Il vangelo di questa domenica ci parla del dolore di una donna di Canaan che si rivolge con insistenza a Gesù. La donna, considerata impura dagli ebrei religiosi del tempo, è semplicemente una madre mossa dall'amore per la figlia “malamente indemoniata” (un aspetto questo su cui sarà possibile tornare in altra occasione).
Gesù alla fine riconosce la sua grande fede e risponde al suo bisogno (non guarda ai meriti, religiosi o di altro tipo, o al vissuto personale). Questo è in linea con la visone universalistica del profeta Isaia (prima lettura), aperta a tutti i popoli e a chiunque osservi il diritto e pratichi la giustizia, a chi aderisce al Signore per servirlo e amarlo, cioè chi si lascia attrarre e coinvolgere dal suo essere misericordioso, compassionevole e ricco di tenerezza, dal suo modo di amare e accogliere, e si fa collaboratore del progetto di umanizzazione del mondo (innalzare gli umili e rovesciare i potenti dai troni, come cantava un'altra donna, Maria, la madre di Gesù).
Ci sono motivi per leggere quanto avviene vicino a noi, lontano da noi e soprattutto dentro di sé, interrogandosi su esclusioni ed inclusioni. Mi sembra opportuno, in questa domenica ferragostana, riportare una poesia del poeta e monaco David Maria Turoldo, intitolata “Sono questi i tuoi santi”.
E dunque, Signore,
non guardare ai nostri peccati,
ai nostri quotidiani tradimenti,
a tutte queste viltà segrete e palesi,
ma guarda alla fede di tutti i giusti della terra:
ai giusti di qualunque religione e fede,
ai giusti senza nome, silenziosi e umili,
uomini e donne di cui nessuno
ha mai avvertito che neppure esistessero
e invece il loro nome era scritto sul tuo Libro:
gente che incontravamo per via
e neppure salutavamo,
e loro invece ti salutavano
e pregavano per te e tu non sapevi:
qualcuno che abitava in periferia,
altri, nei campi, gente del deserto:
il portinaio di qualche monastero,
una madre, la quale ha solamente dato,
e un altro che è riuscito a perdonare.
Signore, sono costoro che ti rendono gloria
a nome dell’intero creato,
a nome di tutto il genere umano:
moltitudine che mai nessuno riesce a numerare:
Signore, guarda a tutti coloro
che non sanno neppure se esisti
e chi sia il tuo Cristo (forse per causa nostra)
e invece sono vissuti per la giustizia
e la verità e la libertà e l’amore…
per queste cose hanno attraversato
il mare della grande tribolazione:
hanno subito chi la deportazione e l’esilio,
chi le feroci torture e il lungo carcere;
e altri sono stati fatti sparire
come se non fossero mai esistiti
sulla faccia della terra:
bambini, donne e sacerdoti,
e molti, moltissimi uomini del sindacato;
e altri che hanno sopportato
ogni avvilimento e disprezzo
e oblio perfino dalle proprie chiese:
sono essi i tuoi santi
che ora compongono la “mistica rosa”
del tuo paradiso,
uomini e donne a te carissimi
fra gli stessi santi dei nostri calendari:
sono loro a comporre anche la tua gioia,
la grande festa nei cieli.
Amen.
(20 agosto 2023 – 20^ domenica ordinario)
Nunzio Marotti
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