"Io non vedo ebrei, cristiani, pagani, io vedo solo uomini". Così si esprime Ipazia, la protagonista dello spettacolo messo in scena sabato scorso 13 aprile nel carcere di Porto Azzurro dal laboratorio teatrale "Il carro di Tespi".
La citazione si inserisce nel dialogo fra Ipazia e suo padre Teone, che è uno dei passaggi fondamentali del dramma. Matematica e filosofa neoplatonica la donna ha un nutrito numero di allievi che affascinati la seguono e la stimano, ma è perseguitata e odiata dal fanatismo religioso contrario alla ricerca scientifica, che pericolosamente, attraverso la libertà e il dubbio, insidia l'autorità del dogma. E Ipazia sarà barbaramente uccisa, né i suoi discepoli riusciranno a proteggerla.
E' l'anno 415 dopo Cristo.
In chiusura del dramma il monologo del Narrante e l'amaro commento che denuncia come la religionedi Cristo,il dio dell'Amore, sia tradita e usata quale arma letale al servizio di un ottuso potere.
Le drammatiche sequenze dell'opera sono state precedute da un bel brano musicale originale, con Daniele Pistocchi alla chitarra e con la bella voce di Valentina,che hanno anche arricchito lo spettacolo con alcuni intermezzi molto applauditi.
Prima della messa in scena si sono presentati sul palco gli attori e gli amici del laboratorio teatrale, che hanno letto alcune riflessioni personali sul senso della vita e in alcuni casi hanno espresso una sincera e pur dolorosa ma necessaria presa di coscienza in vista di un domani diverso e migliore.
Attento e partecipe il pubblico di giovani studenti che hanno colto l'attualità del messaggio, che invita alla libertà del pensiero, alla legittimità del dubbio, senza il quale non c'è ricerca di verità.
Un plauso alla regista Manola Scali, alla sua collaboratrice Valentina Parrini, che è autrice di due interessanti libri in cui parla della sua esperienza nel Progetto teatrale in carcere, con approfondimenti storici e numerose testimonianze.
A tutti gli attori, sia a i giovani studenti, Alessia in primis, che agli ospiti della Casa di Reclusione un "Bravo" di cuore e grazie all'educatrice Giuseppina Canu, presente e incoraggiante, grazie alla Polizia penitenziaria e alla Direzione, e infine,con una particolare nota affettuosa, grazie ai volontari della Associazione "Dialogo".
Concludo ricordando una delle belle poesie lette dalla loro autrice Rossella Parrini dal titolo "Speranza". SPERANZA appunto che nel periodo della pena la persona in carcere riesca a vivere,non solo a sopravvivere e grazie anche al Teatro, e più in generale alla cultura nei suoi vari aspetti, si rinnovi e possa trovare la vera libertà.
Licia Baldi