A Portoferraio il negozio dell’Abbondanza era stato istituito per far fronte a bisogni alimentari della popolazione relativi alla vendita di farina , pane e acquisto di grano.
Poi i suoi compiti si allargarono molto tanto da essere chiamata stabilimento.
Per i suoi compiti annonari istituzionali aveva privativa, cioè monopolio.
”l’Abbondanza gode Ella sola la privativa di vendere la farina et il pane e di comprare i grani” (Manoscritto Alberti 1766 Biblioteca comune Portoferraio)
Ho rinvenuto un documento di archivio del 1707, pochi anni dopo la istituzione. (VEDI FOTO)
In esso si chiarisce uno dei principali motivi della presenza del negozio dell’Abbondanza in Portoferraio.
Da Firenze Anton Francesco Montauti, segretario di guerra, scrivendo ad Alessandro dell’Alessandri, sotto provveditore dell’Abbondanza in Portoferraio, chiarisce la restrizione delle licenze ad introdurre grani “forestieri” voluta dal granduca.
Scrive il Montauti che vuole il granduca (“il Pron.mo Ser.mo”) restringere la licenza ad introdurre grano dando l’esclusiva alla sola Abbondanza, perché così si fa fronte con giustizia alla povertà di pane che è un bene primario,Con giustizia perché il permesso, la licenza ad introdurre grano era diventato non un uso ma un abuso di privilegi fatta dai benestanti a scapito dei poveri.
Questo è uno dei principali motivi per cui fu concessa dal granduca la istituzione dell’Abbondanza alla comunità di Portoferraio.
Ecco il testo integrale del documento di archivio sopra accennato:
“Copia di lettera scritta dall’Ill.mo Marchese Anton Francesco Montauti Segretario di Guerra all’Ill.mo Sig.re Alessandro dell’Alessandri Sotto provveditore
Ill.mo Sig.re Mio Pron.mo Col.mo
Considerando il tenore della lettera di VS Ill.ma di 24 dì cadente e dell’altra della Comunità di Portoferraio,sta fermo che il Pron.mo Ser.mo nel sentimento di restringere le licenze per l’introduzione di grani forestieri a forma dei Nuovi Capitoli, perché possa l’Abbondanza andare avanti senza l’oppressione della povertà e con egual giustizia fatta ai poveri et ai benestanti circa i pesi comunitativi; altrimenti occorrerebbe ai soli poveri sentire l’aggravietà ai benestanti l’esenzione dei medesimi onde vuole S.A.R. che si tenga forte l’osservanza dei nuovi capitoli e si restringa la facoltà di fare dette licenze per la introduzione dei grani forestieri giacchè la molteplicità di esse non è uso ma abuso dei privilegi et è una manifesta inosservanza di quei giusti provvedimenti ai quali concorre col proprio consenso la Comunità di Portoferraio per suo maggiore vantaggio e pubblico bene nella prima costituzione dell’Abbondanza.
Con che ratificando a Vs. Ill.ma la devota osservanza resto
Di Firenze 30 agosto 1707
Dev.mo Obb.mo Serv.re
Anton Francesco Montauti”
(Carta 494.Filza “Lettere diverse sin all’anno 1709 al tempo dell’Ill.mo Sig Barone Alessandro del Nero 1701-1709“ già C9. Archivio del Governo di portoferraio 1553-1799. Carteggio del governatore. Archivio storico comune di Portoferraio)
Se la licenza alla introduzione di grani forestieri “non è uso ma abuso dei privilegi” ciò era ritenuto anche per altre grasce considerate, pari al grano, bene comune. Per queste grasce, quali carne ed olio, alla Magistratura Comunitativa di Portoferraio era stata infatti concessa privativa (monopolio) dello smercio da S.A.R. affinchè “con i profitti di detto negozio possa ricavarsi tanto da pagare la somma di scudi 568 che la medesima comunità è obbligata a pagare, che scudi 530 al regio erario che la tassa del sigillo delle carni da macello e scudi 38 di diritto a questo Tribunale secondo il praticato fin qui“.
Questa privativa dello smercio di grasce, considerate beni comuni, era amministrata dal Consiglio Ordinario detto dei Nove della Magistratura Comunitativa (civica) di Portoferraio ed avveniva tramite bando.
Tramite il bando per il “macellaro” e per “il pizzicagnolo” la magistratura comunitativa di Portoferraio dava la possibilità a chiunque di poter smerciare carne e commestibili.
Nel bando, la magistratura comunitativa dettava le sue condizioni di vendita della carne e dei commestibili compreso il prezzo.
Al bando tutti coloro che partecipavano offrivano denaro. Veniva scelto colui che offriva più soldi per poter aprire negozio di carne e commestibili.
Il prescelto si obbligava a vendere carne e commestibili secondo i dettami del bando.
Questo avveniva tramite il contratto chiamato “obbligazione del macellaro” e “obbligazione del pizzicagnolo”.
Ma esistono altri motivi che hanno portato a costituire un negozio dell’Abbondanza in Portoferraio oltre a quello di far fronte con giustizia alla povertà di un bene comune come il pane.
Il monopolio dell’Abbondanza sullo smercio del pane nasceva dall’esigenza di un dato di fatto: il territorio dell’isola era nel settecento in una situazione tale da non poter produrre grano e cereali in quantità necessaria a sopperire ai bisogni della popolazione e solo una istituzione statuale avrebbe potuto farvi fronte.
Vincenzo Coresi del Bruno, governatore, nel 1749 lo annota nel suo “Zibaldone di memorie“
“…di grano solamente i campesi e capoliveresi pare che ne raccolghino tanto che basti al loro vitto ma nelle altre terre dell’isola le raccolte del grano sono veramente scarse …”
(Cfr.pg 78” Zibaldone di memorie” Vincenzo Coresi del Bruno. 1729. Dattiloscritto conservato nella biblioteca comunale di Portoferraio copia dell’originale conservato nella biblioteca marucelliana di Firenze)
Lo stato di povertà in cui giace l’Elba lo annota anche il Granduca di Toscana Pietro Leopoldo nel suo diario di viaggio all’isola nel giugno del 1769
“…Tutta l’isola è molto montuosa, le valli sono fertili e buone e vi è una valle più larga di circa due miglia tra Longone e Portoferraio la quale è fertile e molto ben coltivata. Vi è anche un piccolo porto a Marciana per piccoli bastimenti. I prodotti principali di quest’isola sono il vino, il quale benché salmastro è un oggetto di esportazione e di commercio per loro; produce anche dei grani ma in piccola quantità e cattivi in qualità essendo di paglia molto corta e con pochi grani nelle spighe; l’olio e la seta vi verrebbero molto bene ma l’incuria degli abitanti fa che non ve n’è quasi punto; pochi frutti e punti erbaggi, vi viene molti agrumi e limoni nella terra e molti aloe; il grano vi riesce rare volte ed il terreno è tutto mezzo arenoso e cattivo. Le montagne quasi tutte sono incolte e incoltivabili, piene di rupi, non producono quasi punta erba; in quest’isola le piogge sono rarissime e delle volte si sta un tempo infinito senza averne punte. Vi sono pochi boschi; nella parte toscana vi è una lecceta, il resto è quasi tutto legno di stipa; nella parte della Marciana che è più fredda per essere voltata dalla parte della tramontana vi è un gran bosco di castagni. Il golfo d Portoferraio è molto grande, ben tagliato dalla natura e bello; anche il porto, il quale è vastissimo è uno dei più belli del mediterraneo…..…In Portoferraio non vi è né industria né traffico di veruna specie fuori che quel poco di vino e di grano che si raccoglie. Vi sono botteghe : 7 di mercanti, 4 orefici, 5 barbieri, 3 speziali, 5 legnaioli, 1 armaiolo, 3 pizzicagnoli, 1 fornaio, 1 di carni salate, 19 bettole, 7 mulini a vento, 5 ad acqua, 6 merciai, 6 sarti, 6 calzolari, 4 fabbri, 2 linaioli, 1 macello, 1 bottega d’olio, 9 locande, 2 caffè, 60 marinai e 24 pescatori. Vi sono 6 bastimenti portoferraiesi uno solo dei quali è una tartana e gli altri tutti gozzi e vanno benché poco da qui a Livorno. Vi si potrebbe facilmente aumentare la pesca ma i portoferraiesi non sono punto industriosi, sono ottimi però per servire in mare…”
Pietro Leopoldo Asburgo Lorena
Vincenzo degli Alberti inviato all’isola d’Elba dal Granduca Leopoldo qualche anno dopo la visita da questo fatta all’Elba, ha lasciato un manoscritto di questa visita.
Afferma che su questa isola l’Abbondanza è stata fondata nel 1681. Essa rappresenta il più grande”stabilimento” presente: nata con funzioni annonarie essa sola stabilisce il prezzo della farina ed essa soltanto ha il potere di vendere farine,pane e comprare il grano. Tutti coloro che raccolgono grano nel distretto di Portoferraio devono obbligatoriamente venderlo all’Abbondanza, tutto meno la parte occorrente al fabbisogno familiare.
Nel corso del tempo ebbe funzioni molto più ampie di quelle per cui era stata fondata, divenendo strumento di politica economica il più importante della comunità portoferraiese col quale si faceva fronte anche al pagamento di molte altre spese ‘comunitative‘.
Lo si apprende ancora chiaramente dalla lettura del manoscritto di V. Degli Alberti, il quale riguardando i libri contabili dell’Abbondanza di Portoferraio divide le spese alcune in fisse quali quelle per il mantenimento dell’Auditore (magistrato del tribunale), arciprete, cappellano, sagrestano, maestro di scuola, primo e secondo medico, primo e secondo cerusico, famigli, ripulitura di pubbliche strade, fogne, cisterne, ponti, fossi, marciapiedi delle mura castellane, pubbliche carceri e altre in variabili quali quelle per il mantenimento di chiesa e convento dei frati di S. Francesco, della chiesa parrocchiale (duomo), della sanità.
Marcello Camici
Nella foto di copertina: Carta 494.Filza “Lettere diverse sin all’anno 1709 al tempo dell’Ill.mo Sig Barone Alessandro del Nero. 1701-1709“ Già C9 Archivio del Governo di Portoferraio 1553-1799. Carteggio del governatore. Archivio storico comune di Portoferraio