La Schiaccia di Pasqua che si prepara oggi all’Elba, non è molto dissimile dalla “Schiacciata” livornese o di quella che si trova nell’entroterra toscano.
Quella elbana, una volta, si doveva fare lievitare lasciare lievitare 100 ore (come riporta una ricetta allegata di oltre novanta anni fa).
Si cominciava a prepararla il martedì della Settimana Santa con un pugno di farina, acqua e lievito, per ciascun commensale presente il giorno del banchetto pasquale. La sera dopo si aggiungeva ancora un pugno di farina per ogni persona, si rimpastava e così di seguito fino al Venerdì Santo. Quella sera di ritorno dalla Processione del Cristo Morto, si preparavano i pani e si lasciavano lievitare fino alla mattina successiva.
Una volta lievitati si cuocevano nel forno a legna.
Si mangiava il giorno della Santa Pasqua di Resurrezione al posto del pane quotidiano per accompagnare le uova benedette, formaggi e salumi.
Noi vi diamo una ricetta molto più semplice, il cui risultato è altrettanto soddisfacente.
Ingredienti per sei schiacce:
2,3 kg di farina
600 gr di zucchero
100 gr di burro fuso
130 gr di lievito di birra
12 uova
un bicchiere di acqua di rose
mezzo bicchiere di liquore strega
mezzo bicchiere di brandy
mezzo bicchiere di olio
30 gr di semi di anice
Procedimento:
La sera precedente si prepara una pasta lievitata con 300 gr di farina 30 gr di lievito sciolto in acqua tiepida. Il mattino seguente se ne prepara un’altra uguale alla quale si aggiungono due uova. Impastare insieme le due pagnottelle e formare un pane unico che si lascerà lievitare per almeno 12 ore. Su una spianatoia impastare con il pane suddetto il rimanente della farina, delle uova, i liquori, l’acqua di rose e il burro fuso. Ammorbidire i semi di anice in acqua tiepida e unirli all’impasto che dovrà essere lavorato lungamente.
Dividere l’impasto in sei pagnotte e collocarle in altrettante teglie unte di olio.
Lasciare lievitare per qualche ora, spennellarle sulla superficie con rossi d’uovo per conferirgli il classico colore scuro. Infornare a 200° e portare a cottura.
Alvaro Claudi