L'idea che Omero, il celebre autore di "Iliade" e "Odissea", possa aver avuto origini italiane ha suscitato grande interesse nell'Ottocento, ma poi la "notizia" è stata come cancellata. In particolare, alcuni testi antichi ci suggeriscono che potrebbe essere venuto dall'isola d'Elba.
In un passaggio controverso, non definitivamente attribuito, di Eraclide – alcuni sostengono sia Eraclide Pontico, altri Lembo – nel suo commento alla "Politica" di Aristotele, si legge:
Μαρτυρεῖ δὲ καὶ ἐκ Τυρρηνίας “Ομηρος παραβαλεῖν εἰς Κεφαλληνίαν καὶ Ἰθάκην, ὅτε τοὺς ὀφθαλμοὺς λέγεται διαφθαρήναι νοσήσας.
Questo testo suggerisce che Omero si sia trasferito dalla Tirrenia in Cefalonia e poi a Itaca, proprio quando già aveva problemi di vista.
Il mar Tirreno è spesso citato nelle opere di Omero, in particolare nell'episodio con Circe che secondo noi si svolge nell'Arcipelago Toscano piuttosto che sul Circeo, meno credibile come isola di Eea (αιαια). Maurus Servius Honoratus nei Commentarii ad Aeneidos dice dell'isola d'Elba che ILVA, QUIDAM ILVAM ITHACEM DICTA VOLUNT, Ilva, detta anche Ilva Ithaca, suggerendo un collegamento con l'antica Ithaca, isola di Odisseo Ulisse.
Un indizio ulteriore arriva dal Corpus Aristotelico, in cui si afferma che sull'isola d'Elba (ΑΙΘΑΛΕΙΑ) vivevano dei Greci. Inoltre, nelle Argonautiche di Apollonio Rodio scritte a inizio Terzo Secolo a.C. ad Alessandria d'Egitto, si dice che gli Argonauti si fermarono all'Elba nel XIII Secolo a.C. a Portoferraio (λιμήν αργό), noto all'epoca come Portus Argo.
Queste fonti, pur non essendo conclamative, suggeriscono che l'idea di Omero che visita l'Elba non sia infondata.
Ma chi erano questi autori, Eraclide Pontico e Eraclide Lembo, che riportano tali informazioni? Eraclide Lembo era un diplomatico e risolutore di conflitti vissuto in Egitto nel Secondo Secolo, autore delle "Storie" in 37 libri. Dall'altro lato, Eraclide Pontico, contemporaneo di Aristotele, era un fedele discepolo e supplente di Platone nell'Accademia.
All'interno di queste fonti, troviamo riferimento ai manoscritti delle Variae Historiae di Claudius Aelianus. Dilts, nella sua tesi di dottorato del 1974, affermava che la classificazione dei manoscritti di Variae Historiae e Politiae era stata completata, aspettando solo eventuali nuove scoperte. Questi codici furono portati in Italia da Bisanzio nel 1250 circa.
Il primo riferimento a V.H. in Italia risale al catalogo Vaticano del 1475. Le edizioni standard di questi testi non soddisfano gli standard moderni, e c'è la necessità di una revisione accurata per una presentazione più precisa dei fatti. Nelle edizioni moderne delle Variae Historiae di Eliano non si trovano più in appendice i Politiae di Eraclide, mentre nelle rarissime edizioni dei Frammenti di Eraclide Pontico o nei testi di Eraclide Lembo, non trova mai spazio questo testo. Cosí è stato che chi non è in possesso di un'edizione delle V.H. precedente al 1650 non puó leggere il De Politiis di Eraclide e questo passo "imbarazzante" in cui si afferma che Omero lasció la Tyrrhenia dopo essersi ammalato agli occhi.
Angelo Mazzei