Un pensiero affettuoso prima ancora che di stima va a Franco Di Mare che in una bellissima intervista da Fabio Fazio, per presentare il suo ultimo libro, ha avuto un grande coraggio e lontano da toni melodrammatici ha parlato della terribile malattia che lo sta affliggendo, causata da una esposizione all’amianto durante il periodo di inviato di guerra. La fierezza e l’eleganza con le quali ha trattato in telvisione un argomento così intimo e delicato, oltre che tragico mi ha fatto ricordare l’eleganza, appunto, del suo tratto: perché Franco è un uomo simpaticamente napoletano sì, ma con uno stile e un ‘aplomb’ tutto suo.
Lo ricordo in giardino in hotel conversare amabilmente con mio padre e con gli amici del Comitato d’Onore, che sarebbero poi divenuti da li a poco suoi ‘colleghi’ nel Comitato del premio. Come pure mi sovviene una cena tra le più simpatiche che ricordi, legate al nostro riconoscimento, al ristorante Rendez-Vous della Marina nel 2011 quando, a proposito della sua simpatia, fece una ‘challenge’ di barzellette, insieme con l’amico Vincenzo Piantoni e il compianto suo grande amico Giorgio Faletti che volle partecipare al rinfresco in hotel in suo onore, il quale aveva vinto il nostro riconoscimento cinque anni prima. Fu una serata deliziosa e confidenziale, molto divertente e che Franco di certo ricorda con piacere.
La sua biografia è notissima.
Giornalista e conduttore televisivo è entrato in Rai nel 1991, dove al TG2 si è occupato di cronaca, ed è stato inviato nei Balcani nel periodo del conflitto, in Africa e in America centrale. Giornalista di politica internazionale, nel 2002 è passato al TG1 dove è stato inviato tra l’altro della guerra in Afghanistan ed in Iraq. Dal 2003 inizia la sua carriera di conduttore televisivo, soprattutto nel programma ‘Unomattina’, che ha lasciato nella stagione 2013-14 per la trasmissione pomeridiana ‘La Vita in diretta’. Nel 2014 ha anche condotto il programma ‘Leader femminile Singolare’ e nel 2016 il nuovo format televisivo ‘Frontiere’. Nel 2019 è stato nominato vicedirettore di Rai Uno, con delega ad approfondimenti ed inchieste e nel 2020 direttore generale del day time della Rai. Dallo stesso anno al 2022 è stato direttore di Rai Tre. Per la sua attività giornalistica ha ricevuto diversi riconoscimenti oltre al nostro, tra cui: due Oscar della Televisione, il premio Giornalista dell’anno, il premio Ilaria Alpi. Tra le sue pubblicazioni ricordiamo ‘Il cecchino e la bambina. Emozioni e ricordi di un inviato di guerra’, 2009; ‘Non chiedere perché’, 2011; ‘Il paradiso dei diavoli’, 2012 e molti altri ancora.
Del suo ultimo libro ‘Le parole per dirlo. La guerra fuori e dentro di noi’, pubblicato poche settimane fa da SEM, leggiamo: ‘La guerra è la malattia del mondo. Appena scoppia, è causa immediata di dolori infiniti, disastri, morte. Ma le guerre continuano a mietere vittime anche dopo che finiscono. Ne è un tragico esempio la “Sindrome dei Balcani”, la lunga serie di malattie provocate dall’esposizione ai proiettili con uranio impoverito o dall’inalazione di particelle d’amianto rilasciate nell’aria in seguito alla distruzione di palazzi e complessi industriali. È accaduto durante i conflitti esplosi in ex Jugoslavia e Kosovo: piccole particelle infinitesimali, invisibili agli occhi, che una volta entrate nel corpo di soldati, civili e persino reporter non lasciano scampo. A distanza di molti anni si ripresentano quasi fossero un prolungamento dell’orrore bellico, e colpiscono. Proprio come è successo all’autore del libro che stringete tra le mani. In questo breve ma densissimo volume Franco Di Mare passa in rassegna parole-chiave quali “assenza”, “memoria”, “resilienza”, “amore”, “storia”. E nel farlo affianca alle riflessioni la potenza del racconto, nutrito dalle emblematiche vicende a cui ha assistito sul campo nei tanti anni da inviato: vicende che lo hanno segnato e adesso riecheggiano nella battaglia contro il male dentro di lui. "Le parole per dirlo" raccoglie il vissuto di chi ha attraversato la Storia mentre questa scriveva le sue pagine più dure. Ma è anche il diario di bordo di una vita costellata di incontri esemplari, capaci di urlare il loro sdegno per la guerra e restituire il senso più profondo dell’amicizia, dell’affetto e della solidarietà tra esseri umani.’
Il nostro pensiero, mio e di Franco Semeraro e di tutti i membri del Comitato, prima di suoi Amici e poi di suoi estimatori, gli arrivi nel Cuore come egli ha saputo in quei giorni, durante la serata della premiazione e per tutti questi anni riempire i nostri con la sua simpatia, la sua empatia e la sua grande sensibilità di uomo di cultura.
Jacopo Bononi - presidente Premio La Tore