Nel marzo del 1794 una carta di archivio, inedita, documenta Cristino Lapi, futuro amministratore pubblico di Portoferraio negli anni del periodo di appartenenza alla Francia, impegnato a contrastare una malattia epidemica in collaborazione con altri colleghi. Questi colleghi sono: Pietro Giusti chirurgo condotto, Giuseppe Squarci medico fisico condotto, Francesco Bagnoli chirurgo condotto.
La carta, è una relazione sanitaria alla magistratura civica ferraiese relativa alla epidemia del 1794 che imperversa tra la popolazione chiamata "febbre putrido biliosa” (tifo esantematico), relazione che riguarda A) le cause di tale “malattia epidemica attaccaticcia” individuate nella stagione eccessivamente calda, presenza di gente venuta da fuori che è malata e ricoverata in ospedale), B) le modalità di contrasto alle cause individuate e consistenti nell’eseguire maggiore pulizia del paese, nell’allontanare l’ospedale dal paese, nel ridurre il numero della popolazione.
Sempre nel marzo 1794 nell’ambito del contrasto all’epidemia di cui sopra, in un'altra carta di archivio, pur essa inedita, troviamo il dr. Lapi che, insieme al collega medico fisico Squarci, fa richiesta di materiale per dissezione necroscopica di cadaveri affetti dalla malattia epidemica.
I “Molto magnifici SSi” cui è rivolta la relazione sanitaria e ”le Signorie Loro Molto Magnifiche” cui è rivolta la richiesta per avere materiale per dissezione necroscopica, sono il gonfaloniere e i priori con i consiglieri rappresentanti la comunità di Portoferraio.
Questo che segue è il testo integralmente trascritto della relazione sanitaria che è e diviene importante documento storico sullo stato della salute pubblica in quell’epoca a Portoferraio.
“Molto magnifici SS.i
Venendoci dalle S.Ve loro magistralmente richiesto di dire quali siano le malattie che regnano nella nostra Città, quali le cause e fatalmente di quali mezzi servirci per rimuover da noi o almeno fra sì che le medesime non vanno sempre più avanzandosi, rispondiamo
Primo: essere questa una malattia epidemica attaccaticcia da noi chiamata Febbre putrido biliosa
Secondo: sebben un quasi consimil miasma per l’eccesivi calori che fecero nell’estate passata serpeggiasse in tal tempo per la nostra Città,qual poi andò a perdersi nella mutazione della stagione; ora peraltro abbiamo tutto il motivo di credere che il risorgimento di questo veleno possa aver origine dalla popolazione accresciuta di gente la quale è per gli strapazzi sofferti prima di arrivare in questa nostra città e per il disagio che anche qià stabilita ha dovuto subire per mancanza di quei comodi che son tanto necessari per la nostra conservazione a poco a poco ammalatasi, e riempiendo i nostri spedali nei medesimi la sopra da noi individuata malattia. Questa non si è contentata di star racchiusa nei medesimi, ma si è estesa anche fra noi e sebbene che fin qui non vi si contino che venti attaccati dalla medesima, può andando avanti acquisirà sicuramente dei gradi maggiori di malignità e di estensione tanto più che si va incontro ad una stagione che come ognuno sa non è molto vantaggiosa per tali malattie.
Terzo: i mezzi che propor si possino per allantonar sebbene a poco a poco questa razza di malori, sono la Pulitezza del paese in generale ed in particolare, cioè a dire anche nelle proprie abitazioni. L’allontanare gli spedali dall’abitato al che è stato variamente provvisto e finalmente deliberare che si diminuisca notabilmente la popolazione perché questa è anche troppo rispetto alla capacità del nostro angusto paese, tanto più che in tempo di estate non possiamo profittare della campagna attesa l’aria malsana che vi regna: e dovendosi allora per necessità ritirar dentro i nostri contadini, siccome staranno per così dire ammassati e frammischiati con gli emigrati in abitazioni, quali per la loro piccolezza non sono capaci di mantenere un’aria elastica e respirabile, pensiamo che questa resasi impura possa dare un pascolo maggiore a questa malattia.
Delle Signorie loro molto magnifiche
Portoferrio a dì marzo 1794
( ) e Obbl.mi Servitori
Giuseppe Squarci
Cristino Lapi
Pietro Giusti
Francesco Bagnoli”
(Filza “Istanze e negozi della comunità e forno dall’anno 1793 al 1797”. Già c29. Archivio preunitario del comune di Portoferraio. Archivio della comunita di Portoferraio 1554-1800. Carteggio magistrale. Carta senza numero di pagina. Archivio storico comune Portoferraio). FOTO DI COPERTINA
Questo che segue è il testo integralmente trascritto della carta d’archivio per la richiesta di materiale per dissezione necroscopica, documento che è molto interessante in quanto dimostra che il Lapi con lo Squarci si pone il problema di studiare in modo approfondito questa “febbre putrido biliosa” che all’epoca era sconosciuta:
“Avanti le Signorie Loro Molto Magnifiche
Compariscono
Gl’infrascritti medici fisici e gli riferiscono come avendo bisogno di aprire dei cadaveri per fare delle osservazioni rispetto all’Epidemia Corrente sarebbe necessario che provvedessero per la stanza del Campo Santo due asciugamani, due grembi e due bacinelle grandi con più una tavola ove distendere i cadaveri con suoi piedi ed una spungia grande ed odinare a (...) che facesse ad ogni richiesta dei suddetti medici di aver pronta la detta roba ed assistere alla sezione per i casi che possono bisognare, Che è quanto
Dott Giuseppe Squarci medico condotto
Dott Cristino Lapi Medico Sositituto
A dì30 giugno 1794”
(Filza. Idem come sopra)
Marcello Camici
Foto di copertina - Relazione sanitaria alla magistratura comunitativa di Portoferraio, Carta senza numero di pagina. Archivio storico comune Portoferraio.
Foto 2 - Richiesta di materiale per dissezione necroscopica, Carta senza numero di pagina. Archivio storico comune Portoferraio.