L'età del bronzo indica, rispetto a una data società preistorica o protostorica, il periodo caratterizzato dall'utilizzo sistematico ed esteso della metallurgia del bronzo che, per quanto riguarda l'Europa, si estende dal 3400 a.C. al 1100 a.C. circa.
Il bronzo è una lega composta dalla lavorazione (metallurgia) di due metalli: rame e stagno.
All’Elba sono assenti tracce materiali dell’età antica del bronzo e dell’ età media del bronzo mentre abbondanti sono quelli riferibili all’età del bronzo finale (XIII-X sec. a.C.)
All’abbondanza dei reperti di questo periodo del bronzo finale la valle di S. Martino ha contribuito con molti ritrovamenti.
Il primo a parlarne è stato Raffaello Foresi che scrive:
“…Entriamo nell’età del bronzo
Standocene alle opere di Strabone, di Plinio, di Diodoro Siculo e di Virgilio, là dove trattano dell’isola d’Elba, dall’età del ferro in fuori non ci vien dato scorgervi alcun vestigio che si riferisca ad età più remote. Avvi per altro un passo d’Aristotele intorno all’Elba, il quale, sebbene per oscurità paresse impenetrabile sino al 1865, è divenuto oggidì ,mediante la mia scoperta dell’età del bronzo nell’Isola, chiaro e lampante come la luce del giorno. Il passo è questo.
‘In Etruria ferunt insulam esse, quam Aethaliam hodie vocant, in qua aerifodina est, unde aes eruitur, omne scilcet illud, ex quo isthuc aerea vasa conflantur. Deficere autem nec reddere quidquam aliquamdiu; coeterum temporum procursu non aes, ut ante, sed ferum provenire, id nemque quo etiamnum utuntur, Populorum incolae vocant’
(Cfr pg 18 di “Sopra una collezione composta di oggetti antistorici trovati nelle isole dell’arcipelago toscano e inviata alla mostra universale di Parigi. Lettera di Raffaello Foresi inviata al professor Simonin “Tipografia del diritto. Firenze 1867. In raccolta Miscellanea –Biblioteca comune Portoferraio)
Il “passo d’Aristotele intorno all’Elba“ che il Foresi cita è tratto da Περὶ θαυμασίων ἀκουσμάτων (Sugli ascolti meravigliosi) la cui traduzione è:
“Si dice che in Etruria ci sia un’isola chiamata Aitháleia nella quale da una stessa miniera prima era estratto il rame, dal quale dicono che presso di loro tutti gli strumenti venivano fabbricati in bronzo, poi non se n’è più trovato e, passato molto tempo, apparve il ferro, il quale oggi ancora utilizzano gli Etruschi quelli che abitano il luogo detto Populonia”.
Dopo tale citazione così continua a scrivere Raffaello Foresi:
“….. Dovendo io toccare partitamente degli oggetti dell’età del bronzo che vedrete nella mia collezione, salto a piè pari i due grossi celti e accette di Colle Reciso. E la falce, lo strumento a rampino e lo scalpello di Pomonte a voi ben noti; e dirò di altri che mi capitarono dopo il 1865. Un contadino zappando su la montagna di Campo scoperse tempo fa una breve cinta di sassi, nel cui centro era sotterrato un grosso vaso di terra cotta, o ziro, com’ei lo chiamava, il quale racchiudeva oggetti di bronzo. Ancorchè per appurare fatti di non piccol rilievo lo tormentassi con mille domande, egli non seppe rispondermi a tono; onde mi convenne restringere la mia soddisfazione a possedere gli oggetti, che sono i seguenti….
Detto a sufficienza dell’età del bronzo non voglio passare ad altro subietto prima di significarvi che gli oggetti di bronzo del monte Calamita, di Colle Reciso, di Campo e di Pomonte feci analizzare dal peritissimo amico nostro prof. Emilio Bechi, il quale in tutti indistintamente trovò rame e stagno senza misura alcuna di altro metallo. Quanto poderoso di significato sia questo fatto, già sanno perfettamente coloro che della materia di cui discorro si dettero cura, massime poi dopo le numerose analisi del sig Fellenberg intorno ai bronzi antichi; e dacchè le esperienze del prof. Bechi su gli oggetti metallini elbani dell’età del bronzo vanno al tutto di conserva con quelle del sig. Fellenberg sopra oggetti metallini della medesima età,pervenuti da paesi differenti, non vi sarà chi voglia scopertamente obiettare che qui si tratti di roba etrusca,siccome non di rado intervenne ……”
(Cfr pg 18,19,22,23 di “Sopra una collezione composta di oggetti antistorici trovati nelle isole dell’arcipelago toscano e inviata alla mostra universale di Parigi. Lettera di Raffello Foresi al prof. L. Simonin . I867. Biblioteca comune di Portoferraio)
In questa età del bronzo, di cui scrive Raffaello Foresi, si sono sviluppate culture e industrie preistoriche chiamate del Remedello, del Rinaldone. Sono genti ,pastori e guerrieri, che abitano e vivono nell’Etruria dal IV e al I millennio aC., periodo questo ultimo nel quale dettero sviluppo alla civilità proto villanoviana appenninica e sub appenninica.
La civiltà appenninica e sub appenninica, così chiamata perché costituita di gruppi umani insediati a quote altimetriche su tutto l’appennino, vivono dei prodotti della pastorizia. Praticano la transumanza stagionale: periodicamente cioè si spostano dalla costa alle zone montane. Ne parla dettagliatamente Nuccia Negroni Catacchio in atti del settimo incontro di studi sulla preistoria e protostorie dell’Etruria nella comunicazione intitolata “La lunga storia dell’Etruria prima degli etruschi”
https://www.academia.edu/4674220/La_lunga_storia_dellEtruria_prima_degli_Etruschi_in_PPEAtti_VII?email_work_card=view-paper
Il prof. AM Radmilli accenna a tali culture, in particolare alla cultura del Rinaldone, in questi termini “..La cultura del Rinaldone è stata introdotta in Italia da popolazioni provenienti dall’ Anatolia ,le quali si spingevano dall’Oriente verso Occidente alla ricerca di minerali… “
(Cfr. pg 30 di “I rapporti dell’isola d’Elba con il continente nei tempi presitorici” AM Radmilli. Rivista italiana di studi napoleonici n32 Anno XII ,1. Gennaio 1975.Atti del I convegno di storia dell’Elba. Olscki editore Firenze.Biblioteca comune Portoferraio).
Le popolazioni provenienti dall’Anatolia fanno parte della cosidetta civiltà indoeuropea.
La civiltà micenea (o i Micenei) è una civiltà di origine indoeuropea, fiorita nella Grecia continentale durante la tarda età del bronzo (1600-1100 a.C.), contraddistinta dalla lingua micenea, la più antica varietà di lingua greca attestata.
La civiltà micenea, durante la tarda età del bronzo (1600-1100 circa AC), è alla ricerca di metalli per la metallurgia del bronzo. Nonostante la ricchezza delle miniere di rame dell’isola di Cipro,la quale deve queste nome alla ricchezza in rame, le riserve erano inadeguate al bisogno di bronzo perché i micenei avevano una grande necessità di bronzo e perciò andavano a trovare altrove nel mediterraneo i minerali costituenti tal metallo: rame e stagno.
Questi contatti tra popoli provenienti in Europa da oriente alla ricerca di metalli ha portato non solo l’arrivo di nuove tecniche di metallurgia ma anche l’introduzione di specie animali.
Una conferma di questi contatti fra oriente ed occidente viene da un recente studio di Masseti et al. riguardante la introduzione in Europa del maiale https://www.academia.edu/2117412/Ancient_DNA_pig_domestication_and_the_spread_of_the_Neolithic_into_Europe?email_work_card=view-paper
Corretti e Cambi trattano diffusamente di queste navigazioni protostoriche in un articolo dal titolo “Tra la Corsica e il Continente. L’Elba e i collegamenti marittimi dal bronzo finale alla colonizzazione greca”
https://www.academia.edu/38378734/TRA_LA_CORSICA_E_IL_CONTINENTE_L_ELBA_E_I_COLLEGAMENTI_MARITTIMI_DAL_BRONZO_FINALE_ALLA_COLONIZZAZIONE_GRECA?email_work_card=view-summary&summary=true
Lo stesso poema “Le argonautiche” di Apollonio Rodio è da inserirsi in questo periodo del bronzo finale, di intensi commerci e scambi marittimi.
Questi popoli di civiltà indoeuropea, in particolare i Micenei, navigano e arrivano anche nel mar Tirreno alla ricerca di minerali utili per la metallurgia del bronzo: l’Elba con la sua ricchezza naturale in metalli non poteva sfuggire alla loro attenzione.
E’ proprio a S. Martino che Raffaello Foresi nel 1868 ha scoperto e integralmente recuperato un ripostiglio di bronzi, tutti costruiti con tecnica metallurgica riferibile alla età del bronzo finale:
“…Or fan circa due anni che un contadino ,zappando scoperse in S. Martino tutte insieme queste reliquie di bronzo.Un’accetta grande intatta, di bella forma (il suo taglio è di 8 centimetri e 8 millimetri), con altre accette in pezzi ,visibilmente rotte apposta quando furono sotterrate, una larga fibula (ha 16 centimetri di larghezza massima),un pugnale, un coltello, uno smaniglio liscio, quattro pezzi di aes rude e buona quantità di frammenti di catenelle composte di campanelline tutte compagne e congegnate insieme una delle quali ne tiene una sola,ora perfino sei..”
(Cfr pg 4 di “Nota di oggetti preistorici inviata al prof Luigi Pigorini per l’Annuario Italiano del 1870” Raffaello Foresi)
Dei reperti di questo ripostiglio di S. Martino della metallurgia tra bronzo finale e prima età del ferro all’isola d’Elba, Valeria Acconcia e Marco Milletti fanno una disamina scientifica in una pubblicazione dal titolo “Il ripostiglio di San Martino e la metallurgia elbana tra bronzo finale e prima età del ferro” comparsa in “Rivista di scienze preistoriche.LXV.2015 pp 217-251” vedi https://www.academia.edu/36543732/Acconcia_V_Milletti_M_Il_ripostiglio_di_San_Martino_e_la_metallurgia_elbana_tra_Bronzo_Finale_e_prima_et%C3%A0_del_Ferro_in_Rivista_di_Scienze_Preistoriche_LXV_2015_pp_217_251?email_work_card=view-paper
Anche Michelangelo Zecchini si sofferma a scrivere dei ritrovamenti del bronzo final . L’autore analizza, da un capo all’altro dell’isola, venti siti archeologici (Chiessi, Pomonte, S. Piero, S. Lucia, Colle Reciso, Monte Calamita, ecc.), riferibili all’alba del I millennio a.C., in cui sono stati trovati strumenti di bronzo (asce, pennati, punte di lancia, punteruoli, spade, rampini, fibule, coltelli, armille): essendo il bronzo una lega che necessita della metallurgia di rame e stagno , con una mappa rileva che c’è un rapporto diretto tra quelle località dove sono stati rinvenuti i reperti di bronzo e le aree in cui ancora oggi si trovano mineralizzazioni di rame. (FOTO 3) https://www.academia.edu/38461149/COLLE_RECISO_E_ALTRI_COMPLESSI_DI_BRONZI_LA_METALLURGIA_ALLELBA_FRA_X_E_VIII_SEC_A_C_pdf
Nel museo archeologico della Linguella a Portoferraio e in quello di Rio sono esposti alcuni reperti dell’età del bronzo finale provenienti dalla valle di S. Martino.
Marcello Camici
Foto di copertina - Rio. Museo archeologico. Grande fibula in bronzo ad arco serpeggiante. San Martino. ”La larga fibula“ citata da R. Foresi nella nota di oggetti preistorici invita al prof. Pigorini.
Foto 1 - Catenelle di bronzo. Ripostiglio di S. Martino. “frammenti di catenelle composte di campanelline tutte compagne e congegnate insieme una delle quali ne tiene una sola, ora perfino sei” descritte da Raffaello Foresi. Ripreso da M. Zecchini.
Foto 2 - Distribuzione dei siti archeologici dove compaiono manufatti di bronzo. Da M. Zecchini.
Foto 3 - Portoferrio. Museo archeologico della Linguella. Frammenti di bronzo fuso. Colle Reciso.
Foto 4 - Portoferrario. Museo archeologico Linguella. Fibule di bronzo a navicella S. Lucia.
Foto 5 - Portoferraio. Museo archeologico Linguella. Fibule di bronzo a sanguisuga S. Lucia.