Per opera di Santa Fine si intende tutto il complesso bastionato delle fortificazioni che ancora oggi sono esistenti e visibili dietro,adiacenti alla spiaggia delle Ghiaie a partire dalla punta del bastione di S. Fine fino al primo bastione degli Spagnoli. (foto di copertina)
Quest’ultimo bastione è chiamato nelle antiche piante e mappe militari pure col nome di” Cavaliere di Santa Fine” o anche “ batteria sopra le Fornaci” avendo sul suo spalto una batteria di cannoni di artiglieria pesante che si trovava sopra quella del bastione delle Fornaci :bastione,questo ultimo, oggi scomparso lasciando posto alla piscina comunale.
Il primo bastione degli Spagnoli è chiamato “Cavaliere di Santa Fine “in quanto opera fortificata con carattere funzionale militare di “Cavaliere” avendo un duplice ruolo quello di cortina e di bastione. Può definirsi cortina per il suo classico inserimento fra due bastioni (bastione delle Fornaci e bastione di Santa Fine) ma al tempo stesso può definirsi bastione con il suo spalto in terrapieno.
Bastione di S. Fine, primo bastione degli Spagnoli (o cavaliere di S. Fine o batteria sopra le fornaci) e bastione delle Fornaci: tre bastioni che insieme costituiscono l’Opera di S. Fine.
L’Opera di S. Fine dal punto di vista dell’architettura militare può chiamarsi “Ramparo”.
E’ definito con questo termine un insieme di elementi che compongono il corpo principale di un settore fortificato di importanza difensiva. Il “Ramparo”, per definirsi tale, deve essere preceduto verso il nemico da opere di prima difesa come un fossato che in questo caso era costituito dal fosso del Ponticello.
Questo “Ramparo”, complesso avanzato bastionato del fronte di attacco di terra, svolgeva una funzione militare di difesa di primissima importanza.
E’ chiuso al pubblico e non valorizzato.
Se tale complesso bastionato fosse aperto e reso fruibile al pubblico facendone comprendere, rendendo intellegibile la funzione militare, sarebbe motivo di attrazione turistica aggiunto a quello della bellezza naturale del luogo.
Sarebbe pure motivo di introito di denaro nelle casse comunali di Portoferraio.
La sua apertura con fruibilità pubblica sarebbe facilitata dal fatto che tutta l’opera di S. Fine è facilmente raggiungibile.
Dall’alto si può arrivare all’Opera di S. Fine passando da via Ninci, dal basso la si può raggiungere attraverso la porta di ingresso alla rampa ascendente del primo bastione degli Spagnolo posta dietro la piscina comunale.
Con la batteria dei suoi cannoni espletava una funzione strategica militare battendo tramite tiro radente tutta la campagna adiacente davanti.
Questa era costituita dal “primo Monte di S. Rocco”, dal “secondo Monte” e dal “terzo Monte”: così viene chiamata, in un bel disegno acquerellato del 1697, tutta la campagna adiacente che si stende davanti ai cannoni del fronte di attacco di terra, campagna da dove il nemico poteva porre assedio dalla parte di terra.
Un disegno molto interessante questo del 1697, in quanto vengono con precisione indicate le distanze in braccia fiorentine tra le opere del fronte di attacco di terra e i monti sopra ricordati. La conoscenza di tali distanze era utile per sapere se erano coperte dalla portata di tiro del cannone.
L’artiglieria presente a difesa dell’Opera di S. Fine era costituita da cannoni importanti dal punto di vista del calibro.
E’ Sebastiano Lambardi, cosmopolitano, che descrivendo nel 1791 l’Opera di Santa Fine fa sapere che questa era difesa da cannoni di artiglieria pesante “del calibro di 36 libbre di palla“
“FOSSO SECCO DAVANTI LE FORTIFICAZIONI DI S. FINE
...In fondo al suddetto Fosso Secco a tramontana, vi è un passaggio, che introduce nelle fortificazioni di S. Fine e delle Fornaci, per una piccola porticella fatta a volta sotto il baloardo delle medesime per una salita a cordoni, alla estremità della quale torcendo obliquamente a tramontana si incontra il corpo di guardia coperto a volta reale, fregiato nei canti di bozze di granitone, con suo cornicione, porte, e finestre dell’istesso pietrame. Sopra il suddetto corpo di Guardia del medesimo, per una salita a cordoni, si ascende ad uno spazioso Cavaliere, l’artiglieria del quale batte non solo tutta la spianata e le sponde del fosso del Ponticello, ma di fianco batte la campagna adiacente.
All’estremità di detto Cavaliere vi è un grosso massiccio Spallone molto elevato, il quale difende un pezzo di fortificazione, che va a finire in un angolo acuto sotto le batterie delle Fornaci e corrisponde al di fuora sul fosso del Ponticello, lungo la quale sono le troniere per grossa artiglieria del Calibro di 36 libbre di palla per spazzare, impedire l’abbordo di qualunque vascello lungo tutta la spiaggia delle Ghiaie con una bella e spaziosa piazza d’arme davanti le batterie.
La suddetta fortificazione è talmente guardata e difesa dal suddetto Spallone che non può essere né veduta nè infilata dal nemico per parte alcuna...“
(Cfr pg 199-200 di “Memorie antiche e moderne dell’isola dell’Elba” Sebastiano Lambardi 1791. Ristampa fotomeccanica. Forni editore, Bologna 1966)
Per renderci conto cosa in realtà significhi l’espressione “36 libbre di palla” basta ricordare che 36 libbre corrispondono a 16 Kg.
Quasi cento anni dopo, nel 1877, così descrive il manoscritto Leoni l’opera di Santa Fine con particolare riferimento al “Cavaliere di S. Fine”:
“Batteria e cavaliere di S. Fine
L’opera è stabilita al piede dello spalto sotto il saliente N-Ovest della piazza ,alla distanza di circa 150 m circa dalla cinta del Falcone.
E’ destinata a battere il mare, il fosso del Ponticello e la sottoposta opera di Santa Fine.
Il tracciato ha la forma di tenaglia col saliente destro sporgente nel mare. Il fianco sinistro dell’opera è determinato dal cavaliere. L’area occupata è di m.i q.i 1720. I parapetti del saliente sinistro sono in terra a rivestimento intero, quelli del saliente destro in muratura. Il ciglio interno della batteria propriamente dette si eleva di 13 metri circa sul mare e quello del cavaliere di 20 metri. Si accede all’opera per la strada coperta degli Spagnoli; dal terrapieno basso si sale su quello del cavaliere per mezzo di una rampa e di una scala, e si discende all’opera sottoposta per una paterna. Sul terrapieno vi è un corpo di guardia. E’ disarmato. Stato di conservazione mediocre”
(Manoscritto Leoni 1877. Archivio privato)
Marcello Camici
Foto di copertina - Portoferraio. Ciò che rimane dell’Opera di Santa Fine. Il Bastione di Santa Fine, la cortina muraria, il primo bastione degli Spagnoli. Sono scomparsi fosso del Ponticello e bastione della Fornaci. Foto scattata da drone.
Foto 2 - Portoferraio. Spalto del primo bastione degli Spagnoli, foto scattata da via Ninci.
Foto 3 - Portoferraio. Porta di accesso alla rampa del primo bastione degli Spagnoli dietro la piscina comunale.
Foto 4 - Portoferraio. Veduta della parte esterna del fronte di attacco di terra. 1697. Anonimo. Matita nera, penna e inchiostro, acquerello policromo. Biblioteca morenica di Firenze, fondo Bigazzi, 197, cc.9-10.