Nella memoria del 1766 sullo stato dell’Abbondanza di Portoferraio, al granduca di Toscana, Pietro Leopoldo d’Asburgo-Lorena, Vincenzo degli Alberti relaziona anche le suppliche degli abbondanzieri, cioè di coloro che lavorano dentro la istituzione.
La lettura di queste suppliche degli abbondanzieri, è interessante per vari aspetti.
Sono infatti aspetti che riguardano situazioni che hanno messo in sofferenza il negozio dell’Abbondanza, i quali di lì a poco, anche per altri motivi, ne determineranno definitivamente la chiusura.
Il forno comunitativo sostituirà l’Abbondanza nel fare pane per il popolo di Portoferraio e si chiede così un importante capitolo della storia di Portoferraio.
Il primo aspetto è quello riguardante la Maremma che all’epoca era un po’ il granaio dell’Elba come si evince anche da altri documenti di archivio, perché è qui dove i “provisionieri del grano” vanno ad acquistare il grano.
Gli abbondanzieri supplicano il granduca che l’Abbondanza sia esentata dall’obbligo di fare “imprestiti” in Maremma, cioè depositi di denaro cauzionale per l’acquisto di grano in quanto il fatto grava sulle casse della comunità.
Il secondo aspetto riguarda il “pane di munizione” cioè quello prodotto per la ciurma delle navi e la truppa di stanza alle fortezze, pane che non era pagato dal commissario di guerra: tale fatto grava ulteriormente sui conti dell’Abbondanza.
Gli abbondanzieri dicono di non voler fare profitto sulla vendita di tale pane ma non vogliono nemmeno perdere.
Infine il credito che l’Abbondanza ha con la Reale Depositeria che è rilevante e pari a Lire 65053.13.6.
Così scrive al granduca Vincenzo degli Alberti:
“Le preposizioni poi che sono state fatte dagl’abbondanzieri si riducono agli articoli seguenti.
Sopra gli imprestiti in Maremma
In primo non credono vantaggioso per quell’Abbondanza di fare dell’imprestiti in maremma sì perché non hanno fondi da tener oziosi lungo tempo, quanto ancora per avere delle antiche memorie che tali imprestazioni sono state sempre dannose all’Abbondanza e nell’anno scorso ancoro risentirono il pregiudizio di dovere ricevere grano di cattiva qualità come se ne dichiara in una sua lettera il provisioniere Venecci onde supplicano che l’Abbondanza sia esentata dall’obbligo di fare tali imprestanze.
Sopra il pane di munizione
In secondo luogo rappresentano che nel pane di munizione che spiana l’abbondanza per il militare e per la ciurma, non solo non vi ha la medesima alcun profitto ma vi soffre ben spesso delli scapiti sicchè a tenore di una loro dimostrazione provano di aver perduto dal giugno 1753 a tutto maggio 1763 la somma di lire 27137.14.1 perciò si credono in dovere di prestare una supplica a S.A.R. per implorare dalla sua clemenza che il commissario di guerra paghi il pane predetto al preciso prezzo che viene a costare all’Abbondanza giacchè la medesima non presume di far profitto sopra quello che riguarda l’immediato servizio di S.A.R. ma desidera di non perdere.
Crediti colla depositeria
In terzo luogo essendo stato più volte incaricato fino all’anno 1743 diverse assegnazioni o il magistrato dell’Abbondanza unificare al possibile gl’assegnamenti procurando di esigere e di comporre i vecchi debitori ha stimato essere ora su preciso dovere di esporre con particolare rappresentanza a S.A.R. come la Reale Depositeria resta sempre debitrice dell’uffizio dell’Abbondanza della rilevante somma di lire 65053.13.6 per resto delle sovvenzioni che l’Abbondanza ha dovuto fare nei tempi della Casa Medici alla guarnigione restando pure creditrice l’abbondanza di lire 14000 per il resarcimento della muraglia detto il baluardo Spannocchi.
Dalla clemenza di S.M.I. di gloriosa memoria furono all’Abbondanza accordate diverse assegnazioni di denaro e di grani sicchè il debito della Reale Depositeria che era allora di lire 1146.53. 6 mediante suddette assegnazioni fu ridotto alla sopradetta somma di lire 65053.13.6 Onde l’esempio della pietà dell’Augustissimo Imperatore ha incoraggiato gl’Abbondanzieri ad umiliare questa loro supplica nella fiducia che la magnificenza di S.A.R. si degnerà di avere qualche benefico riguardo a questo Uffizio dell’Abbondanza che è il solo migliore appoggio per il pubblico di Portoferraio.
Le sopra citate rappresentanze saranno rimesse al Magistrato dei Nove dal quale col suo sentimento passeranno dal Consiglio di Finanze per essere umiliate a S.A.R.“
(Carte senza numero di pagina della “Memoria sopra l’abbondanza di Portoferraio”. Manoscritto Vincenzo degli Alberti. 1766. Biblioteca comune Portoferraio)
Marcello Camici
Nella foto di copertina - Suppliche degli abbondanzieri. Prima carta. Senza numero di pagina. Manoscritto Vincenzo degli Alberti. 1766. Biblioteca comune Portoferraio