A Portoferraio ha sempre fatto parte dell’arredo urbano il suono del campanone del pubblico orologio (foto di copertina). Con il suo rintocco scandisce le ore che trascorrono dall’alto del palazzo comunale.
Amelio Fara, con dettagliati riferimenti a documenti di archivio, scrive del pubblico orologio:
“...Nell’aprile del 1561 sorgono pareri contrastanti tra il commissario delle galere e quello della terra circa il mettere l’oriuolo nella Biscotteria o nel convento. Camerini, pur ritenendo quale sede più conveniente il convento, chiede consiglio a Cosimo, il quale opta infine per il convento dei frati. Nel maggio si lavora alle stanze della foresteria e si sta per mettere in opera l’orologio..”
(Cfr. cc 1-4 di pg 18 in “Portoferraio. Architettura ed urbanistica 1548-1877”. Amelio Fara. Tipolito Subalpina. Torino. 1997)
Il pubblico orologio compare dunque a far parte dell’arredo urbano di Portoferraio nel cinquecento, il secolo della fondazione della città di Cosimo. Nel 1561 siamo infatti appena undici anni dopo l’inizio dei lavori per edificare Cosmopoli, lavori cominciati nell’aprile 1548, quando Camerini getta le basi del piano urbanistico generale della nuova città.
Come riferiscono documenti di archivio, è lo stesso duca Cosimo a volerlo nella “sua città” e a decidere di posizionarlo sulla facciata del convento dei frati minori francescani la cui fabbrica si era aperta nell’ottobre del 1558, e nel maggio del 1561 si sta per mettere in opera l’orologio.
(Mediceo del Principato, 488, c.225 e 488A, c. 800. Archivio di stato di Firenze)
Da allora è rimasto lì, sulla facciata del convento dei frati minori francescani fino al 1813, quando fu tolto.
Della sua presenza in questo luogo esiste un rilievo altimetrico eseguito dal genio militare francese intorno al 1805.
Nel 1813 era momentaneamente primo cittadino di Portoferraio Candido Bigeschi in qualità di sindaco aggiunto.
Di questo parla Aulo Gasparri:
“…L’orologio che si trova sulla Caserma dovrà essere piazzato altrove. Su proposta del Consiglio Municipale, approvata giò da S.M.I. e R.,verrà costruita una torre sulla facciata del Palazzo della Comune per sistemarvi detto orologio, ma occorrerà attendere i fondi necessari per eseguire il lavoro. L’aggiunto Bigeschi, dato che il Lapi ricopre temporaneamete le funzioni del Sotto Prefetto assente, propone di sistemarlo provvisoriamente sotto la campana della Parrocchia. ’Non si vorrà permettere che gli abitanti e la Guarnigione restino privi di una cosa così utile che fa il principale ornamento di una Città civile’. Si decide tuttavia, dopo brevissimo tempo, ‘di trasferire l’Orologio Pubblico dal luogo dove è attualmente sull’angolo della Facciata della Casa Comune. Perciò le ore non suoneranno per qualche giorno e fino a che l’opera non sarà terminata’. A lavoro ultimato si comunica al prefetto del Dipartimento del Mediterraneo che la spesa, anche delle riparazioni indispensabili, è stata di 650 franchi. Si richiede per questo ‘l’autorizzazione ncessaria per poter pagare questa spesa sui fondi destinati‘ “
(Cfr. cc 5-19 di pg 69 in “Pagine ignorate di storia dell’Elba. Isola nota in tutto il mondo perché Napoleone ne fuggì via” Aulo Gasparri Spot Line srl. Portoferraio)
Dal 1813 il pubblico orologio, trasferito da sotto la campana della parrocchia, dove era provvisoriamente locato, è ubicato sull’angolo del palazzo comunale a scandire, con il rintocco del campanone, le ore davanti alla Piazza d’Armi, poi piazza Vittorio Emanuele (FOTO 5), poi odierna Piazza della Repubblica.
Marcello Camici
Foto di copertina - Portoferraio. Il campanone del pubblico orologio sito sul palazzo comunale.
Foto 2 - Portoferraio. Palazzo comunale. Pubblico orologio sull’angolo della facciata.
Foto 3 - Portoferraio. Rilievo altimetrico (prospetto), del complesso di San Francesco. Anonimo. Ripreso da “Portoferraio. Architettura e urbanistica 1548-1877” Amelio Fara. Atlante: figura 69.
Foto 4 - Portoferraio. Secolo XIX. Piazza d’Armi. Truppe schierate.
Foto 5 - Portoferraio. Secolo XX. Piazza Vittorio Emanule detta “dei giardinetti” oggi piazza della Repubblica.