente.
Si uniscono quanti più si possono operai che per condizioni di età di stato sanitario, possano col lavoro dar garanzia di un settimanale lievissimo versamento nella cassa sociale. Si nominano alla Società varie cariche che ne regolino l’andamento e l’amministrazione. Si nominano pure un Medico della società e dei Visitatori dal giudizio dei quali dipenderà la somministrazione e la cessazione dei soccorsi. Si fanno diverse categorie, a seconda dell’età, e tutti i soci hanno diritto ai soccorsi, quando la malattia non sia cagionata da cattiva condotta, dacchè non si voglia fra noi dare incoraggiamento al vizio, ma si reprimerlo per quanto si possa. Coloro che per la propria condizione non si trovano nella necessità del soccorso non sono per questo esclusi dalla Società, dappoichè ogni cittadino siam operaio, e non meritino il nome di cittadini coloro che vivono inutili a se ed agli altri, coloro cui Dante volle stigmatizzare col titolo di “malvagi, a Dio spiacenti ed ai nemici suoi”.
Gli obblighi dei soci, sono l’osservanza dei regolamenti, e la vita morigerata. Da queste norma vi apparirà chiaro come difficoltà non si oppongono al proposito nostro. La più grande è forse il trovarsi d’accordo; ma i figli di una nazione che anela da secoli a riunire le sue membra sparse e nel momento in cui queste membra per comune concordia, per sacrifizi scambievoli si vanno rafforzando nella unità, sarebbe gran torto grandissimo il dubitare che non troveranno modo di stringersi fraternamente la mano per soccorrersi a vicenda e a vicenda educarsi ad una nobile scuola di abnegazione e di carità. E pure analizzando più concretamente la cosa,pur supponendo vi sia chi abbia l’animo aperto alle voci del calcolo, che a quelle delle fratellanza e della umana solidarietà,potrei dimostrarvi che con questo mezzo della Società voi potete garantirvi un soccorso che non potreste mai individualmente, giacchè dalla vostre piccole somme associate si formi un capitale che per mezzo di casse di risparmio o per altro prestito si rende fruttifero. Ma da tal lato sono certo non vi sarà alcuno fra voi che voglia più specialmente riguardare la questione, ond’è che non mi ci fermo e vi dirò solo come l’esiguità della tassa non importerà altro sacrifizio per voi che qualche vizio di meno, del che io spero vorrete piuttosto consolarvi che affliggervi.
Dopo ciò permettete ch’io ritorni alle mie prime parole e vi domandi s’io non diceva bene che siamo in presenza di effetti giganteschi prodotti da cause umilissime. Coraggio dunque e all’opera. Maggiori i mezzi e maggiori le imprese che potremo tentare, fra le quali primissime le botteghe modello con che potremo porre un’argine alla ingordigia di tali, veri vampiri del popolo, pei quali legge unica è l‘interesse; le scuole serali, mezzo potente per allontanare dal vizio l’operaio e fargli rivolgere quelle ore, che ad esso dedicava, al suo miglioramento intellettuale e morale.
Coraggio e perseveranza e avremo fatto un altro passo anche noi verso l’umana missione, che come bene si esprime Pellentan si risolve in una aomento di vita, formula comprensiva tutta la essenza del progresso,il quale, come ben nota un moderno pensatore altro non è che un principio di azione benevola, una facoltà per la quale noi viviamo nei nostri simili.
Avvocato Cesare Hutre“
Marcello Camici
Foto di copertina: “La patria libera. Rivista periodica elbana”.Prima pagina, Portoferraio 22 gennaio 1865, Biblioteca comune Portoferraio
Foto 2: Stemma della società operaia di mutuo soccorso di Portoferraio “stringersi fortemente la mano per soccorrersi a vicenda“