Il vangelo di questa domenica parla di vigna, di contadini, di cura e di violenza. Vi si legge la storia di Israele e del Cristo. Ma è anche la storia del tempo, di ogni tempo e anche del nostro. Basta pensare al pianeta, di cui siamo parte e che riceviamo ogni giorno. Subisce violenza da chi vuole impossessarsene, anche solo di una parte. I fenomeni distruttivi si moltiplicano come pure le conseguenze. I beni comuni sono diventati motivo di appropriazione e di guerra, a causa delle disuguaglianze: essendo limitati non possono essere a disposizione di tutti... se si vuol mantenere un certo stile di vita. Sono, questi, aspetti richiamati nelle scorse settimane. Eppure occorre riprenderli perché l'uomo cede alla sordità, alla cecità e all'oblio e la situazione precipita. Qualche giorno fa, papa Francesco ha reso pubblica la lettera intitolata Laudate Deum. L'ha definita un aggiornamento dell'altra lettera (del 2015) sulla cura della casa comune, la Laudato si'.
L'aggiornamento si è reso necessario perché, scrive, “con il passare del tempo, mi rendo conto che non reagiamo abbastanza, poiché il mondo che ci accoglie si sta sgretolando e forse si sta avvicinando a un punto di rottura. Al di là di questa possibilità, non c’è dubbio che l’impatto del cambiamento climatico danneggerà sempre più la vita di molte persone e famiglie. Ne sentiremo gli effetti in termini di salute, lavoro, accesso alle risorse, abitazioni, migrazioni forzate e in altri ambiti”.
Oggi, chi come Francesco denuncia la drammatica situazione del mondo (e, insieme al clima, vale per le guerre, per l'economia che uccide ecc) rischia di passare per apocalittico o pessimista o destabilizzatore. La parabola può illuminare questo quadro. Infatti, il padrone si prende cura della vigna e l'affida ai contadini. Questi si impossessano di ciò che hanno ricevuto e si oppongono con violenza a chi vi si reca per raccogliere i frutti. Gesù dice che la vigna sarà tolta loro e data ad altri.
Chi sono questi altri? Nella parabola è indicato un criterio. Non sono i potenti, i costruttori di questo mondo (di “relazioni” internazionali, economia, sistemi militari e culturali), ma le pietre scartate dai costruttori. Così la storia andrà avanti, partendo in modo nuovo. La pietra scartata dai costruttori: il riferimento è al Cristo, uomo-per-gli-altri, che ha attraversato le strade e le vite delle persone facendo solo il bene e per questo messo a morte dai costruttori. E' la sorte che toccò ai profeti d'Israele, perseguitati perché ricordavano al popolo il progetto originario del Dio della vita: un mondo di fraternità e condivisione, un'unica famiglia umana in armonia con il creato e con gli altri membri. La storia è ricca di persone, di ogni credo religioso e non, che hanno pagato con la vita l'impegno per la costruzione di un mondo più giusto, più libero e più fraterno.
Oggi, sono tanti coloro che adottano stili di vita più umani, rispettosi di sé, degli altri e dell'ambiente. Fanno poco rumore, ma costruiscono un altro mondo. E dicono a tutti che un altro mondo è possibile. Sono pietre scartate dai costruttori che diventano le pietre basilari della nuova costruzione.
Ognuno può fare qualcosa: occorre guardarsi intorno, fermarsi a riflettere e studiare, confrontarsi con gli altri, nel piccolo e nello spazio pubblico, scegliere di agire per la trasformazione umana di sé, elemento imprescindibile, e del mondo. Le religioni hanno una meravigliosa opportunità, che stanno cominciando a cogliere: superare le differenze per unirsi in questa grande opera educativa e costruttiva. Con il coraggio della speranza nell'unico Dio dai diversi nomi e con la convinzione che l'autentico culto a Dio è coltivare l'uomo e il mondo in cui abita.
(8 ottobre 2023 – 27^ domenica ordinario)
PS – “Ai fedeli cattolici non voglio tralasciare di rammentare le motivazioni che scaturiscono dalla loro fede. Incoraggio i fratelli e le sorelle di altre religioni a fare lo stesso, perché sappiamo che la fede autentica non solo dà forza al cuore umano, ma trasforma la vita intera, trasfigura gli obiettivi personali, illumina il rapporto con gli altri e i legami con tutto il creato.” (Laudate Deum, 61). “Invito ciascuno ad accompagnare questo percorso di riconciliazione con il mondo che ci ospita e ad impreziosirlo con il proprio contributo, perché il nostro impegno ha a che fare con la dignità personale e con i grandi valori. Comunque, non posso negare che è necessario essere sinceri e riconoscere che le soluzioni più efficaci non verranno solo da sforzi individuali, ma soprattutto dalle grandi decisioni della politica nazionale e internazionale.(LD, 69)
Nunzio Marotti
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