Se oggi gli abitanti dell’Elba e dell’arcipelago toscano hanno trovato nel turismo attività economica che ha portato un certo benessere diffuso,non devono soltanto ringraziare sé stessi che con duro lavoro, assai spesso solitario, sono stati artefici della propria fortuna.
Forse molti non lo sanno: sono esistiti personaggi, uomini e donne, i quali, mossi dall’amore per la loro terra e senza scopo di lucro o di potere per ricoprire poltrone, hanno seminato nel secolo trascorso, il novecento, le basi di quello che poi sarebbe divenuto turismo.
Parlare di Sandro Foresi e dei suoi collaboratori significa parlare di questi personaggi.
Quali erano le basi da Sandro Foresi seminate su cui si sarebbe sviluppato turismo e chi era Sandro Foresi?
Erano basi culturali: far conoscere l’isola.
A quel tempo il miglior modo possibile in questa impresa era quello di pubblicazioni cartacee.
Sandro Foresi fu tra i primi a farlo attraverso intensa attività editoriale con una serie di pubblicazioni negli anni venti e trenta del novecento.
Ulisse Razzetto parlando di lui per lasciare un ricordo così scrive “…Fu colui che più giovò con la penna alla conoscenza dell’isola e che ne intuì per primo l’affermazione turistica."
(Cfr. “Ricordo di Sandro Foresi" U. Razzetto in pg. 6 “Lo Scoglio” giugno 1985)
Prima di dire dell’opera compiuta da Sandro Foresi e collaboratori è necessario un breve resoconto della realtà in cui vissero ed operarono.
E’ infatti dalla conoscenza della condizione, ella realtà economica e sociale in cui Sandro si trovò “con la penna“ a scrivere, che si riesce a capire meglio cosa ha fatto valorizzandone l’importanza.
Compiuta da poco tempo l’unità d’Italia sul giornale fiorentino “La Nazione”, fondata da Bettino Ricasoli, comparve in prima pagina il 24 luglio 1862 un editoriale scritto dalla redazione. Parlava dell’Elba, la più grande isola dell’arcipelago toscano, in questi termini ”….e cominciamo a dire che, in un’epoca in cui ogni popolo ha ragione, se vuole godere dei benefizi che porge la rapidità delle corrispondenze,non si è ancora pensato di collegare l’Elba col continente per mezzo di un filo telegrafico sottomarino: la stazione telegrafica più vicina all’isola è quella di Piombino, e sta aperta soltanto dalle 09 alla 12 a.m., e dalle 2 alle 7 p.m., per cui spesso un dispaccio telegrafico diretto in qualche punto interno, o della costa dell’isola,impiega da 20-24 ore a seconda del vento per giungervi. Portoferraio è tale una piazzaforte che potrebbe da un momento all’altro essere nella necessità di avere pronte trasmissioni di ordini e di notizie per mezzo del telegrafo: ma chi ci pensa? I Comuni interni sono trasandati in modo da destare pietà, e da costringere alla emigrazione la gioventù di quei luoghi. Per esempio la Comunità di Marciana che comprende Marciana Castello, Marciana Marina, Poggio, San Piero, Sant’Ilario e Porto di Campo, difetta talmente di strade di comunicazione fra questi paesi,che il transitare da un loco all’altro presenta materiale pericolo. Perché il governo non impone a quel Municipio di riattare le vie di comunicazione,di farne delle nuove ove le vecchie sono franate o divenute strade da capre? A questi materiali inconvenienti deve aggiungersene uno ancora più doloroso. Il pane della istruzione manca completamente in quelle borgate, che ne sarebbero affamate.
Non una scuola! Nulla, talmente che per gli adolescenti vi è materiale impossibilità di imparare soltanto a leggere e sono ridotti a dover andare a Portoferraio, dove pure l’insegnamento lascia immensamente a desiderare, ovvero sono costretti ad emigrare nel continente. E la migrazione della gioventù isolana ha fatto grandi progressi da cinque o sei anni a questa parte; particolarmente dopo che una delle principali risorse dell’isola è stata tolta dalla calamità della crittogama. La via dell’America Spagnola si è aperta per i giovani elbani, e si potrebbe quasi dire che vi abbiano quasi stabilito una piccola colonia. Perché dunque non si provvede al riparo di questi danni?…..”
(Cfr. prima pagina de il giornale “La nazione” 24 luglio 1862)
Il governo unitario nazionale si mosse per l’arcipelago toscano trasformando alcune isole in carceri.Vi furono in quel periodo isolani illustri e letterati come Raffaello e Mario Foresi, Emanuele Foresi, storico, che, per quanto possibile, contribuirono a provvedere a riparare quei danni denunciati dall’editoriale de “La Nazione”.
I danni da riparare erano molteplici e gravi, talchè al principio del novecento sull’isola più grande dell’arcipelago il futuro per gli abitanti dei comuni dell’isola non era roseo, fatta eccezione forse di Portoferraio dove era appena sorto l’impianto siderurgico.
La fillossera aveva decimato la viticoltura fonte massima di reddito diffuso. Sul versante orientale continuava il lavoro dei cavatori nelle miniere di ferro, poco pagato e in condizioni insalubri. Il disagio economico era generale. All’Elba erano poche le scuole, poche le comunicazioni dirette col “continente”: arretratezza ed ignoranza erano presenti, con disoccupazione ed emigrazione.
Marcello Camici
Nelle foto Sandro Foresi e il Giornale “La Nazione” prima pagina in cui si parla della situazione economico sociale dell’isola d’Elba. Giovedì 24 luglio 1862.